Spettacoli

Berlinale, l'Orso d'oro ad Adina Pintilie

La 68esima edizione premia le donne. L'Orso di cristallo nelle mani del regista losannese Germinal Roaux

L'Orso d'oro e Adina Pintilie (foto: Keystone)
25 febbraio 2018
|

Nel segno soprattutto delle donne, ma anche dell'impegno politico, come è tradizione della Berlinale, questa 68esima edizione del Festival del cinema di Berlino che si è chiusa ieri sera. A vincere l'Orso d'oro è il 'disturbante' "Touch me not" della romena Adina Pintilie che vince anche il premio opera prima; una ricerca psicologica sul desiderio umano e sulla reale possibilità di entrare in contatto con l'altro: toccare per entrare in contatto fino a che punto è possibile?

Protagonista è una donna che non vuole essere toccata e cerca il senso del contatto negli altri. ''Vorrei che questo film ci aprisse tutti al dialogo al di là di ogni frontiera'', ha detto Pintilie ritirando il premio dalla giuria presieduta da Tom Tykwer.

E anche l'Orso d'argento Gran premio della giuria è al femminile, a prenderlo è Malgorzata Szumowoska con "Mog", inno acido e grottesco al consumismo con una folla di persone di ogni età che pur di accaparrarsi il più possibile a una svendita natalizia si spoglia fino alle mutande.

"L'isola dei cani", film in stop-motion di Wes Anderson che molti davano alla vigilia per favorito, non ottiene l'Orso d'oro ma conquista la miglior regia. Anderson non è presente, per lui ritira il riconoscimento Bill Murray.

"Las herederas" di Marcelo Martinetti che, oltre all'Alfred Bauer, ha vinto il premio per miglior attrice andato ad Ana Brun è ancora una volta una sinfonia al femminile con la storia di Chela e Chiquita, coppia lesbica che vive da trenta anni insieme. Quando la tonica Chiquita viene arrestata per frode fiscale, Chela scopre che la sua anima non è così dimessa come credeva e che può farsi una nuova vita.

La preghiera, l'affidarsi a Dio, può essere un'ancora contro la deriva delle droghe. È quello che rappresenta con forza e misticismo "La priere" di Cedric Kahn (Gli uomini di Dio) e giustamente ottiene il premio come miglior attore andato al giovane Anthony Bajon, nell'interpretazione del multi-facce Thomas.

Tra i delusi di questa 68esima edizione c'è soprattutto la Germania, che non ottiene nulla, nonostante molti avessero puntato "In the aisles" di Thomas Stuber, storia d'amore triste tra due impiegati nel background di un grande magazzino nella provincia della Germania est d'oggi. Ma tra i favoriti che non hanno ottenuto nulla c'era anche il norvegese "U: July 22" con la cronaca al cardiopalma della strage di 69 giovani sull'isola di Otaya e l'anti-musical-splatter bianco e nero "Season of the devil" del filippino Lav Diaz, che però ha già vinto nel 2016 alla Berlinale l'Alfred Bauer, premio della giuria ai film che "aprono nuove prospettive".

Per la Svizzera, già venerdì sera è stato premiato il film "Fortuna" del regista losannese Germinal Roaux nella categoria Generation. Ha ricevuto l'Orso di cristallo per il miglior film e il Gran premio della giuria internazionale di Generation 14plus per il miglior film.