Più volte a Lugano, il grande pianista scomparso ha lasciato una scia di grandezza anche in Ticino. Il ricordo del patron di Estival Jazz
“To Chick Corea. In recognition of the extraordinary contribution he has given to contemporary music and culture. Lugano, july 1, 1995”. Usava queste parole, ventisei anni fa, l'allora Lugano Estival Jazz per motivare il Premio alla carriera a Chick Corea, leggenda del pianoforte spentasi all'età di 79 anni lo scorso 9 febbraio per una rara forma di cancro diagnosticatagli poco tempo fa, morte ufficializzata dalla famiglia dell'artista prima della mezzanotte di ieri da un post sulla sua pagina Facebook. «Prima che fosse di pubblico dominio – racconta a laRegione Jacky Marti, patron di Estival Jazz – ho avuto la notizia da un amico americano. Al mio post su facebook in molti hanno gridato alla fake news, qualcuno ha scritto che in realtà Chick Corea stesse benissimo e poi, passati i minuti, quell'anticipazione si è rivelata vera». La scomparsa del pianista statunitense è per Jacky «molto dolorosa, si tratta di un'immensa perdita per la musica. È vero che aveva già 79 anni, però era ancora attivo. Quest'estate, pandemia permettendo, avrebbe dovuto suonare a Gstadt. Eravamo in contatto, già lo scorso anno si pensava di poterlo portare nuovamente da noi, poi tutto si è fermato».
Chi meglio di Jacky Marti può parlare di Chick Corea, in più occasioni in Piazza Riforma, in forma acustica o elettrica: «Gli piaceva molto venire in Ticino, abbiamo sempre avuto un bel rapporto, gli auguri a Natale. Bellissima persona, uomo colto e raffinato oltre che immenso artista che ha influenzato più generazioni. Un gigante come pianista e compositore, ma anche una persona molto disponibile, sempre sorridente, socievole. Ho molti ricordi di lui». E molti aneddoti, alcuni dei quali stanno, con testimonianza fotografica annessa, nelle pagine de ‘Il colore degli incontri’, le “piccole storie di grandi personaggi” di Jacky Marti pubblicate da Fontana Edizioni che includono, ovviamente, anche il pianista statunitense: «Sì, ce ne sono parecchi. Ti racconterò della prima volta, nel 1984, quando ancora molto giovane venne a Lugano con il flautista Steve Kujala. Non avevano mai suonato insieme, chiesero una sala in cui provare e la Rsi mise a disposizione l'Auditorio Stelio Molo a Besso. Ebbene, per quattro sere di fila Chick Corea arrivava con Kujala alle dieci di sera e restava con lui in Auditorio fino alle cinque del mattino. Ebbi la fortuna e il privilegio immenso di poter assistere a quelle prove, non mollandone nemmeno una».
Altri aneddoti. Quello automobilistico: «Non è per fare pubblicità, ma quell'anno uscì la Honda Jazz e la casa produttrice mise a disposizione dei musicisti due auto per il periodo dell'Estival. Io ne diedi una a Corea e lui, durante il giorno, girò praticamente tutto il Ticino. Pochi lo sanno ma è stato in Vallemaggia, in Valle Verzasca, un po' in tutte le nostre valli con quell'utilitaria». Aneddoto culinario-religioso: «Volevamo ospitarlo in un grande albergo, magari lo Splendid, nel quale i musicisti allora alloggiavano. Lui disse: “Vengo a Lugano soltanto se posso stare all'Albergo Ticino”. Io nemmeno sapevo dell'esistenza di un Albergo Ticino, che era vicino alla Piazza Cioccaro, un albergo che era un bijoux, ora credo ci sia Gabbani. Alla fine scoprii che Chick Corea faceva parte di un movimento religioso molto popolare negli Stati Uniti – Scientology, ndr. – del quale era addirittura capo di una chiesa in Florida. E l'Albergo Ticino era gestito da un correligionario».
Il ricordo più bello: «Nel 2003, sul palco di Piazza Riforma stava suonando la band di Eddie Palmieri, grande tastierista latino-americano. Ero con Corea dietro il palco: si muoveva, si entusiasmava per Palmieri, grande esponente di quella musica. Lo spinsi a raggiungere Eddie sul palco, sai, una jam session improvvisata è sempre uno scoop. Mi guardò un po' storto, poi a un tratto, ripensandoci, raggiunse Palmieri, che rimase abbastanza sorpreso, si sedette allo stesso pianoforte e a quattro mani cominciarono a fare salsa. Chi era in piazza quella notte se lo ricorderà...».
«Persona disponibile, molto diversa da altri tastieristi come Keith Jarrett e Herbie Hancock», spiega Jacky. A proposito di Hancock: «Tra le migliaia di fotografie che ho con gli artisti, una di quelle che mi sono più care è quella in cui sono in compagnia di Chick Corea e Herbie Hancock». Che non suonavano insieme, quella sera, e nemmeno parlavano di musica: «Parlavano di camicie, perché Hancock, almeno a quell'epoca, arrivava in piazza con un armadio portatile con dentro una ventina di camicie Versace. Ne propose una a Chick, che gli disse che non avrebbe mai potuto indossare cose così variopinte...». Le camicie, insieme alla musica, tra le cose belle di Estival: «Sì, sono anche gli incontri dietro le quinte tra artisti differenti, che alla fine sono persone come tutti gli altri».
Chiudiamo in musica: «Il Chick Corea che preferisco? Forse per questioni anche generazionali, la svolta elettrica con i Return To Forever (band jazz fusion fondata nel 1971 da Corea, ndr), o i classici che ogni band anche dilettantistica suona come ‘Spain‘ o ‘Fiesta’ e che hanno segnato il tempo. Quei dischi li ho consumati, ho dovuto ricomprarli, rigorosamente in vinile. Forse il periodo più bello, non disdegnando le molte altre sfaccettature della sua variegata attività musicale. Resto molto contento e orgoglioso di averlo portato nella nostra piazza. Ricordi che rimangono indelebili».
L'intervista integrale con Jacky Marti in ‘Generi di conforto’, il podcast de laRegione in onda domani (www.laregione.ch/generidiconforto).