Luigi Pedrazzini ha presentato il Documento programmatico che dovrebbe rafforzare la cooperativa per la Rsi. In vista della ‘No Billag 2’
Novità in vista per la Corsi, la società regionale che rappresenta il pubblico della Rsi e che vuole consolidare il proprio ruolo e la propria funzione (e che, come si vedrà, potrebbe anche cambiare nome).
Ieri, in un incontro online, il presidente della Corsi ha presentato alcune modifiche agli statuti e il nuovo Documento programmatico della Corsi; si è trattato del primo appuntamento di una serie che accompagnerà i soci all’assemblea prevista l’11 giugno nel quale entrambi i documenti saranno votati.
Queste proposte si inseriscono nel quadro di una revisione a livello nazionale del “modello Ssr” che è praticamente l’unica realtà nell’ambito del servizio pubblico radiotelevisivo a prevedere una rappresentanza della società civile, come durante l’incontro ha sottolineato anche Jean-Michel Cina, presidente del Consiglio d’amministrazione della Ssr. Questo grazie alla presenza, a fianco dell’azienda Ssr con le sue unità aziendali, dell’associazione Ssr con le proprie società regionali: uno degli scopi della revisione è rendere chiaro che la Ssr non è semplicemente l’azienda ma anche l’associazione, dal momento che entrambe condividono valori e missione. “Noi siamo la Ssr” come ribadito da Cina durante la sua presentazione nella quale ha illustrato i tre pilastri della strategia Ssr, che riassunti in poche righe diventano un po’ freddi slogan: generare comprensione, permettere la partecipazione, vivere l’impegno. Più indicative le conclusioni di Cina: «Servono volontà e coraggio di cambiare perché la Ssr in quanto istituzione non può più contare su un sostegno scritto nella pietra».
Questo progetto coinvolge, come detto, tutte le società regionali inclusa la Corsi, attiva su più fronti. Pedrazzini ha ad esempio accennato ad alcuni progetti per coinvolgere maggiormente i giovani. Ma i punti centrali della presentazione di ieri sono stati il Documento programmatico e alcune richieste al Cda della Ssr (in parte già accolte, come un maggior coinvolgimento nella definizione dei concetti di programma, altre ancora da discutere come istituire una procedura per la ricezione in azienda dei rapporti del Consiglio del pubblico). L’obiettivo è chiarire meglio quali sono i compiti della Corsi, dal contribuire all’adempimento del mandato di servizio pubblico alla promozione dell’indipendenza della Rsi. Capitolo delicato quello dell’indipendenza della Corsi e dei suoi membri, dal momento che, ha precisato Pedrazzini, «è anche giusto che la Corsi rispecchi la ricchezza sociale e politica della popolazione». C’è poi la questione del nome: le altre società regionali, appunto per sottolineare il legame con la radiotelevisione pubblica, si chiamano tutte Ssr o Srg precisando la regione linguistica. La Corsi potrebbe quindi diventare “Ssr Svizzera italiana”, anche se probabilmente si manterrà il “marchio Corsi” per rispetto alla sua storia.
«Noi crediamo che il modello Ssr, abbastanza complicato e tipicamente svizzero, sia un modello interessante» ci ha spiegato Pedrazzini dopo l’incontro. «È una possibilità unica in Europa: ogni svizzero, anzi ogni persona domiciliata maggiorenne può entrare in queste società regionali e, nel rispetto dell’autonomia delle aziende, interagire con il servizio pubblico, dare un contributo, portare delle riflessioni: è questo modello di cooperazione che vorremmo rinforzare». Questo, ha precisato, senza fare marcia indietro rispetto alla riforma organizzativa della Ssr che nel 2008 «aveva tolto alle società regionali delle competenze operative abbastanza importanti, riconoscendo più competenze nelle strategie e nel rappresentare il federalismo all’interno della Ssr, portando le sensibilità culturali delle diverse regioni svizzere nell’ambito delle strategie».
Quando Jean-Michel Cina ha parlato di “sostegno non più scritto nella pietra”, il riferimento era non solo all’iniziativa No Billag, respinta nel 2018, che prevedeva l’abolizione del canone, ma anche a quella che ha definito “No Billag 2” e che, se lanciata, chiederà la riduzione del canone a 200 franchi.
Il rafforzamento delle società regionali va anche in questa direzione: una maggior difesa del servizio pubblico. «Delle società regionali in grado di svolgere al meglio le proprie funzioni sono anche meglio in grado di informare e coinvolgere il pubblico qualora dovesse arrivare una nuova iniziativa No Billag» ha precisato Pedrazzini. «Noi crediamo che quello che abbiamo fatto come Corsi e che hanno fatto le altre società regionali abbia contribuito ad affossare la prima iniziativa. Questa “No Billag 2” per certi versi sembra essere più insidiosa e quindi l’impegno per radicare la cultura del servizio pubblico nel territorio deve essere ulteriormente aumentato».
Nel suo intervento Jean-Michel Cina ha sottolineato l’importanza di un servizio pubblico forte per la democrazia. Lo stesso si può tuttavia dire per i media privati, con un pacchetto di aiuti che andrà in votazione tra meno di due settimane. «La Ssr – ha sottolineato Pedrazzini – soprattutto negli anni recenti si è adoperata per garantire alla Svizzera una piazza mediatica forte e diversificata, anche cercando puntuali collaborazioni con le radiotelevisioni private e con i giornali. Però è difficile chiedere alla Ssr e a chi la rappresenta di entrare in un dibattito puntuale perché verremo meno a quello che è il nostro compito: essere al di sopra delle parti quando c’è una votazione federale. Ma restare al di sopra delle parti non significa che la Ssr, come azienda e come società regionali, non sia sensibile al problema di avere una piazza mediatica svizzera forte e indipendente».