Secondo l'accusa, il responsabile dell'impianto della funivia anche nel giorno della tragedia ha parlato esito positivo dei controlli quotidiani ai freni
Gabriele Tadini, il responsabile dell'impianto della funivia del Mottarone, annotò il falso "nel registro giornale" parlando di "esito positivo dei controlli" sul funzionamento dei freni, sia il 22 che il 23 maggio, giorno della tragedia, malgrado avesse "sentito provenire dalla cabina un rumore-suono caratteristico riconducibile alla presumibile perdita di pressione del sistema frenante della cabina che si ripeteva ogni due-tre minuti". Lo scrivono i pubblici ministeri (pm) nella richiesta di custodia cautelare, contestando al solo Tadini anche il reato di falso.
I pm, contestando il falso, scrivono che Tadini nel "registro giornale" parlava di "esito positivo dei controlli quotidiani effettuati sul funzionamento dei freni e delle vetture quanto meno nelle giornate del 22 e 23 maggio 2021". Un fatto "contrario al vero in quanto aveva sentito provenire dalla cabina un rumore-suono", che poteva riguardare la "perdita di pressione" dei freni della cabina e che si manifestava ogni 2 o 3 minuti. E per ovviare a ciò, per i pm, decise di lasciare "inseriti i forchettoni rossi" e non veniva annotata la "anomalia sull'impianto". Lo stessa Tadini ha peraltro ammesso che i bloccafreni erano stati inseriti per evitare lo stop dell'impianto per manutenzione
Il registro giornale, spiega la Procura, è destinato "a provare la verità" e serve ad "assicurare l'attività di sorveglianza del Ministero delle infrastrutture e trasporti". Nel capo di imputazione per falso i pm scrivono anche che Tadini non segnalò "tempestivamente all'Ustif del Piemonte e Valle d'Aosta (ufficio speciale per i trasporti a impianti fissi - competente per territorio - del Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti) tutte le anomalie o irregolarità riscontrate nel funzionamento dell'impianto".