Esce venerdì a sette anni dal precedente capitolo discografico: 15 canzoni, un’opera multietnica, dalle strade imprevedibili e di speranza
S’intitola “Maader Folk” il nuovo album firmato da Davide Van De Sfroos, in uscita questo venerdì e che riporta in scena il cantautore laghée, molto noto anche nella Svizzera italiana, a sette anni di distanza dal precedente capitolo discografico.
Quindici canzoni che raccontano un sogno folk, multietnico e dalle strade imprevedibili che però, in un modo o nell’altro, riportano sempre a casa.
Una “Madre Folk”, benevola e consolatrice, quella di Van De Sfroos, capace di apparire in sogno e indicare una via: quella del folk e di tutte le sue possibili espressioni. “Avevo quest’ansia che non mi dava pace ed ero a casa con il Covid come tutta la mia famiglia - ha raccontato Van De Sfroos - e una notte l’ho sognata. Mi diceva di stare tranquillo e di continuare sulla mia strada, quella fatta di racconti folk, di storie che in pochi raccontiamo. Mi diceva che il folk sarà eterno e di continuare a seguirlo, non importa come”.
“Maader folk” è anche un viaggio, come tutti i lavori di Van De Sfroos, attraverso luoghi vissuti e personaggi del mondo reale, che più reale non si può, fatto di lavoratori e persone comuni, che tanto comuni forse non sono. Un racconto in quindici capitoli intrisi di quel linguaggio che è di tutti, radicato nei valori della cultura italiana e del mondo, come quello del folk.
Un viaggio anche attraverso il tempo, tra il futuro scritto dai suoni scaturiti dalla produzione di Taketo Gohara, e un ritorno ad un passato fatto di sapori celtici degli esordi, il tutto condito da sonorità inedite, curiose e sperimentali.
Canzoni, quelle di Van De Sfroos, scritte prima che il mondo, la musica e lo spettacolo tutto si fermassero per il Covid. “Mi sono chiesto cosa poteva succedere a quelle canzoni già scritte - ha detto la voce delle nuove ‘Fiaada’, ‘L’isola’ e ‘El vagabund’ - e che non potevano cambiare. Alla fine è arrivato il momento di lasciarle a briglie sciolte, libere, per parlare di un ‘Lord’ universale, oltre tutte le religioni e credenze”.
Canzoni con storie diverse, alcune che hanno visto la luce pochi giorni prima di registrare, altre che invece sono rimaste nascoste per anni in un cassetto, come nel caso di “Oh Lord, Vaarda Gio”, preghiera libera e dalle sonorità gospel, nella quale si fondono le voci di Van De Sfroos e Zucchero. Il brano ha anche ispirato il videoclip con Mauro Corona, presentato alla 78esima Mostra Internazionale dell’Arte Cinematografica di Venezia.
“È un disco di apertura - ha spiegato il cantautore - e di speranza. Un album che mi riporta a casa anche attraverso suoni pionieristici”.