Chiara Bersani, performer premio Ubu 2018, ha portato al LAC la riscrittura di un mito attraverso la vicinanza dei corpi
Cosa succede quando una pandemia costringe a casa anche chi non avrebbe mai pensato di fermarsi? E cosa accade quando arriva il momento di ricostruire il vivere insieme la scena?
‘Gentle Unicorn’ è stato ideato in tempo pandemico, ma giovedì 27 aprile è andato in scena al LAC con una veste in parte nuova: perché oggi la prossimità dei corpi può essere nuovamente violata. Nei suoi spettacoli, Chiara Bersani autrice e performer, si è sempre interessata al significato politico che i corpi possono assumere quando entrano in contatto con la società e in questo senso ‘Gentle Unicorn’ rappresenta il suo “spettacolo manifesto”.
Uno spettacolo fondato sull’incontro
Vincitrice nel 2018 del Premio Ubu come miglior performer Under 35, lesse in quell’occasione una lettera d’intenti che esprimeva la volontà di dare forma a un mondo senza stereotipi, oggi dopo l’esperienza della pandemia, le voci e i corpi che popolano i teatri stanno lentamente mutando verso nuovi orizzonti narrativi. ‘Gentle Unicorn’ oltre che una sfida ai pregiudizi del pubblico è uno spettacolo fondato sull’incontro dove il primo punto di contatto avviene nel foyer, attraverso una lettera rivolta allo spettatore e alla spettatrice. Poche righe da parte dell’artista che ti fanno sentire speciale; qualche cenno, forse autobiografico, che instaura subito un legame carico di speranze e di aspettative verso chi ti attende sulla scena.
Tuttavia, una volta varcata l’entrata della sala, muovendo i primi passi all’interno della disposizione dello spazio, il messaggio subisce un netto ribaltamento: “Non sei tu a interpretarmi ma sarò io a mostrarti la strada per comprendermi”. Ha inizio così il risveglio dell’unicorno, una creatura senza patria, della quale si conosce poco, probabilmente frutto di un fraintendimento: passato da essere vittima sacrificale per chi ha cercato di domarlo attribuendogli significati, a diventare un’icona pop privata di ogni possibilità di esprimersi al di fuori degli schemi imposti.
Magnetismo dello sguardo
Chiara Bersani mettendosi a disposizione di questa figura mitologica ci racconta e ci coinvolge nella riscrittura del mito perché “è attraverso i corpi reali che le domande universali prendono forma e danno vita alle suggestioni”. Avanti lo sfiorarsi dei corpi, il primo punto di contatto di questo spettacolo che ruota attorno al tema dell’incontro, risiede nello sguardo. Infatti, Chiara Bersani utilizza il suo sguardo come forza magnetica per iniziare il dialogo con il pubblico.
Le reazioni posso essere le più diverse: c’è chi sostiene questo vedersi e chi invece lo rifugge, ma qualunque sia la reazione rappresenta un valido contributo che sommato a quello di tutti e tutte dà vita alla costruzione di questo momento collettivo, del quale però l’autrice ne resta la demiurga indiscussa, scardinando il concetto di “corpo non conforme” e senza mai assecondare o appagare quell’immaginario dettato finora dagli sguardi esterni. Il pubblico può scegliere se affidarsi a questa linea narrativa e abbandonarsi così all’osservazione avvolto dalle luci di Valeria Foti che restituiscono un’atmosfera onirica.
Il volto di Chiara Bersani diventa la tela dove le emozioni contrapposte ai movimenti dell’unicorno coesistono e prendono vita, giocando con le sfumature della sua espressione commenta le musiche di F. De Isabella e immediatamente dopo si muove in opposizione ai suoni, lasciando il pubblico appeso e in un costante stato di allerta: da un momento all’altro ci aspetteremmo una parola sussurrata, che invece non arriva mai.
I paradossi fanno certamente parte della ricerca inafferrabile di Bersani che indaga soprattutto cosa significa stare. Infatti, una domanda che balena nella mente di chi osserva è proprio: cosa devo fare? Dovrei forse prendere alla lettera il messaggio consegnatomi nel foyer e invitarla a ballare? ‘Gentle Unicorn’ è uno spettacolo che si posiziona al limite del codificabile, è il riflesso di un mondo intimo e allo stesso tempo condiviso, che si presenta concreto e intangibile, reso possibile dai legami fatti di sguardi, di respiri e dalla vicinanza di corpi che tendono verso altri mondi.
Gli ultimi incontri del focus ‘Il corpo fragile’ proposto dal LAC, si terranno mercoledì 3 maggio con la conferenza ‘Lost in Translation. La disabilità in scena’ seguita dallo spettacolo ‘Doppelgänger. Chi incontra il suo doppio muore’.
Informazioni: www.luganolac.ch.