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Suisa 2123, suoni elvetici nel futuro

‘Utopie sonore’: 40 artisti hanno composto musica che verrà eseguita per la prima volta fra 100 anni, per festeggiare un secolo di Suisa

Pablo Diserens - Listening to glacial thaw
(Cleěment Coudeyre)
11 aprile 2024
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Comporre musica che verrà eseguita per la prima volta fra 100 anni: questa è la richiesta che 40 artisti elvetici si sono sentiti proporre dall’etnologo e curatore Johannes Rühl (insieme a Jennifer e Peter Kraut per l’Associazione Olocene Onsernone) per festeggiare i 100 della Suisa, Cooperativa degli autori ed editori svizzeri, accettando di buon grado la sfida. Progettare un viaggio per calarsi in un epoca che probabilmente sarà radicalmente diversa dalla nostra, con tecnologie, abitudini e trend molto lontani da ciò che siamo abituati a vivere nel presente.

Spesso si dice che un’opera d’arte raggiunge lo statuto di classico quando riesce a trascendere il tempo, risultando avvincente, toccante e comunicativa anche dopo secoli. Ma in questo caso la scelta, libera e lasciata agli autori, era molteplice: raccontare qualcosa del presente o proiettarci nel futuro? Ogni brano come possibile ponte fra la Lugano e la Svizzera di oggi e quella di dopodomani. Queste ideazioni, contenute in un contenitore sigillato con le indicazioni adeguate per riprodurle, saranno aperte e visionate dalla futura direzione di Suisa, che provvederanno a condividerle con il pubblico in maniera che a noi è al momento oscura.

Parlando con diverse persone che operano nel contesto musicale, oltre al curatore e a Stefano Keller, responsabile ticinese di Suisa, le suggestioni e le riflessioni su questo progetto sono molteplici. Ma sono due ad averci colpito. La prima è quella del progresso tecnologico, con annessa Intelligenza artificiale (Ia), che già oggi sta mettendo in difficoltà l’autorialità di molti brani. La seconda, sociale, è quella del bivio che potrà portare le prossime generazioni di fronte a un’estrema digitalizzazione oppure al ritorno a una sfera più primitiva e forse più umana. Forse, in questo senso, il fatto che molte delle composizioni si avvalgano della voce umana, spesso tramite non professionisti ma persone comuni, ci dà una direzione. Passando la lista dei partecipanti e le sinossi delle loro idee ci si ritrova immersi in un’infinità di stimoli, idee, flash che lasciano correre quella che è stata, è e sarà una dei motori più grandi del mondo umano, l’immaginazione, fra macchine da scrivere, corrimani, valzer, rap e dulcimer, battimani e batticuore, canzonieri, giradischi e sculture. La natura stessa, all’essere umano connessa e anch’essa emittente di suono, viene utilizzata dai musicisti con, ad esempio, un’installazione progettata all’interno di un ghiacciaio, simbolo anch’esso di una memoria storica che va sgretolandosi. Un percorso attraverso le menti di musicisti mentre le loro mani, immaginiamo, fremono per non poterci suonare la musica.

La musica, quella ideata partendo dalle menti e dalle mani, forse, esisterà per sempre. Già a metà dell’Ottocento compositori come Wagner, Chopin, Liszt e Berlioz ragionavano sul futuro, con composizioni che ancor oggi sono riproducibili tramite strumentazioni che hanno superato l’esame del tempo. Solo i posteri potranno confermare o smentire quanto stiamo ipotizzando oggi, quel che è certo è che questo progetto, che vede coinvolto un taglio molto importante della musica contemporanea, di molti stili (pop, jazz, classica, popolare e sperimentale) che si esprimono tramite il loro codice, sia un passo deciso verso un senso di continuità.

Non sappiamo quali siano gli eventuali messaggi che vorranno inviare nel 2123, lo si potrà soltanto ipotizzare anche con l’acquisto delle scatole d’archivio in edizione limitata dove, su 40 fogli A4, in fronte retro, gli artisti condivideranno con 250 acquirenti le indicazioni per riprodurre quanto ideato. Un gioco di ideazione, di immaginazione, di proiezione, di immedesimazione. Giocare, to play, suonare. Non sappiamo nemmeno che lingue si parleranno ancora fra un secolo ma forse, in questa breve ma significativa parola inglese, sta un mondo intero di azioni, di interazioni e di visioni.

Per i più fortunati, il 16 aprile al Forum Yehudi Menuhim in Helvetiaplatz a Berna, dalle 19, si potrà seguire la presentazione del progetto, con la moderazione di Desirée Meier e l’esibizione di Nik Bärtsch, Erika Stucky, Joy Frempong & Marcel Blatti (Oy), Hyper Duo, Patrick Frank, Simone Felber & Adrian Würsch, Martina Berther, Fritz Hauser, Ludwig Berger, Matthias Klenota.

Nella storia spesso l’umanità ha cercato di lasciare messaggi, ai posteri e allo spazio, con sepolture, invii, codici. Sono di norma messaggi di amicizia, speranza, vicinanza e incontro. In questo caso è quasi un regalo quello racchiuso in questa scatola, un augurio di collegamento che forse potrà servire a mantenere viva la scintilla creativa, in collegamento virtuoso. Ancora non sappiamo quale sarà il destino di Utopie Sonore, ma sarebbe bello se riuscisse a smentire il proprio titolo, creando invece dei solidi ponti che possano collegare le ere della musica svizzera, in una tradizione che si spera potrà continuare nei secoli dei secoli.


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