Come altre banche centrali, anche la Banca Nazionale Svizzera (BNS) ha attraversato un periodo estremamente impegnativo. L’arrivo inatteso della pandemia ha inizialmente causato un brusco rallentamento dell’economia, seguito da una ripresa altrettanto rapida accompagnata da una forte pressione inflazionistica. Questa dinamica ha spinto la BNS a innalzare i tassi d’interesse da -0,75% a +1,75% nell’arco di un solo anno, principalmente per proteggere l’economia dall’inflazione importata. Con l’inizio del primo trimestre di quest’anno, e con l’inflazione sotto controllo, la BNS ha avviato un graduale processo di riduzione dei tassi, destinato probabilmente a continuare anche nel prossimo incontro di dicembre.
Guardando oltre, tuttavia, è il 2025 a prospettarsi come un anno particolarmente interessante e incerto, in gran parte a causa dell’esito delle recenti elezioni negli Stati Uniti. Eventuali nuove tensioni commerciali tra Stati Uniti ed Europa – ad esempio sotto forma di nuovi dazi – rappresenterebbero una sfida considerevole per la BNS. In tale contesto, il franco svizzero potrebbe ulteriormente apprezzarsi nei confronti dell’euro, facendo percepire il livello dei tassi come più restrittivo di quanto non lo sia attualmente. I mercati, attualmente, scontano un possibile approdo dei tassi BNS nell’intervallo 0,50-0,25% per fine 2025. Tuttavia, qualora il quadro dovesse deteriorarsi e l’impatto delle politiche statunitensi risultasse più pronunciato del previsto, la BNS potrebbe considerare un ritorno dei tassi verso lo zero o addirittura riportarli in territorio negativo.
Sebbene la BNS disponga anche dello strumento dell’intervento sul mercato valutario per indebolire il franco, è probabile che questo approccio sia considerato solo come ultima risorsa, privilegiando piuttosto l’uso della politica dei tassi per evitare attriti con il Dipartimento del Tesoro statunitense. Nel suo ultimo rapporto del 2020, durante il primo mandato di Trump, il Dipartimento del Tesoro aveva considerato la Svizzera tra i paesi potenzialmente qualificabili come “manipolatori valutari”.
In sintesi, il primo anno di mandato per il nuovo presidente della BNS, Martin Schlegel, non si prospetta semplice. Lo scenario è caratterizzato da elevati rischi geopolitici, potenziali restrizioni commerciali, crescita economica limitata e un franco svizzero che continua a sfiorare i suoi massimi storici rispetto all’euro.