‘Non avevo la passione per il cinema. L’ho fatto per aiutare la mia famiglia’. Grande attrice a livello mondiale, è morta a 95 anni.
Quali parole cercare per raccontarla: bella, allegra, indipendente e combattiva sono le prime che vengono alla mente. Gina Lollobrigida è morta a Roma all’età di 95 anni, nella sua grande villa romana sulla via Appia Antica.
Il suo nome era Luigia, era nata a Subiaco (Roma) il 4 luglio 1927; frequentò il liceo artistico e studiò canto per diventare soprano, prima di tuffarsi in quel mondo parallelo chiamato Cinema. Dire del suo aver studiato all’artistico e canto è fondamentale per tutta la sua vita/carriera; lasciò il cinema al massimo del suo successo agli inizi degli anni Settanta dello scorso secolo per darsi alla fotografia, alla scultura e a dirigere documentari. Più che assomigliare a una rivale di Sophia Loren, Gina sembrò rivaleggiare con Leni Riefenstahl, entrambe passate dal cinema, che le aveva rese divine, alla fotografia.
Donna prima di tutto e che donna, uguale a troppe altre, Gina nel 1945 venne stuprata. In seguito disse che Luigia si sposò senza amore con Milko Skofic, un attore e produttore sloveno dai dati biografici spesso variabili come tanti nati prima dell’avvento selettivo di internet.
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Con l’ex marito e il figlio
Che il suo carattere fosse diverso da quello delle altre dive comparse a bizzeffe nel cinema italiano del secondo dopoguerra era ben chiaro: si manteneva agli studi vendendo caricature disegnate col carboncino, soprattutto nel 1950; chiamata ad Hollywood, aveva deciso di rompere il suo contratto per non restare senza libertà, chiusa in una insopportabile gabbia d’oro.
Dopo qualche fotoromanzo, Gina esordisce nel ruolo di una cortigiana in ‘Aquila nera’, film del 1946 diretto da Riccardo Freda; nello stesso anno è una delle amiche di Adina in ‘Elisir d’amore’, firmato da Mario Costa. Tra i film che seguono, sempre con Costa, è protagonista in ‘Follie dell’opera’ e ‘Pagliacci’, ma dopo altre comparsate ha il primo nome nel cast di ‘Campane a martello’ del 1949, in cui è diretta da Luigi Zampa. L’anno successivo si mostra già attrice matura in ‘Vita da cani’ diretto da Mario Monicelli e Steno, e l’anno dopo ancora è splendida in ‘Achtung! Banditi!’ di Carlo Lizzani. Il successo internazionale arriva con ‘Fanfan la Tulipe’ (1952) di Christian-Jaque, premio per la miglior regia al Festival di Cannes 1952 e Orso d’argento al Festival internazionale del cinema di Berlino. È proprio in Francia che viene affettuosamente soprannominata Lollo. Nel film di Christian-Jaque, l’attrice italiana era al fianco del mitico Gérard Philipe e con lui sarebbe stata ancora in ‘Les belles de nuit’ di René Clair. Ed era già il tempo di ‘Pane, amore e fantasia’ (1953) con la regia di Luigi Comencini, lei la Bersagliera e Vittorio De Sica il Maresciallo, e subito divenne leggenda: un’attrice capace di recitare e di dare, incredibile vederne la vivacità quasi strafottente, e pensarla poi nello stesso anno rivelarsi con insospettate doti drammatiche ne ‘La provinciale’ di Mario Soldati, tratto da un romanzo di Alberto Moravia.
È sempre lei a scegliere, e lo dimostra in modo clamoroso quando – dopo aver bissato il successo con ‘Pane, amore e gelosia’ (1954) – ancora con Comencini rifiuta di recitare con Dino Risi in ‘Pane, amore e…’ (1955), lasciando il ruolo a Sophia Loren. Ma si toglie un’immensa soddisfazione cantando Tosca e altre arie nel film campione d’incassi ‘La donna più bella del mondo’, diretto nel 1955 da Robert Z. Leonard.
