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Il nuovo Diario scolastico si fonde con le lingue

Le voci di 14 persone che raccontano la loro storia con gli idiomi. A cura di Sara Groisman nel nuovo Diario scolastico della Svizzera italiana

La copertina
12 luglio 2022
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"Secondo le statistiche più recenti, in Ticino vivono persone di 159 nazionalità diverse. È una grande ricchezza: abbiamo a portata di orecchio centinaia di modi di pensare e concepire il mondo, ciascuna coi suoi suoni, la sua musica".

Queste le parole scritte nelle prime pagine del Diario scolastico di quest’anno, il cui tema sono le lingue; curato da Sara Groisman in collaborazione con BiblioBaobab, illustrato da Juliane Roncoroni edito dall’Iet, il Diario racconta le storie, i viaggi, le culture e gli idiomi di quattordici persone tra ragazzi e adulti. Tra le pagine scopriamo le vite di Jinith, Neda, Adriana, Fthawi, Jachen, Hossnieh, Mario, Stella, Gustavo, Lucia, Sultan, Cecilia, Angus e Silina, vivendo con loro il rapporto che hanno con la lingua.

Sara Groisman: come mai avete scelto di raccogliere queste testimonianze?

Volevo dedicare l’agenda 2022-2023 a lingue e alfabeti, ma non sapevo come raccontarli. Poi ho letto un articolo che diceva che in Ticino vivono persone di 159 nazionalità diverse, e mi è sembrato straordinario che in un posto così piccolo ci fosse una tale varietà di esperienze. Ho pensato che bisognasse valorizzarla, e che potesse essere un buon punto di partenza per trattare il tema delle lingue. Così è nata l’idea di raccontare questa varietà attraverso delle testimonianze, dando la parola a delle persone che la rappresentassero.

Per individuarle ho chiesto l’aiuto della biblioteca interculturale BiblioBaobab, che con la sua raccolta di volumi in oltre 140 lingue è un punto di riferimento in Ticino per questi temi. Tramite i collaboratori di BiblioBaobab Sofia Santi e Paolo Buletti siamo arrivati a identificare le quattordici persone che poi hanno scritto i testi.

Il nuovo diario vuole anche essere una promozione alla diversità etnica?

Soprattutto vorremmo mostrare quale ricchezza di lingue e di culture c’è in Ticino. È un discorso che in Svizzera, di solito, tendiamo a declinare parlando della bellezza del plurilinguismo ‘locale’, quindi mettendo in rilievo il fatto di avere quattro lingue nazionali.

Questo è sicuramente un grande valore, ma poi ci si dimentica che in realtà il plurilinguismo in Svizzera è un fenomeno molto più ampio, che comprende sia le lingue nazionali, sia i dialetti, sia le moltissime lingue insediatesi qui attraverso gli scambi con il resto del mondo e tramite l’arrivo di persone da tanti luoghi diversi, ciascuna delle quali si porta dietro un bagaglio di tradizioni e culture. Per mostrare che questa varietà c’è e fa parte della realtà della Svizzera italiana, nell’agenda abbiamo deciso di mescolare testimonianze di persone nate qui e di persone arrivate da fuori: ogni percorso ha il suo valore e la sua specificità e contribuisce alla ricchezza linguistica e culturale del nostro territorio.

Com’è stato per i ragazzi e gli adulti raccontare le loro storie?

Ognuno ha vissuto la scrittura a modo suo. Gli adulti spesso hanno lavorato autonomamente: Adriana, ad esempio, ha risposto alla nostra richiesta con un testo di dieci pagine, scritto a mano, in cui raccontava tutta la sua storia. Tra i ragazzi, alcuni (come Jinith, Fthawi e Cecilia) hanno invece scritto i loro testi nel contesto di un laboratorio di scrittura con la poetessa Stella N’Djoku, organizzato da BiblioBaobab e dal festival di letteratura e traduzione Babel in febbraio. Dopo la fase di scrittura, tutti i testi sono stati letti e discussi con i loro autori. Sono state fatte delle piccole correzioni, ma sempre cercando di non alterare il tono e lo stile di ciascuno: l’idea era quella di far sentire le loro voci così come sono. Infatti anche il modo in cui una persona si esprime è parte della sua storia: nei testi di chi ha imparato l’italiano da poco si sente ad esempio la fatica – ma anche l’entusiasmo – della conquista di una nuova lingua; nella scrittura dei madrelingua, invece, si sentono le influenze della propria regione d’origine. Tutto questo è, si può dire, parte del racconto.