Spettacoli

Gabriele Lavia al Lac per ‘Un curioso accidente’

Il 12 e 13 gennaio torna a Lugano uno dei protagonisti del teatro italiano, con una commedia goldoniana tra il drammatico e il divertente

Lavia (a destra), un anno dopo ‘Il berretto a sonagli’
(Tommaso Le Pera)
8 gennaio 2024
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Le produzioni ‘casalinghe’ intitolate ‘Miss Bartleby. Non è tempo di essere’, per la regia di Marco Maria Linzi (9 e 10 gennaio) e ‘Vorrei una voce’, di e con Tindaro Granata (11-13 gennaio al Foce), poi ‘Un curioso accidente’, diretto e interpretato da Gabriele Lavia (12 e 13 gennaio). Infine, ‘Coreomedia’ di AiEP, presentato nell’ambito della mostra La Regionale in corso a Villa Ciani (13 gennaio). È la ripresa dell'attività teatrale del Lac. Di Linzi e Granata abbiamo scritto. Scriviamo di Gabriele Lavia, tra i protagonisti del teatro italiano degli ultimi quarant'anni, che dopo ‘Il berretto a sonagli’, presentato nella scorsa stagione, dirige e interpreta la divertente commedia goldoniana. ‘Un curioso accidente’, scritta da Goldoni nel 1760, è ispirata a un fatto realmente accaduto: è la storia, tra il drammatico e il divertente, di una famiglia sullo sfondo della Guerra dei sette anni che si combatté tra il 1756 e il 1763 e che coinvolse le principali potenze dell’epoca. In scena va l'equivoco creato da una giovane fanciulla per allontanare da sé il sospetto di un amore non accettato dal padre: la ragazza farà credere che l'amato sia invaghito di una sua amica, figlia di un finanziere e rivale in affari del padre. Sul palco, insieme a Lavia, saranno Federica Di Martino, Simone Toni, Giorgia Salari, Andrea Nicolini, Lorenzo Terenzi, Beatrice Ceccherini, Marco Rivolta.

Sabato 13 gennaio alle 17, la coreografa e danzatrice Ariella Vidach e il videoartista Claudio Prati – direttori artistici di AiEP – presentano ‘Coreomedia’, lavoro creato ad hoc per La Regionale. L’intervento performativo di AiEP propone delle coreografie inedite site specific, inserite in un contesto spazio-temporale che espande le dimensioni del reale e colloca i danzatori in uno spazio intermedio ibrido, al limite del confine tra realtà e virtualità.

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