Quelli che la musica la incartano. Quelli che la musica l’annusano. Quelli che ‘l’unica cosa che voglio per Natale’ è un vinile rosso (‘Oh yeah’)
Benedetti i vinili rossi, tendenza del Natale in musica. Con la scomparsa dei luccicanti dischi compatti (più brevemente detti ‘cd’), quanta tristezza fa regalarsi la musica cliccando su ‘condividi album’, cosa possibile soltanto tra abbonati alla piattaforma che ospita il disco in questione.
Se le cravatte, le sciarpe e "del buon vino" resistono, perché momentaneamente non digitalizzabili, da tempo la musica fisica, quella che si può mettere sotto l’albero e poi scartare, è diventata un affare per cartotecniche, dalle quali escono pregevolissimi manufatti che contribuiscono all’arredamento di casa e la profumano di stamperia. Magari il disco è quello del Natale precedente, ma basta un poco di zucchero – il vinile rosso, appunto, ma anche nuove note interne, pop up, picture disc, remix e remastering, un paio d’inediti, varie ed eventuali – e il Christmas album è, ancora, servito.
Keystone
Cantala ancora, Mariah
I dischi vengono ripubblicati perché non tutti, a Natale, vivono di rendita. Lo dice l’Economist: per ‘All I Want For Christmas Is You’ (per qualcuno una persecuzione, altro che Whamageddon), Mariah Carey mette da parte ogni anno due milioni e mezzo di euro. Lo dicono i contabili: ‘White Christmas’ di Bing Crosby (1942) è la Christmas song più venduta di sempre negli Stati Uniti e nel mondo. Altri contabili statunitensi dicono che ‘Silent Night’, ancora Bing Crosby, ha venduto 30 milioni di copie, il doppio di ‘All I Want For Christmas Is You’ che è però regina dei download (oltre 2 milioni) e delle suonerie (due volte Platino). N.1 in 25 nazioni, la canzone di Mariah detiene altri record: l’essere tornata in testa alla Billboard dopo 25 anni, l’essere il singolo più venduto di un’artista donna e la prima Christmas song certificata ‘Diamante’ (più di 10 milioni). Totale royalties: 60 milioni di dollari.
Altra contabilità. Sessantacinque anni dopo, l’album di Natale più venduto al mondo rimane ‘Elvis’ Christmas Album’ (17 milioni di copie, riedizioni incluse). Stando alla Riia (Recording Industry Association of America), Mariah segue a ruota con ‘Merry Christmas’ (1984), con dentro la famigerata hit. La hall of fame degli album di Natale include – a scendere, tra gli altri – i viventi Kenny G con ‘Miracles: The Holiday Album’ (1994), Michael Bublé con ‘Christmas’ (2011), Céline Dion con ‘These Are Special Times’ (1998) e Barbra Streisand con ‘A Christmas Album’ (1967). Tra i defunti, vendono come fossero in vita (anzi di più) ‘The Christmas Song’ (1963) di Nat King Cole e ‘White Christmas’ (1995, pubblicato nel 1945) dell’onnipresente Bing Crosby.
In Italia. ‘A Family Christmas’ è il disco di Natale della famiglia Bocelli, in cui tutti cantano: il tenore Andrea, il figlio Matteo e la figlia Virginia, dieci anni, al suo debutto discografico. Se il babbo domina le sempreverdi ‘Do You Hear What I Hear?’ e ‘Feliz Navidad’, Matteo brilla nell’inedito ‘The Greatest Gift’; Virginia ha un posto in prima fila nella (divenuta) natalizia ‘Over The Rainbow’. ‘Buon Natale a tutto il mondo’, testo di Riccardo Pazzaglia e musica di Domenico Modugno (che la incise nel 1959), è la gradita gita fuori porta tra i classici che tutti prima o poi incidono (★★★★☆).
We are family
‘Happy Christmas (War Is Over)’, l’inno di pace di John Lennon e Yoko Ono, pubblicato nel 1971 (ma ‘rubacchiato’ dal traditional ‘Stewball’, XVIII secolo), è il singolo natalizio de Il Volo, nella rodata alternanza di sussurri e do di petto che non pare produrre una versione memorabile (★★☆☆☆). A cantare la stessa canzone con molti meno fronzoli è invece Alexia nel suo ‘My Xmas’, album coerentemente (con lo stile della cantante spezzina) devoto agli anni d’oro del defunto Phil Spector che produsse ‘Christmas (Baby Please Come Home)’, ma anche quelli di ‘Love Actually’, in ‘Christmas Is All Around’. Coerenza per coerenza, l’album recupera ‘I Saw Mommy Kissing Santa Claus’, la cui versione più popolare è quella delle Ronettes (sempre Spector). La storia di mamma che bacia Babbo Natale fu ripresa anche dai Jackson 5 e, in versione trash, dalle canadesi Anti-Queens (★★★☆☆).
