Settimane Musicali

Francesca Dego, madrina di ‘Piemontesi & Friends’

La violinista italo-americana insieme al pianista Francesco Piemontesi e al violoncellista Daniel Müller-Schott, venerdì 16 settembre ad Ascona

Ad Ascona, con ‘Friends’, il prossimo 16 settembre
(Davide Cerati)
15 settembre 2022
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Due volte Brahms, con un trio d’eccezione assemblato nel sorriso e con la grazia di una squisita formazione cameristica. Un meticcio di energie, forze e persino origini culturali divergenti quello di venerdì 16 settembre alle Settimane di Ascona, nella Chiesa del Collegio Papio, fra la violinista italo-americana Francesca Dego, il pianista locarnese Francesco Piemontesi e il violoncellista tedesco Daniel Müller-Schott, nell’affondo verso l’ispirato romanticismo brahmsiano: alle 18 con le due Sonate op.78 e op.99, alle 20.30 con il Trio giovanile op.8 e svariati brani complementari.

E a far da madrina del ‘Piemontesi & Friends’ c’è appunto Francesca Dego. Interprete sensibile, attenta alle radici di repertorio ma anche alla riscoperta di autori (o brani) poco esplorati che suona, scrive libri, divulga e insegna con un’energia travolgente. Esibendosi con le migliori orchestre del pianeta, talvolta insieme al marito direttore Daniele Rustioni.

Francesca Dego, è stata un’estate di lavoro o anche di meritato riposo?

Frenetica, direi. Sono andata in giro a suonare nei festival e ho accompagnato Daniele al suo debutto salisburghese, insegnando pure nei master. Occasioni comunque gioiose, per riposarmi ci sarà tempo.

Cosa rappresenta questo importante passaggio ad Ascona?

Un’occasione unica per lavorare finalmente insieme a Francesco Piemontesi, cosa che aspettavamo entrambi da anni. Fra i momenti più belli del nostro mestiere c’è proprio il far musica tra amici. Senza stress, insieme a persone che si stimano e stanno bene insieme.

A quale carattere dell’universo brahmsiano si sente più affezionata: lirico e introspettivo o tumultuoso, a tratti quasi selvaggio?

A entrambi, direi. Adoro Brahms, a breve mi aspetta l’incisione del Concerto op.77 e qui mi ritrovo a esaminare alcuni aspetti. A parte la Sonata F.A.E. che sprizza ottimismo e gioia, sono affascinata dall’op.78 che contiene le sue bellezze infinite a partire dal motivo liederistico, nonostante l’aspra difficoltà. Ma anche il Trio è meraviglioso, con quel tema d’apertura fra i più coinvolgenti. Nel primo caso vanno trovati gli equilibri giusti, nell’altro ci si può lasciar andare completamente al flusso scalpitante di emozioni e idee.

C’è qualche interprete, vecchio o nuovo, di riferimento?

Moltissimi, da Oistrakh e Heifetz alla Mutter e Julia Fischer. In generale ammiro anche impostazioni lontane dalla mia, ma nella musica da camera dico sempre che è bello suonare quando c’è un’intesa forte con gli altri partner in scena.

Preferisce il dialogo cameristico o con le orchestre?

Entrambe le cose sono avvincenti. Salvatore Accardo dice sempre che la tua libertà finisce dove inizia quella degli altri. Il concetto più bello è quello di costruire qualcosa che sia la somma virtuale di tutte le capacità, e questo avviene talvolta anche negli incontri improvvisati come questo, non solo nelle formazioni abituali.

Il fascino dell’imprevisto non lo avrà quando viene diretta da Daniele…

Beh, è ovvio che nessuno mi ha sentito suonare tante volte come lui. Se ci esibiamo in coppia c’è una tendenza a sostenerci l’una con l’altro, ma anche la voglia di avere i nostri spazi per sfoggiare cantabilità e temperamento.

Lei non ama solo suonare ma scrivere, vista l’avventura del libro.

È un vezzo che arriva da lontano, sono cresciuta fra i libri, con un papà scrittore. Nel mio libro Tra le note- Clasica: 24 chiavi di lettura ho cercato di mantenere un doppio livello, fra spunti biografici e momenti informativi. Credo che abbia funzionato, ha avuto solo recensioni positive, mentre ai miei dischi non capita mai.