In mezzo a tante Annalaise, l’originale è gratificante. Giovani, meno giovani e bimbi in spalla, a Castel Grande il pubblico bello di chi se lo merita
Saremmo andati a vedere Annalisa con qualsiasi tempo. L’ultima volta che a Castle on Air piovvero secchiate d’acqua erano i Måneskin nel 2019, e ponendoci la tipica domanda snob – “Ma questi dove si credono di andare?” – oggi che amiamo la loro spocchia e pure la loro musica, ci ritroviamo a non poter dire “c’ero anch’io”. E quindi siamo qui per vedere e sentire Annalisa, non perché “il posto è bello ma lei non la conosco”, o perché “ci porto i bambini” o perché “passavo di qua”, e altre giustificazioni con le quali sì, si può guardare il Festival di Sanremo, l’importante è che non si sappia in giro. Siamo qui perché dopo Giorgia Meloni, Annalisa è la donna del momento in Italia e il bello è che se il suo pubblico tende il braccio verso l'alto è solo per applaudire. L’altra bella cosa è che negli anni, non da subito, Annalisa Scarrone da Savona è riuscita ad affrancarsi dalla moltitudine di Clare, Piere, Anne, Giulie e Francesche uscite dal più brutto dei programmi televisivi dedicati alla musica, sulle cui poltrone molti grandi della canzone italiana si sono seduti per fare i professori dopo averne detto, di ‘Amici’, peste e corna, cambiando la prima versione – “I talent illudono i giovani, dobbiamo tutelarli!” – con un “anche io in fondo ho fatto dei concorsi canori”, considerazione che tanto ricorda “e comunque ho tanti amici gay”. E comunque, a proposito di talent, a noi piace tanto The Voice Senior, che almeno si piange per qualcosa.
Parafrasando l’ultimo album, lo scroscio delle 19 ci avrebbe fatto titolare ‘E poi siamo finiti nel temporale’; poi, per quelle tregue che la meteo a volte regala ai concerti importanti, il cielo si apre quanto basta e a Castel Grande, uptown Bellinzona, va in scena il primo atto del Castle On Air 2024 di GC Events, aperto da Luis Landrini tornato nei panni di Luis Landrini (l’avevamo lasciato in quelli di James Blunt nel ‘Tali e Quali Show’ della Rai, dove quelli non famosi fanno le imitazioni meglio di quelli famosi). Alle 21, con puntualità svizzera anche perché è il suo primo concerto in Svizzera, Annalisa spunta alle spalle del corpo di ballo, d’argento vestita come Sheila B. in ‘Spacer’; regala ‘Euforia’ e ‘La crisi a Saint-Tropez’ dal disco più recente e ‘Se avessi un cuore’ dall’omonimo album del 2016. Poi: “Grazie di cuore Bellinzona, che posto incredibile! Contro tutte le intemperie siamo qua. Godiamoci questa serata!”. Consegna alla corte un “benvenuti nel vortice!” che è una benedizione, e siamo ufficialmente parte del ‘Tutti nel vortice Tour’.
In quello che vuole essere un martello sin dall’inizio ma batte davvero forte dalla metà in poi, da ‘Bye bye’ (2018) arrivano ‘Direzione la vita’ e la title track; una pioggia digitale scende solo sulla parete luminosa a bagnare ‘Tsunami’, poi gli umani e gli smartphone diventano una cosa sola illuminando ‘Mon amour’ a giorno. Lo spirito di Tananai aleggia, cantando, in ‘Storie brevi’ e un cielo di ‘Stelle’ si aggiunge a quelle dietro le nuvole per la canzone che si chiama così. ‘Bollicine’, sempre dal ‘Vortice’, è l’italopop di classe (la ritmica è spiccicata a ‘Gli innamorati’ dell’Umberto, e per questo ci piace tanto). Annalisa nel frattempo si è vestita di nero, quel che serve per accompagnare ‘Sweet Dreams (Are made of This)’, senza far rimpiangere Annie Lennox e nemmeno Dave Stewart. Un altro giro di smartphone e ci si porta a casa ‘Bellissima’ e ‘Sinceramente’.
Il concerto finisce con ‘Indaco violento’, così come il disco che la contiene. Sulla coda del pezzo Annalisa è già nella Mercedes furgonata, quella che a Sanremo sballotta gli artisti dall’albergo all’Ariston e viceversa. A complemento di quanto sopra, eravamo a Castel Grande anche perché da qualche anno a questa parte ci pare che Annalisa abbia trovato le hit giuste, quelle in cui – per usare parole di Joey Tempest, uno che di hit giuste ne ha scritte almeno una – “ogni sezione della canzone ha una vita propria” e dunque “non può irritare mai”. Un passo indietro allora al 2018, quando alla domanda del collega/fan Dino Stevanovic su come si cresce e si cambia, una Annalisa più paffutella rispondeva: “Bisogna lavorare tanto, non sentirsi mai arrivati, ascoltare tanta musica. Per me è importante lasciarsi consigliare”. Sarà che ha scelto gli autori giusti e le canzoni giuste, non è un caso che Annalisa, limitatamente a ‘Sinceramente’, sia la prima donna italiana tra i 100 della Top 200 di Billboard Global, la detentrice del record di stream in 24 ore su Spotify e tutta una serie di cifre che le intasano la biografia.
Il ‘Tutti nel vortice Tour’ è una cosa ben fatta. Il corpo di ballo – che porta Annalisa a volte nell’urban, altre volte in India (‘Rosso corallo’) e altre ancora all’Eurovision (‘Eva+Eva’) – meriterebbe sempre palchi enormi, ma in un posto come Castel Grande alla fine sono dettagli. La cosa più bella? Bimbi e bimbe sulle spalle di mamme o papà, a cantare a memoria e a fare foto, a completare un pubblico bello, quello che un’artista sempre si merita se fa le cose per bene. E a proposito di biografia. Annalisa è nota per la laurea in fisica, sulla quale la splendida Brenda Lodigiani ha costruito Annalaisa, imitazione irresistibile e un po’ pericolosa (è inutile, ogni tanto la mente va a lei). Quell’alter ego così ben riuscito all’imitatrice, segno inconfutabile che nella vita sei qualcuno, ci serve per dire della differenza tra il vero e il farlocco, e Annalisa dal vivo, mutuando titoli sportivi, “è tutto vero”, detto con la massima sincerità. Anzi, detto molto sinceramente.