Lo ha raccontato al pm antimafia Romano lo stesso killer 'togato' della 'ndrangheta. L'azione era prevista nel 2003 in piena 'guerra di mafia'
Nell'ambito della faida di Lamezia Terme, guerra tra 'ndrine che dall'inizio degli anni 2000 al 2011 ha provocato 53 morti ammazzati, doveva essere ucciso anche Gennaro Pulice, il killer togato della 'ndrangheta (sei gli omicidi, il primo dei quali quando aveva 15 anni, per vendicare l'uccisione del padre), riciclatore in Ticino dei soldi sporchi (oltre 50 milioni) delle cosche lametine e del vibonese, fra cui quella degli Anello di Filadelfia, di cui si è parlato a lungo nelle scorse settimane per la raffica di arresti che hanno interessato anche la Svizzera. Il sicario che il 15 ottobre 2003 avrebbe dovuto uccidere Gennaro Pulice è Andrea Mantella, elemento di spicco del clan Lo Bianco di Vibo Valentia, pure lui collaboratore di giustizia, che a Nicola Gratteri, capo della Dda di Catanzaro, ha raccontato gli affari svizzeri di Rocco Anello, sviluppati nel corso degli anni grazie alla collaborazione di quattro calabresi, residenti in Svizzera, uno dei quali in Ticino. Gennaro Pulice racconta anche delle "missioni di morte" commissionate ad Andrea Mantella, cognato dei Giampà, clan di Lamezia Terme, in guerra con i Cannizzaro-Da Ponte, cosca di cui il killer togato (è laureato in Giurisprudenza e Scienze giudiziarie) è stato un braccio armato. Siamo insomma in piena "guerra di mafia". È l'inizio dell'estate 2003 quando Gennaro Pulice assieme a Bruno Gagliardi (condannato a 30 anni nell'ambito dell'operazione Andromeda del 2015 a seguito delle confessioni di Pulice, arrestato in Piemonte dopo essere arrivato da Lugano) si presentano a casa di Vincenzo Bonadio, cognato di Francesco Giampà, capo storico dell'omonimo clan, con l'intenzione di ucciderlo. A casa ci sono moglie e figli per cui i due sicari desistono dal compiere l'omicidio e si mettono a discutere con Bonadio della gestione delle estorsioni su alcuni cantieri edili di Lamezia Terme. Gennaro Pulice al pm antimafia Elio Romano racconta di aver appreso che anche Vincenzo Bonadio aveva intenzioni assassine nei suoi confronti e di Bruno Gagliardi. Sarebbero stati i Mancuso di Limbadi, uno dei più potenti clan della 'ndrangheta a far arrivare a Gennaro Pulice le reali intenzioni di Vincenzo Bonadio. Al pm antimafia il killer della 'ndrangheta racconta anche di aver saputo la data dell'azione nei suoi confronti da parte di Andrea Mantella, vale a dire il 15 ottobre 2003. "So anche che oltre ad Andrea Mantella doveva partecipare al mio omicidio pure un ragazzo che poi venne ucciso a Pizzo allorquando io mi trovavo in carcere tra il 2003 e il 2006", il racconto di Gennaro Pulice. Sembra la scenografia di un film poliziesco. Ma non lo è. Lo prova la lunga scia di sangue.