Poche attrici si possono dire così complete come la Signora Lollobrigida. Ma per capirne il peso basta diventare Leporello e leggere la lista dei suoi incredibili successi: nel 1956 è in ‘Trapeze’ di Carol Reed, con Burt Lancaster e Tony Curtis; poi è Esmeralda nel ‘Notre-Dame de Paris’ di Jean Delannoy, dal romanzo di V. Hugo, accanto ad Anthony Quinn; nel 1958 recita ne ‘La loi’ di Jules Dassin con Marcello Mastroianni, Yves Montand e Pierre Brasseur. L’anno successivo è a Hollywood, al fianco di Frank Sinatra in ‘Never so few’ di John Sturges, con Tyrone Power (morto improvvisamente durante le riprese e sostituito da Yul Brynner). Recita la parte della regina di Saba nel biblico ‘Solomon and Sheba’ di King Vidor, pellicola alla quale la Lollo era più legata, quella che le aveva dato più soddisfazione. E ancora (la filmografia è nutrita, oltre sessanta i titoli) lavora nei film ‘Come September’ (1961) di Robert Mulligan e ‘Strange bedfellows’ (1965) di Melvin Frank, in entrambi accanto a Rock Hudson. Tra i due film, gira anche ‘Go Naked in the World’, diretto da Ranald MacDougall e Charles Walters, nel ruolo della prostituta che s’innamora. Film dai quali fu tratto il remake ‘Pretty Woman’ con Julia Roberts e Richard Gere.
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Con Frank Sinatra
Lollobrigida è Paolina Borghese in ‘Vénus impériale’(1962) di Jean Delannoy, poi ancora prostituta, questa volta sfiorita e dolente, con Jean-Paul Belmondo in ‘Mare matto’ (1963) di Renato Castellani. Con Sean Connery recita in ‘Woman of straw’ (1964) di Basil Dearden; veste ancora i panni della donna in bilico in ‘Buona sera, Mrs. Campbell’ (1968) di Marvin Frank. Orson Welles le aveva dedicato un documentario, ‘Portait of Gina’ nel 1958; nel 1972, lei ritroverà Comencini e De Sica ne ‘Le avventure di Pinocchio’, e sarà la Fata dai capelli turchini. Come in un sogno, è bello oggi risognarla così, noi fragili pinocchi.
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La fata Turchina ne ‘Le avventure di Pinocchio’
"Non avevo la passione per il cinema. L’ho fatto per aiutare la mia famiglia. Eravamo sfollati a Roma e bisognava mangiare. Erano gli anni in cui si prendevano gli attori dalla strada. Delle persone mi hanno fermata all’uscita della scuola chiedendomi se volevo fare del cinema e io ho risposto di no, che non mi interessava. Poi mi hanno offerto mille lire al giorno e quello mi ha convinto a fare l’attrice". Così raccontava il suo esordio cinematografico Gina Lollobrigida, una fra le attrici italiane più celebri al mondo, collezionando nella sua carriera cinematografica sette David di Donatello, due Nastri d’Argento, tre Golden Globe, ma anche titoli civili: era grand’ufficiale della Repubblica italiana e cavaliere della Legion d’onore francese. Nei suoi piani di vita, la diva voleva diventare un’artista, ma ha fatto molto di più. La sua carriera sul set infatti è meno lunga della sua vita artistica: all’inizio degli anni Settanta decide che la sua passione la porta altrove; lascia il cinema (cui tornerà solo vent’anni dopo) per diventare fotografa, cogliendo spettacolari successi nell’arte del ritratto immortalando divi e uomini politici (tra cui Fidel Castro, si racconta che lui se ne fosse perdutamente innamorato), compagne d’avventura della sua vita precedente e grandi artisti. Ma la sua sete di vita la porta ancora altrove: si cimenta come scultrice e con le sue mostre fa il giro del mondo.
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La Lollo presenta una serie di ritratti a personalità note, fra le quali si riconosce Henry Kissinger, il ministro degli esteri Usa
Ben più tormentata la vita personale: ancora recentemente è stata impegnata in una battaglia legale col figlio Andrea Milko Skofic, che accusava un collaboratore della madre. L’accusa nei suoi confronti è di circonvenzione d’incapace e di una sistematica spoliazione dei beni dell’attrice tra il 2013 e il 2018.
Racchiudere una vita lunga e vivace come quella della Lollo in poche battute è impresa ardua. Si dice che ne abbia vissute almeno quattro e non è difficile crederlo.
ATS/ANSA/RED