Negli ultimi vent’anni la pubblicità, in Svizzera come nel resto del mondo, ha perso il piglio spiritoso a causa dei commenti sui social
Pubblicità meno divertente in televisione: il ricorso all’umorismo negli spot è diminuito significativamente negli ultimi 20 anni, scrive la SonntagsZeitung facendo riferimento a un’analisi internazionale.
L’ex pubblicitario di punta Peter Felser e presidente del premio "Swiss Effie", un riconoscimento del ramo, conferma che i risultati valgono anche per la Svizzera. "Una volta la pubblicità elvetica era più divertente: oggi ci sono meno spunti spiritosi", spiega al domenicale.
I responsabili del marketing si lasciano andare a un’autocensura preventiva, astenendosi da contenuti provocatori per non rischiare uno "shitstorm", una cosiddetta tempesta di letame. Diversamente dal passato, ora le aziende "interrompono un’intera campagna dal costo di milioni solo a causa di venti commenti negativi sui media sociali", sostiene Felser.
Anche David Schärer – cofondatore dell’agenzia Rod, che ha fra l’altro ideato la campagna Covid per la Confederazione – ritiene che umorismo e social non vadano d’accordo. "Le imprese sono sotto l’occhio vigile di un pubblico più vasto e se fanno un passo falso vengono sanzionate", dice al giornale. In generale, l’umorismo è sempre ambivalente e l’ambiguità oggi non è di moda.