laR+ Eurovision Song Contest

Canta Nemo ed è finale

La Svizzera non vince dal 1988, l’anno di Céline Dion: ce la farà ‘The Code’? Il 2° televoto premia, tra gli altri, Norvegia e Armenia. C'è Israele

Impeccabile
(Keystone)
9 maggio 2024
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La difficoltà di passare da Brunori Sas, che di mercoledì all’Arena di Verona canta ‘Per due che come noi’, alla seconda semifinale dell’Eurovision Song Contest è sensazione che meriterebbe un approfondimento, ma non abbiamo né il tempo né lo spazio. Mentre, in modalità propaganda trumpiana, la rete diffonde esibizioni live di Angelina Mango con una voce stonata che non è la sua, l’Eurovision Song Contest archivia l’ultima eliminatoria mandando in finale, tra gli altri, il confederato Nemo, che domani, nella multimediale Malmö Arena, “ponte verso il resto del mondo” (le brave presentatrici) proverà a portare ‘The Code’ là dove nel 1988 Céline Dion portò ‘Ne partez pas sans moi’. L’esito del televoto è nella foto in pagina: alle nostre orecchie, le canzoni della 2ª semifinale sono suonate così:

Malta – Sarah Bonnici, ‘Loop’ – “Ra-pa-pa-bam-ba, ra-pa-pa-bam-ba” è il passaggio più interessante del testo. Lei è un “vaso di miele” e lui non ha “mai assaggiato nulla di più dolce”, ma le è entrato in testa come un loop. Femmimnilità, percussioni, spaccata: benvenuti all’Eurovision Song Contest ★☆☆☆☆

Albania – Besa, ‘Titan’ – La dea del pop albanese è “una titana sotto mentite spoglie”, nascosta nell’Olimpo del quattro-accordi-quattro. Musicalmente parlando: il solito, grazie ★☆☆☆☆

Grecia – Marina Satti, ‘Zari’ – Ingredienti balcanici in salsa urban pop. Scrivono per lei il vincitore del 2019 Duncan Laurence e gente che ha lavorato con Demi Lovato e Selena Gomez. Il “ta ta ta ta ta ta”, più che un ritornello, è una persecuzione ★☆☆☆☆

Svizzera – Nemo, ‘The Code’ – C’è poco da dire: lui è andato “all’inferno e ritorno”, la Svizzera potrebbe andare dritta in paradiso ★★★★★

Cechia – Aiko, ‘Pedestal’ – Rock-alternativa, Aiko vive nel Regno Unito come il suo produttore e se si sente. Si mette su un piedistallo (titolo) e canta un buon inno all’amore per sé stessi, che però si fa dimenticare ★★☆☆☆

*Francia – Slimane, ‘Mon Amour’ – Dai piano bar di Pigalle, dove tutto è cominciato, il vincitore di The Voice France 2016 canta di un cuore ferito, presumibilmente il suo. E il carico di tristezza, con gli accordi della tristezza, a un certo punto rende tristi pure noi ★☆☆☆☆

Austria – Kaleen, ‘We Will Rave’ – Nel completino spaziale di Shila & B. Devotion, è l’Austria dieci anni dopo Conchita Wurst. E all’improvviso arriva una canzone tipo ‘Think About The Way’ di IceMC ★☆☆☆☆

Danimarca – Saba, ‘Sand’ – Sarà che ha lavorato come fotografa, sarà che porta il nome di una marca di televisori, è fotogenica. Faro del mondo LGBT+ danese, immersa nei quattro elementi naturali vuole costruire un castello dalla sabbia (quella che tiene in mano e nel titolo). Per noi, ci riesce ★★★★☆

Armenia – Ladaniva, ‘Jako’ – Dal testo: “Mi dicono di fare la brava ragazza. Ora ballo e vi faccio vedere”. Viva la world music franco-armena dell’incantevole Jaklin Baghdasaryan e di Louis Thomas, che arrivano dal conservatorio di Jazz di Lille. È un carosello, di nome e di fatto. È l’allegria ★★★★★

