Li compie il 2 settembre, mentre tiene ancora corsi nei Politecnici federali: ‘Quando si vive qualcosa di straordinario, non lo si può tenere per sé’
Claude Nicollier, il primo svizzero nello spazio, compirà 80 anni il 2 settembre. Tuttavia, non si sente ancora pronto ad andare in pensione, svela in un'intervista concessa a Keystone-Ats. Al contrario, sta cercando di trasmettere la sua passione alle nuove generazioni. “Le esperienze che ho vissuto come astronauta sono state incredibilmente profonde. E quando si vive qualcosa di così straordinario, non lo si può tenere per sé”, dichiara Nicollier, che tiene tuttora diversi corsi presso i Politecnici federali di Losanna e Zurigo. Il vodese resta inoltre in contatto con i nuovi astronauti dell'Agenzia spaziale europea (Esa). Fra questi il bernese Marco Sieber, che nei prossimi anni indosserà ufficialmente i panni di suo delfino diventando la seconda persona di passaporto rossocrociato a volare nello spazio.
Nicollier guarda con nostalgia al periodo trascorso nello spazio e volerebbe di nuovo in un batter d'occhio se ne avesse la possibilità, ma non come turista. “Mi piace fare cose significative, non solo per divertimento. Voglio fare la differenza”. In totale, il classe 1944 ha trascorso circa 1'000 ore nello spazio in varie missioni. “Ho ancora immagini molto chiare nella mia testa”, confida, aggiungendo che “si possono guardare foto o video, ma non è la stessa cosa che viverlo in prima persona”. Nicollier ricorda in particolare il suo incontro con il telescopio spaziale Hubble. “Quando l'ho toccato con la mano per la prima volta, è stata una sensazione molto speciale”. Per ripararlo, è stato il primo astronauta europeo a intraprendere un'attività extraveicolare, peraltro completata con successo.
Osservare la Terra dallo spazio ha avuto un impatto profondo su di lui e ha cambiato la sua visione del mondo. Da lassù si può vedere quanto sia “fragile e le cicatrici che l'uomo ha lasciato. In particolare, gli incendi boschivi e la deforestazione. Dobbiamo proteggere questo pianeta molto speciale perché è l'unico posto in cui possiamo vivere nel nostro sistema solare in questo momento”, prosegue nel suo racconto Nicollier, che si dice comunque moderatamente ottimista sul futuro della nostra casa. A suo avviso, non è da escludere che in futuro l'uomo possa stabilirsi su Marte o altrove per un certo periodo di tempo, ma grandi colonie al di fuori della Terra appaiono improbabili, perlomeno nei prossimi decenni.
“Mi sarebbe piaciuto rimanere nello spazio più a lungo. Non solo per godermi il panorama, ma anche per provare cosa significa vivere in questo ambiente per un periodo di tempo prolungato”, riflette poi il romando, che era solito trascorrere sospeso nel vuoto tra i dieci e i dodici giorni. Il suo successore avrà questa opportunità, dato che nel frattempo le missioni spaziali si sono allungate.
Per molto tempo, l'ambizione di Nicollier di diventare astronauta è sembrata irrealizzabile. “All'epoca i viaggi nello spazio erano divisi tra sovietici e americani”, afferma il vodese, che prima di lanciarsi in questa carriera ha studiato astronomia e fisica e si è addestrato come pilota militare e civile. Ma anche un pioniere come lui non ha potuto realizzare tutti i suoi sogni: “Mi sarebbe piaciuto volare sulla Luna. Ma non c'era nessuna missione lunare quando ero un astronauta attivo”.
Keystone
Agosto 1992, Kennedy Space Center, Florida