L'allarme e l'appello per la messa in sicurezza della linea ferroviaria, dopo l'ennesima frana a Maccagno
Domenica mattina l'ennesima frana, con massi e terriccio, scesa fin sulla strada provinciale all'altezza di Maccagno. Ennesima perché negli anni scorsi ce n'erano state altre: in particolare ricordiamo quella del 15 dicembre 2018. Alle due di notte, uno scoscendimento investì la linea ferroviaria che collega l'alto Verbano (Varese) alla Svizzera, nel comune di Maccagno con Pino e Veddasca, urtando un treno merci e terminando la sua corsa sulla strada statale. Fortunatamente non ci furono feriti. Ma i continui cedimenti di materiale stanno preoccupando gli abitanti e i politici del Luinese.
L'ultimo grido di “allarme rosso” giunge da Gianfranco Cipriano, attivista luinese Cinquestelle, che lancia un appello rivolto al fronte del Nord-Verbano, cercando di richiamare l’attenzione delle amministrazioni comunali – dalle località ai confini con la Svizzera fino a Laveno Mombello – su quella montagna che si sta sbriciolando e sui rischi che corre la popolazione della regione.
«Rivolgiamo il nostro richiamo affinché, non al più presto, ma domani mattina, i sindaci organizzino un incontro per bloccare il piano AlpTransit, finché chi di dovere non metta a disposizione denaro sufficiente perché si operi al consolidamento dei versanti a rischio – indica Cipriano –. La sciagura, la disgrazia, l’incidente, la catastrofe non sono una probabilità ma una certezza. È solo questione di tempo e di fortuna”. Lo stesso ricorda che l'avvento di AlptTransit ha portato a un maggior numero di passaggi, con treni merci più lunghi. Convogli che trasportano pure “sostanze pericolose, come cloro, ammoniaca, idrocarburi e altre ancora. A questo punto il rumore e i disagi subiti dalla popolazione sono secondari rispetto al rischio dell’incidente ferroviario”. Se nella parte svizzera, e si pensa in particolare al Gambarogno dove locomotori e vagoni attraversano i paesini affacciati sul lago, sono state adottate diverse misure, costate milioni di franchi, Cipriano segnala che nel Luinese non sono state attuate “con responsabilità adeguata azioni a tutela e interesse della cittadinanza”.
E ancora: “Ad oggi auspichiamo che con vigore venga riposizionata nei confronti di AlpTransit una deadline che metta al sicuro abitanti e territorio. La proposta, che siamo abituati a formulare dopo ogni osservazione, è quella di mettere AlpTransit con le spalle al muro, addossando loro preventivamente ogni responsabilità in caso d'incidente che possa coinvolgere persone e ambiente, generato da eventuali future frane che vadano a coinvolgere il traffico ferroviario.
Consapevoli della sensibilità di diversi amministratori locali, auspichiamo che quest’ultimo appello non venga disatteso, per il bene del nostro territorio e per la coscienza di chi ne ha in mano le sorti”.
Cipriano solleva poi un secondo problema, che rientra nella questione della sicurezza della linea: «Nonostante i numerosi solleciti giunti da più parti, la proposta di allestire un mezzo bimodale per lo svolgimento delle operazioni di soccorso in caso di eventuali incidenti su rotaia nella linea ferroviaria Gallarate-Luino-Zenna ancora non c'è», ci spiega al telefono. La richiesta era stata avanzata la prima volta nel 2016, quando si parlava del riassetto dell’infrastruttura ferroviaria, diventata un asse strategico per la circolazione con il coinvolgimento in AlpTransit. Nel luglio 2019 era giunto l'annuncio dell’arrivo di un mezzo capace di muoversi sia su gomma sia su rotaia (bimodale, appunto) per poter raggiungere con la massima celerità le zone colpite da calamità. Ma la promessa, purtroppo, è rimasta tale.
Nel frattempo la Regione Lombardia ha annunciato finanziamenti per la rimozione dei passaggi a livello sulla linea. Per agevolare il transito di un importante numero di convogli sono stati investiti milioni di euro nel Luinese, ma stando al nostro interlocutore mancano ancora importanti requisiti di sicurezza, sia per quanto riguarda gli interventi di premunizione anti frana sul territorio, sia per un valido mezzo di soccorso. Una battaglia che, per forza di cose, si fa forza del paragone con la Svizzera, dove vengono costantemente investite ingentissime risorse economiche per la sicurezza e dove i pompieri hanno a disposizione treni per soccorso e salvataggio. La loro utilità è stata dimostrata lo scorso 23 novembre, quando un convoglio di spegnimento è stato impiegato per domare il devastante incendio che ha distrutto il mulino di Maroggia.