Emergono alcuni dettagli nella scia della follia che ha portato all’uccisione di un senzatetto e al ferimento di un bambino e di un ragazzo
Sarebbe bastato un Tso, un trattamento sanitario obbligatorio, per trattenere in ospedale il 33enne di Albiolo e quindi evitare il folle raid nelle strade di Como culminato, secondo il pm Simone Pizzotti e gli uomini della Squadra mobile, nell’assassinio di Giuseppe Mazza, un senza dimora di 76 anni sorpreso e sgozzato all’interno della sua autovettura, parcheggiata in via Giussani, a Rebbio? È l’interrogativo che non solo gli investigatori, ma anche l’opinione pubblica comasca, si pone alla luce della finestra di venti ore di perfetto delirio, una sorta di carosello infestato da spettri, un girotondo senza capo né coda, che sembra dire molto (forse non tutto) dello stato in cui il trentatreenne dal passato turbolento (a causa della droga) si è mosso dall’ospedale Sant’Anna a via Giussani.
Nel frattempo si è appreso che nella notte tra mercoledì e giovedì è stato ricoverato al Pronto soccorso del Sant’Anna, dove si era presentato in uno stato di evidente alterazione e ha aggredito un altro paziente. Si è pure saputo che dopo il ferimento del bambino, nel parcheggio di un centro commerciale di Montano Lucino ha minacciato una famigliola ticinese, madre e due figli piccoli, prendendoli a male ma incomprensibili parole, poi per fortuna a piedi ha ripreso il suo cammino verso Como. Nel parcheggio di via Giussani, vicino alle scuole elementari, incontra e sgozza il 76enne valtellinese. Lo si vede nelle immagini del sistema di videosorveglianza. Sempre in via Giussani, alla pensilina della Coop individua il 23enne originario del Salvador colpito con un pugno al collo, sferrato serrando tra le dita un coccio di bottiglia. Forse lo stesso con il quale ha sgozzato l’anziano e ferito il bambino. Infine, l’arresto in via Giussani.
Il 33enne si trova ora al Bassone, in isolamento ed è accusato di omicidio volontario, tentato omicidio e lesioni.