L’Italia regala anche ‘Xmas’ di Karima, splendidamente retto dal pianoforte di Piero Frassi (tante stelle), dal contrabbasso di Gabriele Evangelista e dalla batteria di Bernardo Guerra, con Stefano ‘Cocco’ Cantini al sax. Senza Lennon, la scaletta ha molti ‘must’, per quanto rivisitatissimi, come ‘I’ve Got My Love To Keep Me Warm’, che dallo slow della versione di Dean Martin diventa qui un frenetico fast. Dal 1996, pregevole scelta, torna ‘Who Would Imagine A King’, ovvero Whitney Houston dalla colonna sonora di ‘Uno sguardo dal cielo’, brano con il quale Karima (parole sue) era solita addormentare la figlia Frida, una volta trasformato il brano in ninna nanna. Al cospetto della Divina, Karima non tenta di fare di più, ma nemmeno di meno, e quindi un’abbondante manciata di stelle pure a lei (★★★★☆).
Con il membro Nick Carter impegnato a risolvere qualche guaio giudiziario, il Natale dei Backstreet Boys (che oggi hanno una certa età) s’intitola ‘A Very Backstreet Christmas’. Anche nell’assai trendy vinile rosso, la selezione dei brani pare – per originalità – il menù di Capodanno. Per i sostenitori della vita oltre la morte, la bruttura dei suoni spazial-natalizi della Backstreet-versione di ‘Last Christmas’ sarebbero capaci di risvegliare George Michael dal sonno eterno, e l’ex Wham!, probabilmente, non la prenderebbe benissimo (scegliendo forse di tornare a dormire).
Il plasticoso tipico dei Novanta regna anche nei brani a cappella (‘Winter Wonderland’, à la Take 6). La cosa alle nostre orecchie più piacevole è risultata l’inedito ‘Happy Days’, ispirato (parole loro) da ‘Can’t Stop The Feeling!’ di Justin Timberlake. È alla fine del disco, del quale si consiglia – eventualmente – l’ascolto al contrario (★☆☆☆☆).
Chris Isaak (quello di ‘Wicked Game’, per sempre legato a David Lynch) pubblica ‘Everybody Knows It’s Christmas’, con l’inedito ‘Almost Christmas’, l’animalista ‘Dogs Love Christmas Too’, più una manciata di classici natalizi che rendono omaggio alla Sun Records (su medesima storica etichetta). L’album è registrato nello studio del produttore David Cobb, là dove John Prine (1946-2020) piantò un albero di Natale. "Voglio pensare che questo album tenga acceso lo spirito di John", dice Isaak. E piovono stelle (★★★★★).
Per gli amanti dello smooth jazz, il sassofonista Dave Koz suona meravigliose ‘Christmas Ballads’ insieme agli amici David Benoit (pianoforte), Rick Braun (tromba) e Peter White (chitarra), in un album aperto da ‘The Christmas Waltz’, che per Sinatra fu lato B di ‘White Christmas’ (★★★★☆).
‘Merry Christmas, Love’ è l’inedito regalo di Joss Stone, "ossessionata dal Natale" (autodefinizione). Il primo singolo è il Natale per Stevie Wonder, ‘What Christmas Means To Me’. Con Sinatra, Crosby e Bublé evidentemente nel cuore, Stone scrive ‘If You Believe’ e la diversamente irish (e assai bella) ‘Bring On Christmas Day’ (★★★★☆).
Se l’anno scorso la signora del pianoforte fu Norah Jones (‘I Dream Of Christmas’, ripubblicato Deluxe), questo è l’anno di Alicia Keys e di ‘Santa Baby’, album che prende il titolo dal brano reso ancor più sexy da Marilyn. Gli arpeggi pianistici di Keys, marchio di fabbrica, abbondano su (di nuovo) ‘Happy Xmas (War Is Over)’, ma al minuto 2.16, per imbarazzante abuso di gorgheggio, viene da cambiare traccia. Meglio ‘Favorite Things’, rilettura lounge di standard jazz; peggio ‘The Christmas Song’, con le splendide armonie ammazzate in nome del minimalismo. La terza stella è solo per l’‘Ave Maria’ finale, sia benedetta lei e questa versione (★★★☆☆).
Gli album del Natale 2022 – quelli che abbiamo avuto il piacere di ascoltare – sono finiti. A chi ha perso il Whamageddon il primo dicembre, a chi cade in depressione su ‘Please Come Home For Christmas’, a chi dopo ‘Babbo Bastardo’ niente è più come prima, vada sin d’ora il nostro musicale Buone Feste.