Al ballottaggio tra due settimane farà corsa di testa Barbara Minghetti, candidata del centrosinistra, che in agenda ha molti temi connessi con il Ticino
Tutto in una volta, come mai è accaduto in passato. È successo a Como dove fra due settimane al ballottaggio si affronteranno Barbara Minghetti, candidata sindaco del centro-sinistra, con quasi il 40% dei consensi, e l’outsider Alessandro Rapinese, della lista civica Rapinese sindaco, alla sua terza corsa per la poltrona a primo cittadino che per un centinaio di voti ha superato il candidato del centrodestra Giordano Molteni.
Una partita, quella che si è giocata domenica a Como, il cui primo tempo è stato vinto da Barbara Minghetti, ex direttrice artistica del Teatro Sociale, da sempre attiva nell’ambito del management culturale e in particolare nel campo della promozione delle attività liriche, musicali e teatrali. Nella sua agenda ci sono anche temi connessi con il Canton Ticino, irrisolti da anni.
L’attenzione a livello nazionale su Como deriva dal fatto che per la prima volta nella storia delle elezioni a doppio turno, il centrodestra comasco non è arrivato al ballottaggio. Anche se solo per una manciata di voti, ma ovviamente la delusione è forte. Non passa inoltre inosservato il disastroso risultato della Lega per Salvini che in una delle sue storiche roccaforti ha dimezzato il consensi che aveva 5 anni fa e dilapidato oltre 12mila consensi ottenuti alle Europee del 2019 (il Carroccio in città era il primo partito con quasi il 37% dei voti, domenica ha superato a stento il 6,5%). Lega che anche in riva al Lario è stata surclassata da Fratelli d’Italia: i meloniani hanno ottenuto il 12,5% dei voti, rispetto al 4,1% di cinque anni prima.
Insomma, non è fuori luogo parlare di terremoto. E non solo per quanto accaduto alla Lega per Salvini e al centrodestra, ma anche (o soprattutto) per l’impresa compiuta da Barbara Minghetti che per molti osservatori è da considerare storica. Rispetto a cinque anni fa – era in lista con il candidato sindaco Maurizio Traglia – ha preso quasi il 13% per cento e 2’600 voti personali in più, nonostante l’astensione cresciuta di quasi 5 punti. I voti personali sono sovrapponibili a quelli della coalizione, incominciando dall’exploit del Pd al 20%, rispetto al 14% di cinque anni. "I comaschi hanno scelto un’idea, un metodo, una forza di governo pieno di energia e di voglia di fare", commenta così Minghetti l’esito del voto che è andato oltre le aspettative.
E riguardo ai temi connessi con il Ticino, è tornata a ribadire la necessità di affrontare i problemi storici del confine: "Traffico, sviluppo maggiore del trasporto pubblico e la costruzione di relazioni più profonde con le amministrazioni elvetiche. Ho già avuto occasione di incontrare il sindaco di Chiasso: se sarò eletta dovrà essere costruita una profonda relazione, con lui e con altri colleghi ticinesi, che vada oltre agli incontri istituzionali. Penso, quindi, ha incontri diretti, per trovare soluzioni condivise". Il pensiero a questo punto si concentra sulla nuova imposizione fiscale sui frontalieri, tornata in discussione alla Commissione esteri del Senato che, oltre ai ristorni dei frontalieri, prevede una sorta di federalismo fiscale che a regime (nel 2033) prevede un fondo di 230 milioni di euro, un extra gettito che arriverà dai nuovi frontalieri. Sulla base degli attuali frontalieri il fondo in provincia di Como potrebbe portare 90 milioni di euro all’anno. Risorse destinate ai Comuni di frontiera per interventi i cui benefici ricadranno anche sul Canton Ticino. Da qui l’urgenza di "profonda relazione con i colleghi ticinesi" di cui parla Minghetti.