Salito il tasso dei senza lavoro sia in Svizzera che in Ticino dove sfiora il 4%. Boom di lavoro ridotto e di persone alla ricerca d’impiego
Nonostante il massiccio ricorso al lavoro ridotto aumenta in Svizzera la disoccupazione, che segna in dicembre il livello più alto dell'anno: il tasso ha raggiunto il 3,5%, il massimo da quasi quattro anni a questa parte. I senza lavoro hanno superato la soglia psicologica dei 160 mila per la prima volta dal gennaio 2017, si registra un netto aumento dei disoccupati di lunga durata e dei disoccupati stranieri, mentre le persone in cerca di impiego non sono mai state così tante negli ultimi 20 anni.
Su base annua a livello nazionale l'aumento del tasso è stato di 1,0 punti, emerge dai dati pubblicati oggi dalla Segreteria di Stato dell'economia (Seco). In novembre il dato era al 3,3%. Finora l'apice dell'anno era stato registrato in maggio, con il 3,4%. Per l'insieme del 2020 il tasso medio è del 3,1%.
Alla fine di dicembre erano 163'545 i disoccupati iscritti presso gli uffici regionali di collocamento (Urc), 10'275 in più di 31 giorni prima. Sull'arco dei dodici mesi si regista una crescita ancora più netta, pari a +46'258 unità: concretamente in fila davanti agli sportelli vi era il 40% di persone in più. Per l'insieme del 2020 la media annua del numero dei disoccupati ammonta a 145'720 (+38'788 rispetto al 2019, ovvero +36%).
Secondo la Seco il fatto che la disoccupazione non sia aumentata ulteriormente sulla scia delle misure prese per contenere il coronavirus è dovuto al forte ricorso alle indennità per lavoro ridotto (ILR). Il numero di lavoratori interessati, molto basso a febbraio (5045), è balzato a 1,0 milioni in marzo, raggiungendo il massimo storico di circa 1,3 milioni in aprile.
In Ticino nel dodicesimo mese dell'anno il tasso di disoccupazione si è attestato al 3,8% (+0,2 rispetto a novembre e +0,5 in confronto a dicembre 2019), nei Grigioni all'1,9% (-0,2 e +0,4).
I cantoni romandi rimangono i più colpiti dalla disoccupazione. Con un tasso del 5,6% il primato negativo spetta al Giura, seguito da Ginevra (5,4%), Neuchâtel (5,0%) e Vaud (4,9%). Alto è anche in valore di Basilea Città (4,3%) e Sciaffusa (4,0%). Con un tasso dello 0,9%, Appenzello interno è invece il cantone con meno disoccupati. Il motore economico della nazione, Zurigo, è al 3,5%, perfettamente in linea con la media nazionale.
Il Ticino è al decimo posto fra i più toccati dal problema, mentre i Grigioni sono al sesto rango nella graduatoria dei meno colpiti. In termini assoluti, da Airolo a Chiasso si contano 6464 disoccupati (+331 mensile, +837 annuo), mentre nelle valli retiche la cifra è di 2161 (-125 e +544).
Tornando all'ambito nazionale, dai dati pubblicati dalla Seco emerge anche che il numero di giovani (15-24 anni) disoccupati è aumentato di 204 unità rispetto a novembre a un totale di 17'694, cioè 5304 persone in più (+43%) che un anno prima. Il tasso per questa fascia di età si è attestato al 3,4%, in progressione di 0,1 punti (mese) e 1,0 punti (anno). I lavoratori ultra 50enni sono al 3,4% (+0,3 mensile, +0,9 annuo). I disoccupati di lunga durata (cioè quelli iscritti agli Urc da oltre un anno) erano 29'670, il 10% in più di novembre e il 118% in più (+16'039) di dodici mesi prima: 739 giovani, 16'401 25-49enni e 12'462 ultra 50enni.
Leggendo i dati in base alla nazionalità, gli svizzeri presentano una quota di senza lavoro del 2,5% (+0,1 mensile, +0,7 annuo), gli stranieri del 6,4% (+0,6 e +1,8). Per paese di provenienza, i tassi sono più elevati per i bulgari (15,3%), i rumeni (11,5%), gli africani (11,3%) - che la Seco considera nel loro insieme -, i polacchi (9,6%), i kosovari (9,3%) e gli ungheresi (8,4%). L'Ue è al 5,8%. Riguardo ai principali paesi confinanti, la Francia è al 6,7%, l'Italia al 6,0% e la Germania al 3,9%.
I dati diffusi dalla Seco si basano sulle persone effettivamente iscritte agli Urc. La definizione è quindi diversa da quella dei disoccupati ai sensi dell'Ufficio internazionale del lavoro (Ilo), che opera attraverso sondaggi e che rende nota la sua stima trimestralmente: l'ultima disponibile - pubblicata a metà novembre - dà la disoccupazione in Svizzera nel terzo trimestre al 5,3%. Lo scarto fra i due dati - quello della Seco e quello Ilo - suscita spesso acceso dibattito.
Le quote di senza lavoro registrate dalla Seco sono comunque tradizionalmente basse: negli ultimi 20 anni il valore mensile più elevato è stato del 4,3%, osservato nel gennaio 2004. Va anche sottolineato come i dati sulla disoccupazione non tengano conto di coloro che hanno esaurito il diritto a ricevere le prestazioni e che ad esempio vivono di risparmi o si trovano a beneficio dell'assistenza.
Complessivamente, afferma ancora la Seco, le persone in cerca d'impiego registrate nel mese scorso erano 260'318, il 4% in più rispetto a novembre, il 35% in più di dodici mesi prima e valore più alto dal febbraio 1997. Tale cifra comprende, oltre ai disoccupati iscritti, le persone che frequentano corsi di riconversione o di perfezionamento, che seguono programmi occupazionali o che conseguono un guadagno intermedio. Il numero dei posti vacanti annunciati presso gli uffici di collocamento è pari 25'226 (-3635 rispetto a novembre e -4494 su base annua).
I funzionari di Berna hanno pubblicato anche i dati relativi al lavoro ridotto per il mese di ottobre (ultimo dato disponibile): ha colpito 219'388 persone, ovvero 15'197 in più (+7%) rispetto al mese precedente. Il numero delle aziende interessate è aumentato di 2663 unità (+13%) portandosi a 22'853. Il numero delle ore di lavoro perse è salito di 0,9 milioni (+8%), per un totale di 12,8 milioni di ore.
Nel corrispondente periodo dell'anno precedente (ottobre 2019) erano state registrate 129'600 ore perse, ripartite su 1772 persone in 113 aziende. Sempre in ottobre 2245 persone hanno esaurito il diritto alle prestazioni dell'assicurazione contro la disoccupazione.
A causa della pandemia la Confederazione ha concesso all'assicurazione contro la disoccupazione un finanziamento supplementare straordinario pari all'indennità per lavoro ridotto versata per i periodi di conteggio dell'anno 2020. Pertanto, secondo le stime attuali, il fondo di compensazione dell'assicurazione chiuderà l'esercizio 2020 con 19,0 miliardi di franchi di entrate (2019: 8,1 miliardi) e 18,8 miliardi di uscite (6,5 miliardi), con un'eccedenza pari a 0,2 miliardi di franchi (2019: eccedenza 1,6 miliardi).