Chissà cosa si prova a sorseggiare un bicchiere di vino il cui costo oscilla attorno ai 1'000/1'200 euro. La risposta potrebbe darla il sommelier comasco Giorgio Rinaldi, che il prossimo 23 marzo stapperà una bottiglia di 'Domaine de la Romanée-Conti', un rosso di Borgogna che alla borsa dei vini è quotato 10mila euro. Quanto un'utilitaria. All'assaggio si è giunti dopo la nomina di Rinaldi da parte del giudice monocratico di Como. Tutto è da ricondurre al processo a carico di due persone, padre e figlio, piemontesi, fermati nel 2013 alla dogana di Ronago mentre entravano in Ticino con 70 bottiglie del più costoso vino del mondo nel bagagliaio dell'auto. Un 'tesoro' il cui valore sarebbe di 700mila euro. Per l'accusa e la 'Romanée-Conti' – che nel processo è parte lesa – sarebbe vino contraffatto, anche se di altissimo livello. Valore: tre o quattrocento euro alla bottiglia.
Attualmente le 70 bottiglie sono in un deposito della Guardia di finanza. Una 'cantina' che può aver alterato le qualità del vino? La risposta la lasciamo a Giorgio Rinaldi. Gli imprenditori novaresi nel marzo 2015 erano stati condanni dalle Assise correzionali di Lugano a 2 anni di detenzione (sospesi) e a 5 mila franchi. Condanna riferita alla falsificazione e alla vendita di 267 bottiglie del prestigioso nettare. Per conoscere, invece, le conclusione del sommelier comasco bisognerà attendere il 31 maggio.