Il 27 e 28 febbraio 2021 ‘il più grande festival musicale svizzero di sempre’. Nessuno suonerà una nota, ma si possono acquistare i biglietti e salvare la musica
Marina Abramovic ne andrebbe fiera. In questo particolare momento storico, il Ghost Festival è – concettualmente – più di un open air, più di un concertone in Piazza Grande, più di una diretta streaming. È una performance artistica, una di quelle cose un po’ strambe (quelle di Yoko Ono sono particolarmente strambe) ma valle solo a pensare. Il Ghost Festival mette in primo piano non lo spettacolo in sé, bensì l’essenza stessa del fare musica, qualcosa che è, in parte – per chi si muove al di fuori del raggio di luce dei riflettori – anche uno dei momenti più belli di questa professione, e cioè il ‘prima’, l’attesa, tutto quel che precede il salire sul palco, e cioè la costruzione della macchina dello spettacolo, dunque non solo l’artista, ma anche l’ideatore, l’impresario, il manager, il tecnico, il grafico, il comunicatore. Perché prima del ‘chi è di scena?’, prima della musica suonata e della standing ovation finale (e anche prima dei fischi, che sono parte della vicenda artistica e che tutti, oggi, sarebbero disposti a prendersi pur di lavorare) c’è – citiamo dalla musica leggera dei migliori Matia Bazar, quelli belli degli esordi – “tutto un mondo intorno”.
Il Ghost Festival è – recita il comunicato stampa – “il più grande festival musicale svizzero di sempre”, un evento che comprende “circa 300 band e musicisti provenienti da tutta la Svizzera come Patent Ochsner, Dodo Hug, Stefan Eicher, Lo & Leduc, Züri West, il quarto classificato all’ultimo Eurosong Luca Hänni, James Gruntz, Veronica Fusaro, Stefanie Heinzmann, Anna Rossinelli, i ticinesi Animor, Make Plain, Peter Kernel e un migliaio e più di altri artisti, suddivisi in due giorni di musica. Letteralmente tradotto, il Ghost Festival è ‘Il Concerto Fantasma’. Ed è esattamente così, nel senso che tutto è pronto nei minimi dettagli ma il prossimo 27 e 28 febbraio, data in cui l’evento svizzero è annunciato, non si ascolterà una sola nota. Però possiamo acquistare un biglietto, vero, fisico, reale, che vale per tutta la musica che ci ha accompagnato nella nostra vita. Il Ghost Festival è organizzato dal Ghost Club come atto di solidarietà nei confronti dei creatori di musica. È un sostegno a breve per l’industria musicale e, insieme, il riconoscimento della musica come valore culturale nella società. Un valore che – citando ancora dalle note di presentazione della manifestazione che non c’è – “merita un risarcimento senza dover dimostrare nulla”. E il risarcimento avviene per le vie tradizionali.
Ticket, merchandising, pubblicità
Il Ghost Club offre – tramite www.ghost-festival.ch – un pass giornaliero di 20 franchi e un pass di 2 giorni a 50 franchi. C’è anche il pacchetto Vip da 100 franchi, per chi se lo può permettere. L’acquirente riceve il braccialetto del Festival, ma può anche acquistare il merchandising ufficiale (bandiera, felpe, t-shirt). Radio e tv possono contribuire diffondendo il verbo o intervistando gli artisti, i muri cittadini possono offrire spazi vacanti per i manifesti, e tutti – su biglietti-sito-locandine-inserzioni-braccialetti-Vip Packages – posso investire denaro apparendo nell'ampio e personalizzato spazio pubblicitario a disposizione, alle condizioni elencate sul sito.
Dietro il Ghost Festival c’è l’Associazione senza scopo di lucro Ghost Club, creata appositamente per l’omonimo Festival, che tramite professionisti del marketing in carne ed ossa si occupa del concerto che non c’è nello stesso modo in cui se ne occuperebbe se il concerto ci fosse. Il flusso di denaro derivante dalla vendita di biglietti, merchandising, pubblicità, donazioni (da bonificarsi utilizzando questo numero Iban: CH21 0900 0000 1562 0323 3) è affidato a una società fiduciaria esterna.
Agli operatori del settore musicale andrà il 100% degli introiti della manifestazione. Garantisce a laRegione Dominik Gysin, portavoce stampa e membro fondatore del Ghost Festival.
Sì, il nostro vuole essere un focus sul presente della scena musicale. Ora come ora, nessuno può fare musica, pianificare o concludere accordi relativi a concerti. Il 2021, in particolare, sarà un anno in cui presumibilmente il booking sarà nullo e noi cerchiamo di fare in modo che tutte le persone che lavorano nel settore non siano dimenticate. È il centro del discorso. Certamente, se vendessimo un milione di biglietti con questa iniziativa ogni singolo musicista avrebbe per sé quel che serve per sopravvivere dignitosamente all’emergenza. Ma non abbiamo questa pretesa. Il nostro è uno sforzo per far sì che si tenga ben presente quel che accade in questo settore e si sappia quanto la situazione sia pesante.
Confermo, c’è una prevendita di biglietti reali. Tutto il denaro raccolto va a confluire in un fondo della nostra associazione, sotto la supervisione di un legale di Berna che si occuperà di distribuire poi la somma raccolta a un totale di 1'278 figure operanti nel music business. Figure che non sono soltanto musicisti, ma anche tecnici, booker, manager, autisti, chiunque abbia un ruolo nel nostro mondo, che è fatto di molte categorie
Siamo partiti a novembre, abbiamo messo insieme tutto molto rapidamente, perché ve n’era l’urgenza. Siamo molto felici di avere trovato tante persone disposte a lavorare molte ore al giorno per rendere tutto questo possibile
Da una parte, tutti noi comprendiamo l’attenzione che lo Stato deve porre all’emergenza sanitaria, e tutti vogliamo che ognuno possa sentirsi il più possibile sicuro e in salute. Ma c’è un problema altrettanto grande, e cioè che tutto si è fermato e che i festival estivi, almeno per la maggior parte, non si terranno. Qualcuno sta facendo programmazione per il prossimo inverno, ma si tratta di grosse strutture, non i piccoli club che sono consci di quanta incertezza un impegno di questo tipo porterebbe. Per molti musicisti, poi, lo scenario futuro è forse addirittura peggiore del sentirsi dire che non sono autorizzati a fare musica per un altro mese. Io credo che l'unica certezza che abbiamo attualmente sia che, semplicemente, non sappiamo quando potremo tornare a fare il nostro mestiere.
Vedremo che succede. Dipenderà da come i cittadini svizzeri reagiranno a questa proposta, quanti biglietti venderemo, quale tipo di copertura media riusciremo a ottenere. Naturalmente, il nostro sogno sarebbe che con l’auspicata ‘resurrezione‘ il Ghost Festival possa diventare qualcosa di reale. Ma allo stato attuale siamo ancora nella dimensione del sogno.