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L'assemblea Corsi si prepara per il canone a 200 franchi

Non una difesa della programmazione Rsi, ma l'invito a spiegare l'importanza del servizio pubblico per la società e la democrazia

Marchand
(ti-press)
9 giugno 2024
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Dopo un’ora abbondante di interventi e resoconti, l’assemblea della Corsi ha sospeso le parole per un “intermezzo musicale”. I violinisti dell’Orchestra della Svizzera italiana Duilio Galfetti e Katie Vitalie hanno attinto al repertorio barocco con Georg Telemann, una suite per due violini ispirata ai ‘Viaggi di Gulliver’ (il romanzo di Swift era allora una novità letteraria), e c’è stato qualcosa di piacevolmente ironico nell’ascoltare i ‘Sogni dei lillipuziani’.

La Svizzera è un piccolo Paese, circondato da Paesi ben più grandi e con un’altrettanto grande offerta di programmi nelle varie lingue nazionali: un servizio pubblico radiotelevisivo è per certi versi un sogno, ma un sogno che – riprendiamo qui le parole della presidente della Corsi Giovanna Masoni Brenni – rispecchia l’idea di federalismo elvetico e di nazione fondata sulla volontà. O forse rispecchiava, visto che il servizio pubblico è – sempre parole di Masoni Brenni – sotto attacco: il riferimento è alla proposta di ridurre il canone a 200 franchi, alle 30mila persone che «forse con leggerezza» hanno firmato in Ticino e all’iter di questa iniziativa tra commissioni parlamentari e Consiglio federale; ma anche a quelle che diplomaticamente sono state definite “pressioni politiche” e che ormai non riguardano solo i programmi di informazione. Come sottolineato da vari relatori – e ribadito anche durante il dibattito che ha seguito la parte ufficiale – non si tratta di normali critiche all’operato della Rsi, ma di attacchi all’idea stessa di un servizio pubblico indipendente. Un atteggiamento che (questa volta le parole sono del direttore della Rsi Mario Timbal), non aiuta a migliorare l’offerta ma al contrario destabilizza l’operato.

Il servizio pubblico è sotto attacco, ma l’assemblea della Corsi è stata solo in parte una “chiamata alle armi”: conformemente alla sua missione di fare da tramite tra la radiotelevisione svizzera e il suo pubblico, l’invito non è stato tanto a difendere l’offerta mediatica della Rsi, ma a spiegare il senso e l’importanza del servizio pubblico mediatico. Appello rivolto ai circa 160 soci presenti all’Auditorio Stelio Molo: dall’alto dei posti riservati alla stampa, una distesa di teste canute non molto rassicurante per la diffusione del messaggio.

Il valore del servizio pubblico radiotelevisivo è ovviamente economico, il che è vero soprattutto per la Svizzera italiana – l’ha ricordato il consigliere di Stato Christian Vitta: la Rsi non è solo un importante datore di lavoro, ma anche un’azienda formatrice e creatrice di valore aggiunto attraverso l’indotto –, e ancora di più culturale e sociale.

Proprio quest’ultimo punto è stato al centro del lungo e articolato intervento conclusivo del direttore generale della Ssr Gilles Marchand alla sua ultima assemblea della Corsi (come noto, lascerà l’incarico alla fine dell’anno). Mezzi di comunicazione e democrazia hanno una profonda relazione reciproca: da un lato i media hanno bisogno della libertà garantita da un regime democratico; dall’altro le democrazie hanno bisogno di un’informazione libera, e questo è particolarmente vero in Svizzera con il suo sistema di democrazia diretta. Come in tutte le relazioni, ci sono alti e bassi e questo momento è indubbiamente un basso: Marchand ha elencato vari fattori, dalla globalizzazione con la sua concorrenza ormai mondiale alla frammentazione dei contenuti portati dalla digitalizzazione dei media passando per il calo delle entrate pubblicitarie. Il risultato è una nuova dimensione del vivere insieme che porta a un marcato individualismo cognitivo, che eleva la propria opinione personale a verità, e un settarismo con piccoli gruppi aggressivamente contrapposti tra di loro, una incapacità di discussione che trasforma ogni dibattito in rissa. A essere in difficoltà, ed è una preoccupante novità, sono sia i media privati sia il servizio pubblico.

L’assemblea Corsi ha anche visto l’approvazione di rapporti d’attività e conti, oltre che la sostituzione di alcuni membri, concludendosi con un altro momento musicale: i lavori si sono conclusi con Galfetti e Vitalie, affiancati dal contrabbassista Jonas Villegas, proporre Yaketi Sax di Boots Randolph, celebre sigla del Benny Hill Show. E non c’è bisogno di aggiungere altro.