‘Coup de chance’, film in francese dell'87enne regista statunitense, è nuova luce. Convince Hamaguchi, non convincono le memorie di Presley
Una marea di film sta invadendo il Lido, ma tutti gli occhi puntati erano per l’87enne Woody Allen che qui ha portato il suo 50esimo film: ‘Coup de chance’ è l'ennesima sua attenta e gustosa riflessione sul dominio di Tiche, dea del caso e della fortuna, sul nostro ondeggiante destino umano. Ma partiamo dalla competizione, dove ha fatto molto discutere ‘La Bête’ di uno dei registi più originali e attenti al dire cinematografico quale è Bertrand Bonello. Egli, in un film attento all’oggi e al domani dominato dall’intelligenza artificiale, si chiede quale sia il destino dei sentimenti, delle emozioni, e tra queste ci porta a incontrare la paura dell’amore.
È questo il tema su cui si confrontano i due protagonisti del film nel corso del tempo: Gabrielle (una mitica Léa Seydoux cui il regista dedica quasi un documentario sulla sua arte, filo conduttore del film) e Louis (un George MacKay che si trova a fare da sparring partner alla collega). Li troviamo in costume in una Parigi fin de siècle inondata dalla Senna, lei sposa, lui amante, poi nei primi anni 2000 e infine in un vicino futuro dove, per evitare la sofferenza, si privano le persone delle emozioni, e i due protagonisti portano all’estremo il loro rapportarsi, prima che lui le confidi di non avere più emozioni e a lei resti un urlo disperato. Il film gioca tra avanguardie e melodramma, nulla regala allo spettatore, al quale chiede solo la capacità di emozionarsi e non di divertirsi con prodotti confezionati che del Cinema hanno perso anche l’odore.
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Bertrand Bonello
Molto convincente anche ‘Aku Wa Sonzai Shinai’ (Il Male Non Esiste), scritto e diretto da Ryusuke Hamaguchi e musicato dalla compositrice Eiko Ishibashi, cui il regista affida un ruolo fondamentale nella composizione di un film che con semplicità ci chiarisce un problema, quello della salvaguardia ambientale, che interessa al mondo intero ma che in Giappone ha un forte peso sociale e politico, pensiamo allo sversamento dell'acqua ‘radioattiva’ dell'ex centrale nucleare di Fukushima nell'Oceano Pacifico. Qui, un gruppo di interesse economico progetta un glamping, inteso a offrire ai residenti delle città una piacevole fonte di ‘evasione’ nella natura in una zona montuosa intatta, ben sapendo di inquinare le falde acquifere che servono alla vita tutta di abitanti, animali e vegetazione, della zona. ‘Aku Wa Sonzai Shinai’ è un film di poesia, e lo stesso è carico di una necessaria rabbia civile. Da vedere assolutamente.
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Ryusuke Hamaguchi
Non convince, sempre in Concorso, ‘Priscilla’, scritto e diretto da Sofia Coppola tratto dalle memorie ‘Elvis and Me’ di Priscilla Presley e Sandra Harmon. Quello che manca al film è proprio la musica di Elvis. Certo, si racconta per un’ora la storia dell’incontro e del corteggiamento di lui, dalla Germania al matrimonio con lei prima adolescente poi giovane; poi quasi un’altra ora per dire della figlia, delle loro difficoltà e del loro trasferirsi a Las Vegas. Ma quello che manca sempre è Elvis, Priscilla non ha la statura dell’eroina e la signora Coppola non sa costruirgliela addosso. C’è tanta noia e poco cinema.
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Priscilla Presley
Non convince del tutto il film svizzero-tedesco ‘Die Theorie Von Allem’, firmato dal 37enne Timm Kröger. Il regista ci riporta nel 1962 per dirci del giovane Johannes Leinert (Jan Bülow) e del suo supervisore di dottorato che vanno a un convegno di fisica nelle Alpi svizzere, dove uno scienziato iraniano ha intenzione di svelare “una rivoluzionaria teoria di meccanica quantistica”. Solo che l’iraniano sparisce, viene ritrovato uno studioso morto e il giovane s'innamora della misteriosa Karin (Olivia Ross, giovane pianista jazz); seguendola, si ritrova in una immensa grotta scavata sotto la montagna dove la sua mente comincia a vacillare, quando Karin punta la pistola contro di lui per difendere il segreto di quel luogo. Girato in bianco e nero, il film si perde in una narrazione inadeguata. Peccato, l’idea poteva essere interessante.
Certamente molto meglio, fuori concorso, il ‘Coup de chance’ di Woody Allen, film in francese per il regista newyorchese, che ci porta nella Parigi di oggi per raccontarci di Fanny (la brava Lou de Laâge), esperta d’arte e sposa felice del ricchissimo e misterioso Jean (un intenso Melvil Poupaud), le cui economie sono a tutti sconosciute. Succede che, casualmente, Fanny incontri Alain (un evanescente Niels Schneider), suo vecchio compagno di scuola, ora divorziato, scrittore in cerca di ispirazioni. Subito titubante, anch'ella aveva divorziato da un musicista tossico prima di sposare Jean, ma la loro storia ha inizio e velocemente si trasforma in amore. Jean si accorge del cambiamento della moglie e incarica un investigatore di scoprire il perché, scoperta per cui tutto precipita: Jean mostra la sua faccia nascosta, il suo mafioso agire, la commedia però non si piega mai al dramma, anche se aleggia la morte. Allen ha un suo tocco umoristico personale che in questo film riesplode dopo un periodo un po’ più grigio. Applausi meritatissimi.