Lettonia – Dons, ‘Hollow’ – Il testo, in sintesi: “Vogliono fare di me l’ennesimo adepto di finti predicatori. Preferisco che mi scavino la fossa piuttosto di vendermi a gente così vuota”. Alla Tom Walker, senza troppi effetti speciali, la star lettone del pop regala uno dei pochi momenti pregni di significato di questa edizione ★★★★★

*Spagna – Nebulossa, ‘Zorra’ – La sciura Mery Bas, con la tinta di Ivana Spagna, e l’Howard Jones di Alicante, Marc Dasousa, sono l’omaggio synthpop ai favolosi (qui un po’ meno) anni 80, in costume d’epoca. Di indimenticabile c’è solo il corpo di ballo maschile in intimo da urlo ★★☆☆☆

San Marino – Megara, ‘11:11’ – Il deserto artistico di ‘Una voce per San Marino’ portò in dote al microstato la band spagnola di ‘fucksia metal’ (metal da metal, fucksia dal colore ma anche dall’atto dell’accoppiamento, con o senza amore). La brava frontwoman (“A tutti i freak: benvenuti a casa!”), la scenografia Tim Burton, il batterista à la Kiss e l’allestimento zombie nulla aggiungevano a un gran pezzo. Peccato ★★★★★

Georgia – Nutsa Buzaladze, ‘Firefighter’ – Urlando come se fossimo tutti sordi, Nutsa rinasce dalle ceneri come la fenice, soggetto gettonatissimo. Ha ascoltato centinaia di canzoni prima di scegliere questa, fa sapere. È forte la curiosità su come fossero le altre. Ma passa, e forse aveva ragione lei ☆☆☆☆☆

Belgio – Mustii, ‘Before the Party’s Over’ – L’attesa del piacere non sempre è essa stessa il piacere: la canzone annega tra i microfoni della coreografia e nei falsetti, per tornare a galla con un degno e snobbato ritornello (una stella per il degno e snobbato ritornello) che arriva quando è troppo tardi ★★☆☆☆

Estonia – 5MIINUST x Puuluup, ‘(nendest) narkootikumidest ei tea me (küll) midagi’ – Due band al prezzo di una: i 5MIINUST solo quelli con gli occhiali da sole e i Puulup quelli con la Talharpa, una lira del nord Europa. Il testo affronta il problema delle dipendenze e invita al superamento delle barriere, ma il titolo (tradotto: ‘Non sappiamo niente di queste droghe’) è una barriera architettonica ★★★★☆

*Italia – Angelina Mango, ‘La noia’ – Abbiamo detto tutto con Sanremo. Ora si tratta di capire quanto ‘La noia’ sia eurovisiva (per molti lo è da sempre, prima che arrivasse Angelina) ★★★★★

Israele – Eden Golan, ‘Hurricane’ – È la canzone eurovisionese, ma quando l’uragano è passato, a noi è restato “poco più di niente” (E. Ruggeri) ★★☆☆☆

Norvegia – Gåte, ‘Ulveham’ – Sinossi. Una bella fanciulla orfana di madre è cresciuta dalla matrigna malvagia nella tenuta del re. Come nel bestseller Biancaneve, la matrigna è gelosa della bella fanciulla perché tutti le vogliono bene. Allora le dà la pelle di un lupo grigio (continua). Sebbene non ci abbiamo capito molto, la band folk-metal norvegese ci inquieta quanto basta e così lo splendido ritornello spezzato in due, infine liberato ★★★★★

Paesi Bassi – Joost Klein, ‘Europapa’ – Se attraversate un periodo difficile, non guardate il videoclip. E se i suoni di plastica vi danno fastidio, arrivate almeno fino alla citazione di Stromae, che un giorno cantò del padre che non ha mai conosciuto ★★★★☆

* già ammessi alla finale