Applausi per la nuova produzione della compagnia che mercoledì ha debuttato al Lac
Chi scrive recensioni lo sa: quello che conta, alla fine, è una frase che – talvolta estrapolata in maniera un po’ maliziosa dal contesto – “suoni bene” e venga così messa in evidenza in manifesti e rassegne stampa. Una prassi discutibile, ma ci sono artisti e spettacoli che in fondo se la meritano, quella frasettina entusiasta, e nell’elenco inseriamo volentieri ‘Nuda’ della Compagnia Finzi Pasca che ha debuttato mercoledì sera al Lac. Eccola qui: “Uno spettacolo per gli occhi, una gioia per il cuore”. Non molto originale, ma riassume abbastanza bene l’ora e mezza – esclusi gli applausi – della prima.
In ‘Nuda’ la compagnia mette in campo tutta la propria maestria scenografica e tecnica. Cose in parte già viste in precedenti produzioni, come i “tubi di luce” che reagiscono alla musica o gli attori che volano e danzano sospesi sul palco, ma che in questo spettacolo vengono impiegati in maniera particolarmente elegante. Così i tubi di luci popolano il proscenio e, seppur in maniera più discreta della foresta di luci di ‘Bianco su Bianco’, interagiscono con il racconto, accompagnando le parole delle due attrici Melissa Vettore e Beatriz Sayad e trasformandosi ora in fuoco ora in neve. Quanto alle danze aeree, oltre al fascino di coreografie ben costruite ci portano, con i fili ben visibili che regolano soprattutto i movimenti di Francesco Lanciotti, nel mondo delle marionette. Contribuiscono inoltre a quella leggerezza sognante che, come sempre negli spettacoli di Finzi Pasca, fa da contrappunto a storie di dolore. In ‘Nuda’ “tutto danza e levita costruendo attimi di giocosità mentre si parla di mostri che vivono accanto a noi”, leggiamo nelle scarne note di regia.
Quali mostri? ‘Nuda’ nasce – ispirato o adattato, difficile dirlo – dall’omonimo romanzo che Daniele Finzi Pasca aveva pubblicato nel 2014 con la casa editrice Abendstern. Due gemelle, una “uscita dalla pancia di mia mamma con una tunichetta immacolata”, l’altra “nata nuda, sporca, con gli occhi appiccicati”, con racconti di morti, uccisioni, lutti.
Solo cinque attori in scena, anche se con un piccolo ma efficace stratagemma – dei pupazzi fissati a braccia e gambe – all’occorrenza si moltiplicano creando movimentate coreografie di gruppo. Da una parte il teatro fisico e le leggere acrobazie delle brave Jess Gardolin e Micol Veglia che insieme al già citato Lanciotti fanno da sognante contrappunto a Melissa Vettore e Beatriz Sayad che invece hanno il non facile compito di raccontare la storia delle due gemelle, tra rivalità, miracoli, culti, ricordi dolci e dolorosi. ‘Nuda’ è uno spettacolo molto parlato, la prima parte è quasi teatro di parola, probabilmente un’eredità del romanzo. Le due attrici se la cavano molto bene, nonostante la difficoltà del non esprimersi nella propria lingua madre, uno dei capisaldi dell’estetica di Finzi Pasca che qui mostra un po’ i suoi limiti: una riduzione del parlato iniziale, o l’anticipo di alcuni momenti maggiormente coreografici, avrebbe dato maggior equilibrio allo spettacolo, forse evitando anche la sensazione di disorientamento che parte del pubblico ha provato, temendo di essersi persa qualche importante dettaglio della trama.
Come detto, lo spettacolo ha al cuore la leggerezza sognante tipica di Finzi Pasca; tuttavia c’è, in quella leggerezza, una intensa sfumatura malinconica, sottolineata anche dalle belle musiche di Maria Bonzanigo. Perché quindi – tornando alla frase a effetto iniziale – parlare di “gioia per il cuore”? Perché lo spettacolo ha comunque la speranza di un lieto fine, con la gemella sfortunata che si disfa dell’armatura in cui si era rinchiusa. Ma una gioia soprattutto perché la Compagnia Finzi Pasca è riuscita a tornare a teatro – riempiendo la sala del Lac, con giusto i posti liberi per il distanziamento sociale – con uno spettacolo festoso e corale.