‘The game’, la nuova produzione della compagnia ticinese, esplora le potenzialità narrative e teatrali del gioco, strumento di comprensione della società
Sono passati due anni dal debutto di ‘Eutopia’, lo spettacolo con cui la compagnia ticinese Trickster-p ha sperimentato le capacità del gioco di portare avanti una narrazione teatrale in una dimensione condivisa che ha un po’ ribaltato la dimensione intima e personale “per spettatore solo” delle precedenti produzioni di Trickster-p. Due anni in cui Cristina Galbiati e Ilija Luginbühl hanno approfondito le potenzialità narrative e performative del gioco, due anni di ricerche e studi che sono spaziati dalla filosofia ai ‘game studies’, dall’antropologia alla sociologia. Due anni di lavoro che hanno portato a ‘The game’, il nuovo lavoro prodotto da Trickster-p e Lac insieme a diversi partner internazionali che debutterà nel TeatroStudio del Lac il prossimo 21 marzo con repliche (due al giorno per venti spettatori l’una) fino al 28.
Tutte le produzioni di Trickster-p, pur mantenendo una forte impostazione teatrale, includono altre forme artistiche e narrative, proponendo a spettatori e spettatrici elaborati e insoliti percorsi teatrali. Nel caso di ‘Eutopia’ e di ‘The game’, questo percorso teatrale è formato dallo spazio di gioco e altri elementi scenici – come lo spazio sonoro, in entrambe le produzioni affidato a Zeno Gabaglio –, ma soprattutto dalle regole del gioco: il resto è affidato a spettatori e spettatrici e alle loro scelte individuali e di gruppo. Possiamo dire che la drammaturgia dello spettacolo teatrale è decostruita da Galbiati e Luginbühl in un insieme di regole e scenari e poi ricostruita da spettatori e spettatrici (o partecipanti al gioco, se si preferisce).
Perché proprio il gioco? Come ha spiegato Cristina Galbiati nella conferenza stampa di presentazione di ‘The game’, un primo motivo è la leggerezza: il gioco è l’attività libera per eccellenza, nella quale ci si impegna non per uno scopo pratico ma per semplice divertimento. Il che non significa che il gioco sia puro intrattenimento: proprio richiamandosi al valore del gioco nella formazione delle persone il “teatro giocato” di Trickster-p vuole essere uno strumento per costruire una riflessione condivisa su temi complessi. Perché la forza del gioco consiste appunto nella sua capacità di simulare esperienze, di creare sistemi e meccanismi immaginari che da una parte richiamano quelli veri, dall’altra ci lasciano liberi di sperimentare altri ruoli.
Questo sistema simulato, in ‘Eutopia’, è la vita sulla Terra, come i rapporti tra le varie comunità viventi danno forma al territorio, portando a una riflessione sul rapporto tra umanità ed ecosistemi naturali. Per ‘The game’, in base a quello che si è potuto anticipare nella presentazione alla stampa, si è invece guardato alla società umana, alle relazioni sociali, economiche e politiche nelle quali viviamo. Come il titolo suggerisce, lo spettacolo invita a riflettere non solo sulle conseguenze delle proprie scelte, sui ruoli che si è chiamati o si decide di impersonare, ma anche sulle regole stesse del gioco. Non è un gioco di società, ma il gioco della società.
Per la realizzazione di ‘The game’, Cristina Galbiati e Ilija Luginbühl hanno voluto coinvolgere artisti provenienti dalle altre regioni linguistiche, in modo da confrontarsi con lingue e sensibilità diverse: lo spettacolo vede quindi la collaborazione di Maria De Silva e Yves Regenass, oltre che di Pietro Polsinelli per il game design, di Martina Mutzner come “occhio esterno” e dello studio Ccrz che ha curato l’ideazione grafica, il video e l’allestimento.