“Sarebbe un paradosso una Palma d'oro ad un film che non si vede in sala”: Pedro Almodovar entra a gamba tesa nel dibattito sulle nuove piattaforme e il loro contributo alla produzione cinematografica da presidente della giuria del 70esimo festival di Cannes che si apre oggi.
Netflix e Amazon sono i nuovi nemici del cinema? Il tema è caldo e a Cannes quest'anno tira aria di barricate.
La vicenda è cominciata a metà aprile in Francia all'indomani dell'annuncio del direttore Thierry Fremaux della selezione di quest'anno, con enormi polemiche da parte di distributori ed esercenti, e sembra tutt'altro che chiusa, anzi potrebbe avere clamorosi sviluppi. Stasera comincia il festival e la competizione per la prestigiosa Palma d'oro: due film in gara sono prodotti da Netflix per la piattaforma web e il colosso dello streaming, almeno fino alla vigilia, ha dichiarato di non voler cambiare idea e di mettere sul mercato (francese) della distribuzione i suoi film, anche perché la legislazione francese prevede un periodo di tre anni dopo l'uscita nelle sale prima di rendere un film disponibile su una piattaforma, mentre Netflix ha una politica opposta: uscita online contemporanea alla loro eventuale uscita in sala.
Dunque è ufficialmente in atto un braccio di ferro tra Francia-Cannes e Netflix e le frasi di Almodovar, che leggeva un suo comunicato, dimostrano a che altezza è arrivato lo scontro. La giuria presieduta da Almodovar come potrà considerare per la Palma i film Netflix Okja di Bong Joon-ho e The Meyerowitz Stories di Noah Baumbach? (e quello di Amazon, Wonderstruck di Todd Haynes?)
Ufficialmente il festival di Cannes alla vigilia aveva smentito le voci di espulsione di queste opere (peraltro molto attese) e annunciato un cambio di regole - film con uscita in sala in Francia obbligatoria per essere considerati nella selezione ufficiale del concorso - a partire dal 2018, ma è certo che la frase di Almodovar ha tutta l'aria di voler forzare le cose, magari provocando un ripensamento di Netflix. "Tutto questo non vuol dire che io non sia aperto o non rispetti le nuove tecnologie e tutto ciò che queste tecnologie ci portano", ha aggiunto, "ma il cinema secondo me non dovrebbe essere visto in uno schermo più piccolo della sedia su cui ci sediamo, né queste nuove forme di fruizione devono cambiare le abitudini dello spettatore. Per me la soluzione è semplice: le nuove piattaforme devono - ha detto - stare alle regole esistenti".
(Ansa)