In sala ‘Le montagne vivono’ di Dominique Margot, un documentario che cerca, senza riuscirci del tutto, di raccontare le Alpi
Non è facile, fare un film che racconti le montagne svizzere evitando sia i toni nostalgici e folkloristici da ‘Heimatfilm’ sia la retorica ambientalista. ‘Le montagne vivono’ – più interessanti i titoli tedesco e francese, ‘Bergfahrt’ e ‘La danse des cimes’ – di Dominique Margot ci prova, ha diverse idee interessanti, a livello di tecnica e di contenuti, ma nel complesso il film non funziona.
La dimensione visiva, per la quale vale la pena vedere il film in sala, è forse l’aspetto più riuscito. Le riprese in alta quota, diverse delle quali realizzate con droni, incantano lo sguardo e non si appiattiscono sulla classica grammatica del cinema di montagna. Dal punto di vista narrativo, Dominique Margot ha deciso di strutturare il film intrecciando prospettive diverse sulla montagna: l’idea era evidentemente costruire una polifonia del paesaggio alpino, alternando registri e approcci. Si passa così dalla rigorosa analisi scientifica dei glaciologi che studiano il ritiro dei ghiacciai alla dimensione più intimista degli eremiti moderni, passando per le sperimentazioni sonore e performative degli artisti.
Tra i personaggi che incontriamo nel film troviamo un ex guardia del parco che parla delle montagne come di entità senzienti, una giovane guida alpina che affronta il lutto della perdita del compagno tornando a scalare, un musicista che registra le “voci” della montagna; una performer giapponese che danza tra i ghiacciai, scienziati che misurano le vibrazioni del Cervino e un ex manager convertitosi alla geomanzia.
Solo che non basta una molteplicità di voci per ottenere una sinfonia. L'accostamento di prospettive così diverse, invece di arricchire la riflessione, finisce per diluirla in un caleidoscopio privo di centro. Cosa dovremmo capire delle montagne, dello sfruttamento turistico, dei mutamenti portati dalla crisi climatica accostando ad artisti e ricercatori consapevoli del proprio lavoro un tizio con le sue elucubrazioni sui "canali energetici" delle montagne? Se l’obiettivo è mostrare che le montagne non sono un semplice sfondo alle attività umane ma qualcosa che merita la dignità di una persona, forse sarebbe meglio evitare di trasformare cime e vallate in uno schermo su cui proiettare ansie, desideri e fantasie new age.
‘Le montagne vivono’ è un'opera che, nonostante le sue ambizioni e alcuni momenti interessanti e visivamente appaganti, non riesce a trovare una sua coerenza narrativa.
Perché vederlo: per le immagini mozzafiato.
Perché non vederlo: perché non c’è bisogno di andare in montagna, per sapere che il mondo è pieno di gente strana.