Spettacoli

Nicolò Casolini è 'Politicamente scorretto'

Parte questa sera su La1 il nuovo format di Rsi, con il padrone di casa in abiti non sportivi

(Foto: Loreta Daulte)
13 gennaio 2018
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Magari non gli sarà stato possibile calcare la mano, perché pur sempre di monsignore si trattava. Comunque, televisivamente parlando, il Nicolò Casolini autore e conduttore della prima puntata di ‘Politicamente scorretto’, in onda su La1 questa sera alle 20.40, non si è fatto mancare proprio nulla. Sulla poltrona di fronte alla scrivania ‘alla Letterman’ del conduttore, tanto per cominciare, c’è il vescovo di Lugano Valerio Lazzeri, apripista di una serie di otto puntate che vedranno alternarsi grandi nomi di casa come l’ex consigliere di Stato Dick Marty, l’allenatore della Nazionale svizzera di hockey Patrick Fischer, l’ex Miss Svizzera oggi conduttrice tv Christa Rigozzi e molti altri, sottoposti a un mix di confessioni, confronti e prove pratiche, ogni volta alla presenza di un ospite ‘dedicato’. Ulteriori grandi nomi giungeranno dal Belpaese, come Enzo Iacchetti. E come Enrico Mentana, re dell’informazione italiana e protagonista della seconda puntata, in onda sabato 20 gennaio. Dietro ‘Politicamente scorretto’, 24 minuti nella fascia serale pre-film, c’è Marco Filippini, ‘esordiente’, ma solo come produttore di eventi non sportivi. «Sono più preoccupato di tenere a freno il Casolini, che non per l’esito del programma». Un programma scritto ‘dal Casolini’ con schede tecniche di Michele Ferrario e da consumarsi entro sabato 3 marzo, vigilia di No Billag. Un voto sul futuro che ha prodotto smarrimento, rintracciabile in ogni sguardo che si incrocia nel backstage.

'Il top della scorrettezza? Intervistare Mina. E sgambettare il Brasile...'

Chi dice calcio dice Nicolò Casolini, e viceversa. Capace di incassare le ire del Renzetti furioso durante una diretta televisiva di qualche tempo fa, il suo essere ‘Politicamente scorretto’ potrà sembrare normale amministrazione. Ma forse è solo esperienza. «Ho intervistato cantanti, attori, politici, mi sono occupato di cronaca nera, regionale, ho condotto talk show per i giovani» ci racconta a fine riprese. «Anche se lo sport è il mio campo, ho sempre sconfinato». Dagli ospiti con i quali si confronterà in questi due mesi è esclusa la politica. «Trovo che sia giusto. Per questioni di par condicio, i politici avrebbero occupato almeno metà delle puntate. E poi, in tv si vedono già a sufficienza». Il 20 gennaio, Enrico Mentana. «Lo contattai per la radio» ricorda. «Gli dissi “Lei non mi conosce, sono della radio svizzera”. Lui rispose: “Rete Uno?”. Io: “Sì, Rsi”. E Lui: “Vengo, sono cresciuto con voi, faccio questo lavoro anche grazie a voi”». Quanto si riesce a essere politicamente scorretti in una tv che non è quella italiana? «Punti a un saldo del 50 per cento – risponde Nicolò – e ti illudi che sarà così. Ma è il 20, o il 10. Con un personaggio come il vescovo, poi, è già politicamente scorretto che venga a farsi intervistare da me. E a discapito del titolo, che è marcatamente politico, il fatto che non ci siano politici in trasmissione è di per sé politicamente scorretto». Otto puntate e poi? «Dipende da tante cose. Dall’indice di gradimento, dalla volontà dell’azienda. Io mi auguro ci sia un seguito, anche se non sono per i cicli lunghissimi. Gli ospiti non sono infiniti». A proposito di ospiti, frughiamo nel cassetto in cerca di sogni del tutto personali: «Di impossibile non c’è nessuno, a parte fare i conti con i cachet. Al di là di questo, ci sono 4 nomi che mi piacerebbe intervistare: Michelle Hunziker, la donna svizzera più famosa nel mondo dello spettacolo; Berlusconi, perché più politicamente scorretto di lui non c’è nessuno; Ignazio Cassis, che aveva accettato, ma i tempi delle registrazioni non collimavano con i suoi impegni; in assoluto, Mina. Sarebbe scorrettissimo». Ci lasciamo con altri sogni nel cassetto, smaccatamente calcistici: «Il Brasile dei 400 milioni spesi in due sessioni di mercato Coutinho-Neymar sgambettato dalla nostra Nazionale ai Mondiali: politicamente scorretto. Per loro...».

Indovina il vino della messa (anticipazioni sulla prima puntata)


Mons. Valerio Lazzeri (foto: Loreta Daulte)

Nei tempi morti delle riprese, il vescovo si muove tra il pubblico, stringendo mani e ricostruendo parentele a Dongio, paese natale, ignaro di quello che lo sta attendendo. Con sufficiente faccia tosta, il Casolini gli chiederà di lì a poco di riconoscere il vino della messa tra 4 bicchieri riempiti di buon bianco. Sull’esito della prova pratica, si rimanda alla trasmissione (così come per la seconda prova, che prevede che il monsignore indossi abiti non talari, e la terza, a sfondo culinario). Il vescovo lo incontriamo a riprese concluse, facendoci strada tra torte e pasticcini offerti da Ercole Pellanda, con ruolo ben preciso nella puntata...

Lei su di un palco e il pubblico in sala. Le ricorda qualcosa?
Sì, ma è tutto diverso. Durante un’intervista come questa, impegnati nel dialogo con l’intervistatore, quasi non ci si accorge del pubblico, che ha anche e soprattutto una funzione decorativa. La celebrazione è un’altra dimensione, e in quell’occasione il pubblico è importante. Ma non chiamiamolo pubblico, è l’assemblea, la cui presenza è fondamentale per quello che si sta facendo.

Per un ‘vescovo multimediale’, come l’hanno definita, le telecamere non sono certo un problema...
In un certo senso sono abituato agli studi televisivi, anche se questa è stata un’intervista un po’ diversa. Avevo partecipato al Gioco del Mondo, ma lì fu tutto più tranquillo. Questa intervista era più destrutturata. Comunque ho avuto momenti peggiori…

Ovvero?
Ricordo una trasmissione nella quale non ero riuscito ad aprire bocca. Il compianto Leandro Manfrini aveva realizzato un programma sui giovani in Ticino. Io facevo parte di quella decina di ospiti, ma ero talmente bloccato ed intimorito…

Si può immaginare un mondo senza televisione?
È una realtà, una piazza nella quale manifestarsi. Con tutti i lati positivi e negativi, come tutti gli strumenti.

Ricordi televisivi d’infanzia?
Il mio primo ricordo è un non ricordo. Nel senso che noi non avevamo la televisione, per cui per alcune trasmissioni ci riunivamo in gruppo per andare nella casa della vicina, dove c’era un apparecchio. Non ho avuto una televisione prima di compiere 6, 7 anni...

Il suo programma preferito?
Ricordo il Gatto Arturo, e ‘Un’ora per voi’.

A proposito: come pensa di essere andato?
Io credo che dobbiate dirlo voi. Non so quale sarà l’impatto sulle persone. Temo che non siano abituate a vedermi in questa versione...