Confine

Da Como un’indennità per frenare la fuga di infermieri

Una proposta è stata formulata dall’Ordine di categoria: solo negli ultimi tre mesi una ventina di infermieri comaschi ha iniziato a lavorare in Ticino

Professione molto richiesta
(Ti-Press/Archivio)
10 novembre 2021
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Una indennità di confine per arginare la fuga di infermieri professionisti verso le strutture sanitarie del Canton Ticino. È la proposta avanzata dall’Ordine delle Professioni Infermieristiche dell’Asst Lariana. “Un’indennità di confine regionale o nazionale per trattenere i nostri frontalieri – dice Massimo Coppia, coordinatore della Rappresentativa sindacale unitaria del personale sanitario, non solo infermieri, ma anche medici dell’Azienda socio sanitaria territoriale della provincia di Como –. Anche perché altrimenti forniamo la formazione universitaria al sistema sanitario svizzero”.

Emorragia continua

Una richiesta dovuta anche al fatto, stando al rappresentante sindacale, che la “sanità territoriale svizzera sta assumendo molti infermieri per i servizi di comunità e dunque pesca molte professionalità a Como. Negli ultimi tre mesi una ventina di infermieri comaschi hanno fatto le valigie per valicare il confine”. Un fenomeno non nuovo di cui si parla da anni e che, dati alla mano, si è accentuato con l’emergenza Covid, creando non pochi problemi soprattutto alle strutture ospedaliere. In questi giorni all’ospedale Sant’Anna di Como sono cresciuti i ricoveri, per cui è stato necessario aprire un secondo reparto Covid, con conseguente calo dei servizi prestati dagli altri reparti. E questo a causa della carenza di personale paramedico.

Pesa la busta paga

Il perché di questo esito è cosa nota da anni: la netta differenza del peso della busta paga. A Como un infermiere a fine mese porta a casa uno stipendio di 1’400 euro che sale sino a 1’800 con straordinari (sempre più necessari) e servizio notturno. In Ticino lo stipendio di un infermiere professionale è di 4’800 franchi lordi al mese, meno di 4’000 franchi netti, pari a 3’700 euro. Insomma, più del doppio. Una differenza abissale che si vorrebbe, almeno parzialmente, ridurre con l’indennità di confine. Stesso discorso per i medici. “Sono sempre più numerosi i medici neolaureati che vanno a specializzarsi all’estero, come la Svizzera, Ticino compreso, e non tornano indietro – osserva Gianluigi Spata, presidente dell’Ordine dei medici di Como –. Noi li formiamo, ma fuggono verso altri Paesi economicamente più vantaggiosi”. Per ora però non sembrano esserci spiragli che la proposta sia accolta da Regione Lombardia.