Spettacoli

Biréli Lagrène al Jazz Cat in onore di Django

La stagione 2020 del club asconese al via sabato 11 gennaio con l'omaggio di Biréli Lagrène al grande Django Reinhardt

Lagrène, con Winterstein e Mayer nel ‘Dinasty Guitar Special’
10 gennaio 2020
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Considerato uno dei massimi chitarristi jazz viventi e l’indiscusso erede di Django Reinhardt, Biréli Lagrène si esibisce domani, sabato 11 gennaio, alle 20.30 al Teatro del Gatto di Ascona, ospite del Jazz Cat Club. Lo spettacolo si intitola ‘The Dinasty Guitar Special’, Lagrène si esibisce in trio in un omaggio al cosiddetto ‘gipsy jazz’ o ‘jazz manouche’, un genere popolare che ha molti estimatori anche nella Svizzera italiana (biglietti: info@jazzcatclub.ch o chiamando lo 078 733 66 12).

Mr. Lagrène, pensa che la definizione dei generi – jazz, rock, fusion, jazz gypsy, jazz manouche – aiuti a diffondere la musica? O i generi sono solo etichette a uso della critica musicale?
Penso che i generi non facciano mai la differenza. Qualsiasi tipo di stile che sia vero e genuino può arrivare facilmente al pubblico.

‘Musica fusion’ è stato da sempre concetto sfuggente e indefinito: come definirebbe questo ‘genere’ che ha conquistato accoliti negli ultimi decenni?
La fusion è stata figlia dei suoi tempi, fu una reazione molto tipica al periodo in cui divenne popolare e si diffuse. Ha presente, in giro era pieno di gente con la pancia piena, tipi che erano noiosamente alla costante ricerca di soldi; in questo contesto particolare, la fusion non ha fatto altro che cercare di svegliare le persone. Ma temo che una simile cosa non potrebbe ripetersi più al giorno d’oggi.

Viene quasi spontaneo chiederle anche che ruolo oggigiorno la musica possa ricoprire? Personalmente ritengo possa aiutare le persone a superare la sfiducia reciproca.
La musica è l’unico mezzo di comunicazione che non consente menzogne, nessuna menzogna è ammessa. Il che significa che nei momenti critici, come quello in cui viviamo oggi, la musica, come forma di espressione, può giocare un ruolo molto importante.

Può parlarci della sua esperienza con la chitarra?
Suonare la chitarra è un must per me. Avere suonato e continuare a suonare con artisti di grande esperienza e classe mi ha dato la possibilità di aprire la mente e spingermi oltre nella mia carriera e definizione di artista.

Cosa può dirci della sua esperienza musicale insieme a Jaco Pastorius?
Frequentare Jaco e suonare con lui è stata una vera esperienza, una di quelle che ti porti dietro per tutta la vita. Per raccontarti tutto probabilmente ci vorrebbe un anno o più.

C’è stato un evento, un evento particolare, una sorta di svolta durante la sua carriera che le ha fatto cambiare profondamente prospettiva sulla musica e sulla chitarra?
Se sei un vero musicista, ogni singolo brano che suoni significa di sicuro qualcosa e potrebbe portarti a cambiare e prendere una nuova direzione.

Concludendo, potrebbe dirci qualcosa sul progetto The Dinasty Guitar Special che andrà in scena al Teatro del Gatto di Ascona? Come ha conosciuto Holzmanno Winterstein e Vali Mayer?
Holzmanno Winterstein e Vali Mayer appartengono a quella generazione di musicisti che ha contribuito a rendere negli ultimi cinquant’anni la gypsy music e, in particolare, il gypsy jazz famosi in tutto il mondo presso un ampio pubblico. Ed entrambi lo hanno fatto suonando con gente del calibro di Haens’che Weiss, Titi Winterstein, Schnuckenack Reinhardt ecc. Holzmanno con il suo stile assolutamente rispettoso della tradizione e Vali Mayer con il groove del suo basso, un groove che in realtà si adatta ad ogni stile, nulla di più normale per uno che ha suonato con Stephane Grappelli nei primi anni Cinquanta a Parigi.

Qualche progetto discografico con Winterstein e Mayer in cantiere?
Ancora nulla in pentola per il 2020…