Quando c'è Rossi, il Santilli diventa pop. Anzi, 'art pop, ma non per essere snob'. Una nuova canzone che parla di sensazioni perdute, ma anche belle da ricordare.
Il trucco è noto, ma lo spieghiamo volentieri un’altra volta. Come un Dottor Jeckyll buono o un Clark Kent con meno muscoli, a volte Marco Santilli si trasforma in Marco Santilli Rossi e la musica cambia. Nel senso che Rossi è sinonimo di canto, di canzoni. È il Marco Santilli colto che diventa, coltamente, pop. Anzi, «art pop, ma non per essere snob», dice il protagonista di questo articolo, nel rispetto di un genere preciso, svilito per luoghi comuni e usura, e perché «anche in questa forma art pop resto musicista». Nello specifico: «Adoro cantautori come Dalla, che era un gran musicista, tra le altre cose, ma del cantautore si predilige spesso il testo impegnato, quando lo si può definire tale, e si pensa meno alla musica, intesa più come supporto».
Chiarite le basi di partenza, si può scendere nel nuovo singolo di Marco Santilli Rossi, che porta un titolo quasi dannunziano, ‘All’ombra dei vigneti’. E con la consueta invadenza nei testi altrui, chiediamo all’autore di guidarci tra i filari, lui col pallone tra i piedi, come da copertina, in quello che sembra – “Non ti ho lasciata ma, di te respiro l’aria” – un ritorno, o comunque un’aprire l’album dei ricordi. «Sì. Non so se chiamarli flashback, ma di questo si tratta». E la conferma ci apre ai significati di “Vieni fuori a giocare, come fosse ieri”, e a “Scendi in piazza a scherzare”, sempre come fosse ieri. «Un periodo favoloso, pieno di libertà, di gioco, di primi amori – “E se all’ombra dei vigneti scoprirai un po’ di me” – dove il gioco serale estivo è qualcosa che si perde con l’età adulta». Il libro dei ricordi non è solo giorni di sole. I “fiori d’ombra sbocciati altrove”, sono il nemo propheta in patria di chi si è realizzato altrove, «e fa bilanci, chiedendosi come sarebbe andata se fossi rimasto». Parla uno nato a Locarno – «Come nascevano tanti. Mi piace Locarno, ma ci sono solo nato» – realizzatosi professionalmente a Zurigo dopo l’infanzia trascorsa a Giornico, da cui ‘La Stüa’ del Santilli con un cognome solo (album del 2017 che trasuda Giornico dall’inizio alla fine) e soprattutto i vigneti della canzone di cui parliamo: «Giornico è il comune più a nord del Cantone che possiede vigneti. È qualcosa che in me genera, inevitabilmente, del romanticismo».
Team che vince non si cambia. Come in ‘Essere o umano’, poco più di un anno fa, co-produce Urs Wiesendanger nella già citata lunga e fattiva amicizia. «Come si fa oggi, più una prassi che un ‘desiderio’, pubblico singole canzoni per arrivare all’album», che uscirà in autunno e non ha ancora un titolo. «Spero e ci tengo, per tenerlo in vita il più a lungo possibile, di poterlo portare fuori dal vivo, adattandomi alle location piccole con situazioni, eventualmente, anche in trio». In tutto questo, Santilli senza Rossi sta ultimando l’album del nonetto. «Riesco a sdoppiarmi, è una forma mentis che riesco ad acquisire abbastanza rapidamente. Sono cresciuto musicalmente con tanti generi, e se il tempo me lo permettesse, credo che terrei ancora un piede anche nella classica». Per completezza d’informazione, l’ispirata e assai ben prodotta ‘All’ombra dei vigneti’ esce il 20 agosto. “In tutti gli store digitali”, come si dice in questi casi (il resto, è tutto su www.marcosantillirossi.com).