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Come (lo) dico: dal conflitto alla riparazione

All’Usi una giornata per riflettere, tra teoria e pratica, sulla comunicazione consapevole e la cultura riparativa

16 novembre 2024
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Una giornata per capire come le parole permettano di passare dal conflitto alla riparazione, riuscendo ad andare oltre la contrapposizione iniziale: l’Università della Svizzera italiana ospita, domani sabato 16 novembre dalle 8.30 alle 17 nell’Auditorio del Campus Ovest Lugano, un evento dedicato alla giustizia e alla cultura riparativa. ‘Come (lo) dico’ avrà una prima parte, al mattino, più teorica con interventi tra gli altri della linguista e professoressa alla Cattolica di Milano Sara Cigada, dello psicologo, psicoterapeuta e professore alla Supsi Lorenzo Pezzoli e della giurista Grazia Mannozzi, professoressa all’Università dell’Insubria; al pomeriggio, invece, la giornata prevede laboratori e atelier «per provare a mettere in pratica i concetti presentati, attraverso varie discipline, durante la mattinata», come ci ha spiegato la professoressa Annamaria Astrologo, direttrice dell’Istituto di diritto dell’Usi.

Questa giornata si inserisce infatti nelle attività di ricerca che l’Istituto di diritto (Idusi) e l’Istituto di argomentazione, linguistica e semiotica (Ials) portano avanti sulla gestione del conflitto non solo in ambito giuridico e penale. «Per noi è importante che il lavoro di ricerca che porto avanti con la professoressa Sara Greco dello Ials non rimanga all’interno dell’università, ma possa raggiungere le persone, coinvolgendole anche con attività pratiche e di confronto» ha proseguito Astrologo. Negli anni passati sono infatti stati organizzati – insieme ad altri partner come l’associazione rJustice, il servizio Linea, lo Swiss RJ Forum e la Scuola universitaria federale per la formazione professionale – altri due incontri, dedicati rispettivamente al guardare e all’ascoltare. Sabato si aggiungerà, appunto, questo evento dedicato al dire, per riflettere su come comunichiamo nei momenti di conflitto e quale impatto possono avere le nostre parole.

Il contesto è quello della giustizia riparativa, l’approccio che, agendo in maniera complementare al diritto penale tradizionale, cerca di riparare quello che il reato ha in una qualche maniera rotto, nella vittima e nella società. Ma nell’incontro di sabato il discorso è più ampio. «Più che di giustizia riparativa, parlerei di cultura riparativa», ha spiegato Annamaria Astrologo. «Si tratta di affrontare le situazioni di conflitto, attraverso il dialogo, mettendo al centro la cura delle relazioni. Non solo, quindi, in ambito penale, ma anche nella vita di tutti i giorni». E qui è facile pensare ai numerosi conflitti quotidiani, da quelli sul lavoro alle accese discussioni politiche. L’idea di questa cultura riparativa «non è arrivare a una riconciliazione forzata, ma di arrivare, là dove c’è stato un conflitto, a una ricomposizione dei punti di vista, in modo tale che tutte le parti coinvolte possano gestire il conflitto nel modo migliore e poi andare avanti, superando la frattura». In altre parole, l’idea alla base è avere gli strumenti per una comunicazione consapevole che permetta di evitare il conflitto ma non il confronto che, se gestito bene, può avere una funzione positiva.

L’evento di sabato, come detto, si concentra in particolare sull’espressione linguistica, «su come la parola può avere una funzione distruttiva, ma può anche avere una funzione riparativa». La scelta delle parole giuste con cui rivolgersi alle altre persone, con cui esprimere il proprio punto di vista. Ma non solo. «Quali parole scelgo di usare è un pezzo del puzzle, che si unisce ad altri pezzi: il tempo che do alle parole, perché c’è la parola ma c’è anche l’ascolto, il tempo che do all’altro per capire, il tempo che do a me stesso per trovare le parole giuste».

L’incontro sarà aperto, dopo gli interventi delle professoresse Annamaria Astrologo e Sara Greco, dal saluto istituzionale della consigliera di Stato Marina Carobbio, direttrice del Dipartimento dell’educazione, della cultura e dello sport. La chiusura dei lavori sarà invece affidata a Bruno Balestra e Luisella Demartini-Foglia, del Gruppo Giustizia Riparativa Ticino.

Per informazioni e iscrizioni: www.usi.ch/it/feeds/30141.