L'intervista

Da Adrián Díaz Martínez, ‘Carta bianca agli ottoni’

Il cornista spagnolo tra i maestri dell'edizione 2023 di Ticino Musica, domenica 30 luglio alle 21 a Lugano, nell'Aula Magna del Conservatorio

Classe 1991, professore dall’età di 28 anni
28 luglio 2023
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A Ticino Musica è approdato quest’anno, tra i maestri del Festival, il cornista spagnolo Adrián Díaz Martínez, classe 1991, musicista tra i più ricercati della sua generazione in ambito solistico, cameristico e orchestrale, nonché professore presso la Musikhochschule di Lubecca (Germania). Domenica 30 luglio alle 21, nell’Aula magna del Conservatorio, sarà protagonista – con tutta la squadra degli ottoni di Ticino Musica 2023 – dell’evento ‘Carta bianca agli ottoni’, ultimo concerto serale del Festival, una coinvolgente festa in musica con programma a sorpresa. Conosciamo un po’ più da vicino Adrian Diaz Martinez.

Prima volta a Ticino Musica: impressioni e sensazioni?

Da quando Alessia e Gabor Meszaros mi hanno contattato ho avuto solo buone impressioni: è stato tutto molto facile e veloce, dalla comunicazione, all’organizzazione, alla creazione di un bel clima di lavoro. E da quando sono arrivato qui è stato ancora meglio, sta andando tutto benissimo e sono molto contento. Non ero mai stato a Lugano e me ne sono subito innamorato. Non ho molto tempo per visitare la città, ma ogni mattina salgo a piedi dal mio albergo di fronte al lago fino al Conservatorio, esplorando vie e luoghi sempre diversi. Nella mia masterclass c’è un ottimo gruppo di cornisti con cui lavoriamo intensamente, ma in un’atmosfera sempre molto familiare, così come con i miei colleghi, con cui nelle pause pranzo o tra una prova e l’altra abbiamo bei momenti di confronto. È un piacere essere qui.

‘Carta bianca agli ottoni’: un concerto a sorpresa. Può anticiparci qualcosa del programma?

Il concerto del 30 luglio sarà strutturato in due parti: una prima parte più seria e una seconda più divertente. Suonerà in principio la classe di tromba di Markus Würsch, poi la mia classe di corno, poi suoneremo tutti insieme. Suoneranno – e io insieme a loro - anche i due ensemble in residence, il quintetto Iyoko e il Quintetto Fedro. La prima parte sarà una sorta di viaggio verso la città di Lipsia, la città di Johann Sebastian Bach, ma anche di molti altri compositori. Nella seconda parte continueremo a viaggiare, ma verso luoghi più lontani. L’Ensemble Iyoko ci porterà verso l’America Latina e in Spagna, mio paese d’origine; viaggeremo quindi verso mondi fantastici, suonando anche musiche da film che ci porteranno nel vecchio West americano.

Lei ha iniziato la sua carriera di insegnante molto presto e immagino che ancora oggi sia uno dei più giovani professori in Germania. Cosa significa insegnare per lei?

Sì, devo dire che mi sento molto fortunato per questo, ho ottenuto una cattedra quando avevo 28 anni e forse nella mia natura c’è qualcosa che mi ha portato a questo. In generale, ho sempre voluto aiutare le persone, e sono molto felice se posso farlo anche con i cornisti, aiutandoli sulle questioni tecniche e musicali. Quando sono diventato docente dell’Accademia della NDR (Orchestra della Radio di Amburgo) ho cominciato a sognare di diventare a tutti gli effetti professore, un giorno, e di avere una mia classe. Quindi ho fatto il concorso per la cattedra alla Musikhochschule di Lubecca, pensando tuttavia che prima di 15 o 20 anni non avrei preso un posto. E invece è andata bene al primo tentativo!

Come mai ha scelto di suonare il corno?

È stato un po’ un caso. Nella mia piccola città, vicino a Madrid, c’era una scuola di musica un po’ speciale: nello stesso edificio si potevano studiare sia le materie scolastiche canoniche che uno strumento musicale, senza dover iscriversi in un Conservatorio e frequentare allo stesso tempo due scuole. I miei genitori vennero a conoscenza di questa scuola e mi iscrissero, ma io non sapevo nulla di musica. Gli strumenti disponibili erano contrabbasso, fagotto e corno. Mi assegnarono il corno, ma io non sapevo nemmeno come fosse fatto! Alla prima lezione piansi, perché il mio insegnante era un gigante, e suonava così forte! Dopo un paio d’anni, felice del mio strumento, iniziai a suonare nell’Orchestra giovanile di Madrid. Il corno non può sopravvivere da solo, quindi con tutti i cornisti condividiamo uno speciale senso di appartenenza, di famiglia. E verso i 13 anni ho deciso che volevo essere cornista per il resto della mia vita.