Don Roberto Malgesini è stato accoltellato più volte questa mattina a Como. Il vescovo: 'Una tragedia paragonabile a un martirio'
''Ho ucciso don Roberto''. Così il 53enne tunisino al piantone della caserma dei carabinieri di Como. Il senzatetto, dopo aver accoltellato in piazza San Rocco don Roberto Malgesini, 51enne valtellinese, la cui pastorale da oltre dieci anni era la strada, ha camminato per quattrocento metri, lasciando lungo il percorso tracce di sangue del sacerdote, prima di confessare un delitto che ricorda l'assassinio di don Renzo Beretta, il parroco di Ponte Chiasso, che aveva trasformato la parrocchia a due passi da confine, nel primo (e unico) centro svizzero per rifugiati respinti in frontiera, ucciso il 20 gennaio 1999 con una coltellata da un rifugiato egiziano.
L'uomo quando si è presentato in caserma indossava ancora gli abiti con evidenti tracce di sangue, anche perché nel corso dell'aggressione a don Roberto si è ferito. Durante la spontanea confessione il 53enne ha alternato dettagli precisi a frase sconnesse. Cosa ha raccontato lo si saprà una volta che l'omicida, senzatetto con problemi psichici come ha fatto sapere la Curia di Como, sarà stato interrogato dal magistrato inquirente, Massimo Astori, sostituto della Procura lariana.
L'omicidio questa mattina poco prima delle 7 accanto alla canonica di San Rocco, dove il sacerdote viveva. Cosa sia accaduto non è dato sapere in quanto non ci sarebbero testimoni dell'aggressione. Come ogni mattina don Roberto, stava iniziando il suo giro di distribuzione delle prime colazioni a senzatetto e migranti. Nell'inverno di due anni fa era stato multato dai vigili del fuoco in quanto sorpreso mentre, con alcuni volontari, stava distribuendo bevande calde e biscotti ai clochard che si trovavano sotto il portico dell'ex chiesa San Francesco, quella che la Lega vorrebbe chiudere con una grata. La mozione in consiglio comunale dovrebbe essere discussa in questi giorni.
Il 53enne tunisino con un coltello ha ripetutamente colpito il sacerdote: una ferita alla gola quella mortale. Il coltello è stato trovato ad una manciata di metri dal corpo di don Roberto. Si è appreso che nei giorni scorsi il sacerdote si era attivato per garantire una assistenza legale al 53enne senzatetto che nel maggio scorso era stato espulso dall'Italia in quanto senza permesso di soggiorno, come era già avvenuto una prima volta nel giugno 2018. Don Roberto oltre all'impegno a favore dei migranti (il quartiere di San Rocco, all'ingresso della convalle di Como, è quello maggiormente multietnico del capoluogo lariano), era molto conosciuto in quanto assisteva tutte le situazioni di marginalità.
Fra i primi ad arrivare sul posto in cui è stato ucciso il sacerdote, il vescovo di Como monsignor Oscar Cantoni: "Siamo sconvolti e sgomenti di fronte alla morte di don Roberto. Siamo orgogliosi come Vescovo e come Chiesa per un sacerdote che ha dato la vita per Gesù attraverso gli ultimi". Il commento del prelato che si stringerà in preghiera assieme alla gente del quartiere questa sera alle 20,30, in Duomo a Como, il Vescovo ha guidato il Santo Rosario. La Chiesa di Como si stretta in preghiera per il suo prete don Roberto e per chi lo ha colpito a morte. Ha usato parole forte Roberto Bernasconi, direttore della Caritas diocesana di Como, che aveva nel sacerdote ucciso uno dei più stretti collaboratori: ''Era una persona mite, ha votato tutta la sua vita agli ultimi, era cosciente dei rischi che correva. La città e il mondo non hanno capito la sua missione. Questa tragedia è paragonabile a un martirio, voleva trasmettere un messaggio cristiano attraverso la vicinanza a queste persone. È una tragedia che nasce dall'odio che monta in questi giorni ed è la causa scatenante al di là della persona fisica che ha compiuto questo gesto. O la smettiamo di odiarci o tragedie come questa si ripeteranno. Spero che questo suo martirio possa contribuire allo svelenamento della società". Il sindaco di Como, Mario Landriscina, ha annunciato che verrà proclamata una giornata di lutto cittadino.