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Si apre a Como il processo all’omicida di don Roberto

Alla sbarra un 53enne reo confesso e che rifiuta di difendersi. Saranno sentiti 33 testimoni d’accusa

Como gli ha dedicato una piazza (Ti-Press)
22 settembre 2021
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Sembra scolpito nel granito l’esito del processo che prende il via domani, giovedì, in Corte d’Assise a Como (presidente Valeria Costi, pubblico ministero Massimo Astori) per l’assassinio di don Roberto Malgesini, il sacerdote ucciso con numerose coltellate la mattina del 15 settembre 2020 davanti alla parrocchia di San Rocco. In effetti, il killer, reo confesso dell’omicidio del sacerdote degli ultimi, non ne vuole sapere di difendersi. A un anno dal delitto e dal suo arresto, l’uomo, un cittadino tunisino di 53 anni, oltre a essere rimasto sempre in silenzio si è pure rifiutato di incontrare il difensore Davide Giudice, avvocato d’ufficio nominato dal Tribunale lariano, che nel rispetto della deontologia non ha rimesso l’incarico sebbene amico di don Roberto. Se in questi giorni il pubblico ministero Massimo Astori ha depositato l’elenco dei testimoni chiamati in aula, in totale 33, il difensore dell’omicida non è stato ancora in grado di formulare richieste visti i suoi rifiuti. Un atteggiamento, quello del 53enne, che complica l’arduo compito del difensore i cui margini di manovra sono davvero pochi, soprattutto dopo il rigetto da parte del giudice della possibilità di svolgere una perizia psichiatrica sull’imputato: i consulenti lo hanno giudicato sano di mente, per cui affronterà il processo senza possibilità di sconti di pena, rispondendo di omicidio volontario aggravato dalla premeditazione.

L’accusato due giorni prima del delitto aveva acquistato il coltello, mettendosi dapprima sulle tracce dell’avvocato che lo assisteva nel ricorso al decreto di espulsione dall’Italia, in seguito, non trovandolo, mirando a don Roberto Malgesini. A pesare come un macigno in questa vicenda è l’aggravante della premeditazione, dietro la quale vi è una condanna all’ergastolo. Come evitare il fine pena mai? La perizia psichiatrica, seppur già respinta in sede di udienza preliminare, potrebbe essere accolta dalla Corte d’Assise e permettere l’accertamento della effettiva capacità mentale dell’imputato al momento del delitto. Per ora oltre all’udienza di domani, la presidente Valeria Costi ne ha fissata una seconda per giovedì 30 settembre, giorno in cui potrebbe giungere la sentenza (questo se non sarà accolta la richiesta di una perizia psichiatrica). Nelle battute iniziali del processo saranno escussi i testi dell’accusa, fra cui le persone che la mattina del delitto hanno visto il tunisino allontanarsi. Saranno sentiti anche dei senzatetto che ruotavano attorno a don Malgesini e alla sua opera di carità: il sacerdote tante volte aveva dato una mano anche all’imputato.

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