La bibbia del rock, Rolling Stone, aggiorna la sua storica classifica dei 500 brani migliori dopo 17 anni e cambia le carte in tavola
La bibbia del rock ha aggiornato per la prima volta in 17 anni la sua storica hit parade e lo ha fatto all’insegna dell’inclusione.
La nuova lista è stata creata con l’aiuto di 250 tra musicisti, giornalisti e produttori che hanno preso in considerazione oltre quattromila canzoni. Tra le 500 prescelte, 254, cioè più della metà, non erano state messe in elenco nell’edizione del 2004 che aveva visto ai primi tre posti il futuro premio Nobel per la letteratura, l’ex Beatle e la band di Mick Jagger: tutti musicisti bianchi.
La lista originaria era dominata da rock e soul, ora sono entrate nella top 500 generi diversi come l’hip hop, il latin pop, il country, il rap, l’indie rock e il reggae. “Dal 2004 molto è cambiato”, spiega ‘Rolling Stone’: “Allora l’iPod era relativamente nuovo e Billy Eilish aveva tre anni. Così ci è sembrato giusto dare alla lista una rispolverata. Il risultato è una visione più vasta e inclusiva del pop, una musica che continua a riscrivere la sua storia a ogni nota”.
I Public Enemy in Svizzera nel 2011 (Keystone)
La troika era composta da “Like a Rolling Stone” di Dylan, “(I Can’t Get No) Satisfaction” degli Stones e “Imagine” di Lennon. Adesso è “Respect” a fare da apripista, seguita da “Fight The Power” di Public Enemy, scritta all’epoca del film del 1989 di Spike Lee “Fai la Cosa Giusta”, e “A Change Is Gonna Come” di Sam Cooke che ha spedito, quest’ultimo, il brano pacifista del marito di Yoko Ono al 19esimo posto in classifica.
La canzone di Dylan resta al quarto posto seguita da “Smells Like Teen Spirit” dei Nirvana. “Satisfaction” è stata relegata al 31esimo posto. Diciassette anni fa la versione di “Respect” del 1967 interpretata dalla grande Aretha era arrivata quinta.
Altre inclusioni hanno provocato sorpresa: debutta in classifica al settimo posto “Strawberry Fields Forever” dei Beatles e per la prima volta c’è, due posizioni più in basso, “Dreams” dei Fleetwood Mac. Svaniti senza lasciare traccia invece brani che erano entrati nella ultima top ten: tra questi “Good Vibrations” dei Beach Boys, “Hey Jude” dei Beatles e “What’d I Say” di Ray Charles.