‘Un concerto, un viaggio, una fuga notturna sulle Isole di Brissago’. A impatto zero, domenica 24 luglio, per ascoltare ancora ‘Constellations’
È in viaggio con band al seguito. Magari non sul leggendario T1 Volkswagen, che farebbe comunque un po’ troppo rock, ma su un più ‘acustico’ Opel Combo. Quando l’articolo uscirà, Chiara Dubey sarà già a Berlino, dove in serata suonerà ancora una volta il suo ‘Constellations’, album che fra partenze, rinvii pandemici e ritorni, festeggerà due anni di vita in agosto. E domani ad Amburgo, la seconda tappa di un mini tour slittato – così come al tempo slittò l’album – per via del Covid.
«Tutto era pianificato per aprile; tre giorni prima di partire mi sono ritrovata positiva al virus e abbiamo dovuto spostare tutto. Recuperiamo adesso», ci spiega la polistrumentista e singer-songwriter. Dalla Germania, chiusa la trasferta, tornerà indietro, in direzione del non meno germanico Moon&Stars di Locarno dove Dubey e compagni si uniranno – lunedì 18 luglio, Largo Zorzi – al ricco e giovane cartellone della Piazza Piccola, proposta collaterale ai concertoni che si tengono da ieri in quella Grande. Meno di una settimana dopo, finalmente, sarà la volta de ‘L’isola’.
‘Un concerto, un viaggio, una fuga notturna sulle Isole di Brissago con Chiara Dubey’. È il sottotitolo dell’evento e la sintesi di quel che accadrà domenica 24 luglio sulle Isole di Brissago, dove andrà in scena – si accettano smentite – il primo live con tutti i sacri crismi nell’ambiente più tropicale della Svizzera. Comunque andrà, questo concerto farà storia. «Vogliamo crederci – dice lei – perché è stato un gran lavoro, speriamo ne sia valsa la pena. Mi piacerebbe davvero che potesse restare nel cuore della gente».
Chiara e il suo ensemble al completo, acustico ed elettronico, calcheranno il prato inglese di un delicatissimo parco botanico, e lo faranno in punta di piedi. O ‘a impatto (pressoché) zero’. «Non si poteva fare diversamente, nell’attrazione che viene da questo posto gioca il suo ruolo la natura incontaminata. I giardinieri, quando li ho informati che il mio sarebbe stato un concerto amplificato, mi hanno guardato stralunati. Leggevi loro negli occhi "è il nostro prato?", "e i nostri alberi?". Mi sono affidata allora a un amico architetto di Zurigo, Stefan Liniger, con il quale avevo collaborato in precedenza, per trovare una via di mezzo: suonare nell’erba sarebbe stato difficile per noi musicisti e, altrettanto, l’impianto deve essere sollevato dal suolo. La forma palco si rendeva comunque necessaria, ma poteva, doveva essere la forma più gentile, rispettosa e meno invasiva possibile».
Si deve a Liniger il palco sostenibile composto da piccole piattaforme che distribuiscono in modo funzionale il peso di chi le calca. I musicisti (e anche un pianoforte acustico, verticale) poggiano su di una superficie a specchio, dalla resa suggestiva; alle spalle, «sempre in modo non invasivo», lastre filiformi (e facilmente trasportabili) di cemento armato disposte in modo da condurre il suono verso il pubblico. «Non ci sarà un palco unico; è come se ognuno si dotasse di un proprio ‘piedistallo’». Garantiscono il Dipartimento del Territorio (Dt) e la Fondazione Pro Ronco.
«Tutta la struttura impatta il meno possibile a livello di trasporto, perché tutto verrà condotto sull’isola la domenica pomeriggio; la sera porteremo via tutto, a mano, senza carrelli. Gli elementi staranno sul prato per il solo tempo della performance, fornendo ogni tipo di garanzia sia di assorbimento del suolo, sia d’isolamento dall’umidità per l’artista. Stesse garanzie a livello d’inquinamento acustico e luminoso. Arriviamo e ce ne andiamo, preservando l’isola per la notte, senza lasciare sul posto nulla. Nemmeno il pianoforte».
Monica Pongelli, membro e segretaria della Fondazione Pro Ronco, è colei che lungo tutto il progetto ha fatto da tramite con l’artista. «Anche il voltaggio richiesto dal concerto è sorprendentemente basso, i tecnici sono rimasti stupiti. Senza queste certezze, il Dt non avrebbe mai dato l’autorizzazione». E adesso, invece, il Dt attende con curiosità l’esito dell’evento: «Nulla di tutto ciò è mai stato fatto sulle Isole. Potrebbe essere un inizio, un’apertura ad altre occasioni di questo tipo. La creatività, come si vede, può garantire qualità artistica preservando l’ambiente. ‘L’Isola’ potrebbe essere d’ispirazione per altri, o addirittura un esempio da seguire».
Torniamo a Chiara: «Alla fine, più che un palco, sembrerà un’installazione d’arte moderna». A proposito d’installazione. Gli eucalipti, a far da anfiteatro, ospiteranno ‘Chandelier’, l’installazione di Simon Husslein che dal ‘The Circle’ di Zurigo si trasferisce sulle Isole. E visto che per domenica 24 luglio, sul palco sostenibile, è annunciata anche Jess Gardolin – ballerina, acrobata e coreografa, oggi parte della Compagnia Finzi Pasca – è un attimo dedurre che andrà in scena ‘Light’, videoclip che vede coinvolti tutti, l’opera di Husslein, Gardolin e Dubay, che quel brano l’ha scritto.
Altre ‘Light’, altre luci, illumineranno il percorso che porta allo stage, ma anche il parco, nel tentativo di farlo diventare il più possibile ‘incantato’. «Mi sembrava l’occasione giusta per chiudere un capitolo della mia musica, quello di ‘Constellation’, perché questo sarà l’ultimo concerto legato a quel repertorio. Dopo le Isole mi fermerò e non organizzerò altro fino a che non arriverà quello nuovo. Tornerò nel mio ‘centro’ compositivo zurighese. Inutile dire che le Isole si sposano con l’album, all’aperto, sotto le stelle, e vicino casa. Io sono di Ronco S/Ascona, non poteva esistere conclusione migliore».
Per chi vorrà esserci: ritrovo al Debarcadero di Locarno alle 19.10; inizio imbarchi alle 19.20; partenza alle 19.30; sbarco sulle Isole alle 20.15; concerto alle 20.30. Dalle 22.40 il ritorno, per toccare terra poco prima della mezzanotte (in caso di cattivo tempo, il concerto si terrà lo stesso giorno, alla stessa ora, nella Sala multiuso del Palacinema di Locarno, ma nemmeno volevamo scriverlo). C’è un altro motivo, infine, per il quale ‘L’isola’ di Chiara Dubey farà storia: la serata sarà ripresa dal videomaker Benedict Endler, un modo per fissare nel tempo e nello spazio, anche quello profondo, un capitolo di musica e insieme un angolo di paradiso tutto ticinese. È ‘L’esperienza’, come la chiamano i tour operator, quella per la quale poter dire un giorno "io c’ero".