L'intervista

L'altra doppia elica

Intervista a Filippo Dini, stasera e domani al Sociale con ‘Il segreto della vita’, spettacolo sulla storia dimenticata della scienziata Rosalind Franklin

Filippo Dini e Lucia Mascino in scena (© Bepi Caroli)
26 aprile 2018
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La doppia elica del Dna è una delle icone della modernità, un’immagine familiare anche a chi di genetica ne sa poco. E, pur digiuno di scienza, conosce i nomi dei due eroi che nel 1953 svelarono la complessa struttura della molecola della vita: James Watson e Francis Crick. Qualcuno ricorderà anche Maurica Wilkins, che condivise con loro il Nobel per la medicina nel 1962, ma c’è un quarto nome a lungo dimenticato, in questa storia di grande scienza e meschina umanità: Rosalind Franklin, la fisica e cristallografa britannica le cui immagini ai raggi X del Dna, mostrate senza il suo permesso a Watson e Crick, permisero ai due scienziati di costruire il loro modellino con la celeberrima doppia elica. E vincere quel Nobel che lei non vide mai, perché morì di tumore nel 1958, a soli 37 anni.

Una vicenda molto attuale, come ci spiega Filippo Dini, regista e attore di ‘Il segreto della vita’, spettacolo del Teatro Eliseo di Roma sulla vita di Rosalind Franklin, in scena questa sera e domani alle 20.45 al Teatro Sociale di Bellinzona.

Filippo Dini, ‘Il segreto della vita’ è la versione italiana di ‘Photograph 51’ che ha debuttato a Londra nel 2015…
Sì, la pièce è di una scrittrice americana, Anna Ziegler, che ha ripercorso gli ultimi anni di vita di Rosalind Franklin in maniera abbastanza fedele, con un forte legame con una biografia – non so se l’unica, ma sicuramente la più autorevole – della Franklin, ‘The Dark Lady of Dna’ di Brenda Maddox. Il racconto è molto fedele rispetto sia alle vicende sia al carattere e alla personalità di Rosalind Franklin.
La struttura della drammaturgia è molto originale e stupefacente perché non ha unità né di tempo né di spazio, ma salta continuamente da un luogo all’altro e da un’epoca all’altra. Scene intervallate dal passato e dal presente, come se un gruppo di scienziati – non lei, ma tutti gli altri, gli uomini – si fossero incontrati nel presente per fare il punto su come sono andate le cose sessant’anni prima, un passato che poi lo spettatore vede in scena. In questo passaggio dal passato al presente, ognuno commenta l’accaduto sempre secondo la propria personalità: chi continua a difenderla come la persona che le fu più vicina, Donald Caspar, e chi continua ad attaccarla come James Watson che praticamente le rubò la Fotografia 51.

Come del resto effettivamente accaduto, con il contributo di Rosalind Franklin inizialmente ridimensionato…
Completamente cancellato per decenni: ora si comincia a riparlarne ma non c’è stata nessuna pietà. Eppure lei è stata fondamentale: senza la sua “fotografia” – che poi in realtà si trattava di lastre realizzate con i raggi X, richiedendo giorni di lavoro – che ritraeva in maniera evidente la struttura del Dna, non ci sarebbero mai arrivati, o comunque ci sarebbe voluto molto più tempo.

Fotografia sottratta di nascosto…
Sì, in realtà qui è Wilkins, il personaggio che interpreto, che la mostra in maniera un po’ ingenua e maldestra, senza pensare alle conseguenze. Watson la vede e rimane folgorato, perché per lui ormai è tutto evidente. Anche se in realtà a quel punto è evidente per tutti, solo che partono da presupposti diversi: Rosalind Franklin voleva dare un contributo alla scienza, mentre l’obiettivo di Watson era soltanto diventare famoso. Come è evidente dal suo libro, quel ‘La doppia elica’ che si trova in tutte le librerie – mentre la biografia di Rosalind Franklin che ho citato prima è difficilissima da trovare.

Che cosa l’ha convinta a portare in scena questa storia?
Innanzitutto la storia di questa donna completamente dimenticata: è la restituzione di una pagina di storia, la restituzione della memoria di una donna offesa dalla storia, dai colleghi.
In tempi come questi, dove il maschilismo non è per nulla affievolito ma è anzi imperante, è una storia contemporanea.
Inoltre, come ho già accennato, per la scrittura: lo spettacolo è molto divertente, l’argomento scientifico non deve spaventare, perché è non dico un pretesto ma quasi. Il racconto della scoperta della struttura del Dna lascia il posto alla bellissima storia di questa donna e all’incapacità degli uomini di entrare in contatto, alla loro difficoltà a comprendersi. Alla fine questi loschi figuri sono molto ridicoli, nel loro approcciarsi a Rosalind Franklin.
È questo che mi ha molto attratto e che mi commuove tutte le sere, quando lo facciamo.

Lei sulla scena, come accennato, è Maurice Wilkins.
Esatto, il capo di Rosalind Franklin, con cui non riuscì mai ad avere un rapporto sereno. Il loro incontro iniziò con una incomprensione: il superiore di Wilkins aveva chiamato Rosalind Franklin al King’s College di Londra promettendole che avrebbe potuto lavorare in completa autonomia, mentre a Wilkins – pare – riferì che invece lei sarebbe stata la sua assistente.
Questo li mise subito uno contro l’altra e non ci fu più modo di ricucire questa separazione. Lei aveva un terribile carattere, una persona difficile sotto tanti punti di vista, però era anche una scienziata in un ambiente terribilmente maschilista ed era una ebrea nel 1951.

Un personaggio difficile. In ‘Photograph 51’ il ruolo era affidato a Nicole Kidman, qui abbiamo avuto il primo anno Asia Argento, sostituita adesso da Lucia Mascino…
Quello con Asia Argento è stato un bellissimo incontro: perché era la prima volta che si sperimentava con il teatro, ma anche per la sua personalità, il suo carattere estremamente forte. Mi sembrava ideale per il ruolo, e infatti così è stato.
Poi Asia non ha potuto riprendere la tournée e allora mi sono orientato su Lucia Mascino, attrice di grande esperienza, con la quale avevo già lavorato in passato e dal carattere forte. Perché è vero, Rosalind Franklin è un personaggio estremamente difficile, pieno di insidie: non è semplice rendere una personalità forte e “antipatica” esprimendone tutto il fascino che deve avere in quanto protagonista della commedia. Lucia Mascino mi è sembrata la persona più giusta per restituire tutte le possibilità di questo ruolo, di questo personaggio.