Una funzionaria dell’Ufficio delle tasse di Como protesta così contro la decisione di sospendere il telelavoro
Richiamata in ufficio dopo diciotto mesi di smart working, si è presentata al lavoro indossando un cappotto, sotto il quale però non c’era un vestito d’ordinanza, bensì una vestaglia e un pigiama. È accaduto nei giorni scorsi negli uffici della direzione provinciale dell’Agenzia delle Entrate di Como. Protagonista una sessantenne funzionaria dell’Ufficio delle tasse, la cui immagine negli ultimi due anni era già uscita appannata a seguito dello scandalo (storia di ordinaria corruzione) che ha portato all’arresto dell’ex direttore e di due dirigenti. Impiegati (dello Stato), questi ultimi, infedeli e in combutta con uno degli studi professionali più importanti di Como, così da consentire a decine di contribuenti di non pagare le imposte.
Tornando alla funzionaria, si è messa in pigiama per protesta. Non ha gradito il fatto di essere stata richiamata dallo scorso 15 ottobre a lavorare in presenza. La protesta della donna è stata censurata dall’attuale responsabile dell’Agenzia delle Entrate di Como. Dalle rive del Lario è partita una segnalazione alla direzione nazionale dell’Ufficio delle tasse per capire se nei confronti della funzionaria in pigiama si possono prendere provvedimenti. Insomma, per capire se il comportamento può essere sanzionato e quindi non passare come una carnevalata.