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Diversità cognitiva, un archivio con molteplici espressioni

Partirà dal fondo di Gianmaria Terrani e si arricchirà di produzioni di altri protagonisti per testimoniare e valorizzare la specificità di ognuno

Alcune produzioni di Gianmaria Terrani
18 luglio 2021
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“Mi chiedi perché non scrivo con un filo d’erba” è la suggestiva immagine con cui si apre una poesia di Alberto Nessi dedicata a chi realmente in una lettera gli ha rivolto tale domanda. Si tratta della stessa persona che dopo la visita a un’esposizione di Nando Snozzi gli ha scritto un messaggio dalla così “grande sensibilità umana” che l’artista glielo ha voluto far leggere sul palco all’inizio del suo spettacolo ‘Ipotesi per un delirio’. Gianmaria Terrani, 48 anni, nato con la sindrome di Down, quando si sente coinvolto da un’esperienza disegna, fotografa ma soprattutto scrive, riuscendo spesso a toccare nel profondo i destinatari dei suoi testi. «L’ultimo episodio – racconta il papà Graziano Terrani, ex giornalista Rsi ora in pensione – è successo di recente dopo aver assistito a un concerto di musica classica. Gianmaria ha mandato a un musicista una lettera da far venire la pelle d’oca e lui gli ha risposto che in tutta la sua carriera, ormai non più così corta, non aveva mai ricevuto un complimento così bello». 

La scrittura per relazionarsi con il mondo e gli altri

Le persone con la sindrome di Down, spiega Graziano, potrebbero avere una marcia in meno in determinati ambiti. «Gianmaria ad esempio è negato per quanto riguarda i numeri, per lui un’ora e tre ore equivalgono. Però è molto attratto dalla cultura e dal sapere in generale». Un interesse favorito dagli stimoli che ha sempre ricevuto durante la sua formazione, in famiglia e dalle persone vicine. «È sempre venuto con noi ovunque, in giro per il mondo e agli eventi, ed è una gioia averlo insieme. È curioso e gli piace andare a parlare con musicisti, scrittori, artisti e con chi lo colpisce. Questo gli ha tra l’altro permesso di intraprendere rapporti epistolari con una notevole parte del mondo culturale della Svizzera italiana».

Il suo è uno scrivere fluviale che va ben oltre le lettere di ammirazione: diari, messaggi d’amicizia e d’amore, poesie, perfino necrologi per le persone care che sono venute meno. «Si tratta del suo modo di riflettere sulle esperienze che vive, di capirle e condividerle con chi gli sta accanto. Gianmaria scrive a modo suo, commette errori di ortografia e sintassi, ma i suoi testi sono sempre pensieri compiuti, che iniziano e finiscono».

Gabriella, la moglie di Graziano, chiamata affettuosamente Billi, è la principale destinataria dei suoi scritti. «Spesso Gianmaria si ferma in due edicole in cui vendono libri di seconda mano vicino a casa di sua mamma e li fa passare tutti in cerca di qualcosa per mia moglie. Siccome sa quali sono i suoi interessi, se trova un’opera adatta la compra e gliela regala assieme a una dedica che in un qualche modo si rifà al contenuto del libro. Le ha preso ad esempio un volume di poesie di Hermann Hesse, un romanzo di Isabel Allende, libretti di musica operistica e classica». La dedica su uno di questi inizia con le parole “Cara Billi, ho pensato che tu viaggi sempre ma con la mente sulle note delle quattro stagioni. Tu nelle quattro stagioni fai tante cose, raccogli, giochi, fai musica con quello che trovi”.

Quattro casse, diciassette classificatori, trentasei diari

Tutte le esperienze che lo segnano, Gianmaria le mette su carta: una stratificazione di tempo, storie e ricordi che Gabriella con il sostegno di Graziano negli anni ha raccolto e conservato permettendo così di creare il “fondo Gianmaria”. Ultimamente, iniziando a sentirsi addosso lo sguardo del tempo, la coppia, non avendo altri figli, ha cominciato a chiedersi come conservare questo materiale. «Un giorno siamo andati a vedere una splendida mostra su Guido Ceronetti alla Biblioteca cantonale di Lugano in cui c’erano dei documenti che ci hanno riportato, con la debita proporzione, a certi lavori di Gianmaria. Al che mia moglie ha pensato che avremmo potuto affidare la sua produzione, che in buona parte avevamo già catalogato, a qualche istituzione». 

Graziano ha dunque chiesto un appuntamento a Stefano Vassere, direttore delle Biblioteche cantonali ticinesi, per sapere a chi avrebbe potuto rivolgersi. Scartata l’ipotesi delle biblioteche, è però nata una serata intitolata “Oltre la diversità. Quando la scrittura crea relazione” promossa dal Centro di documentazione sociale e ascoltabile sul sito della fonoteca.

«È stata una splendida esperienza. Alla fine si sono avvicinate diverse persone e una mi ha chiesto se non avevamo mai pensato di fare un’associazione per fondare un archivio. No, non ci avevamo mai pensato, ma mi è parsa una buona idea, per cui ho chiamato il direttore dell’Archivio di Stato ticinese, Marco Poncioni, che ha mandato un ispettore a casa nostra per vedere di cosa si trattava. Questa persona, Gianmarco Talamona, è rimasta molto colpita e una settimana dopo dall’Archivio di Stato ci hanno comunicato che il fondo di Gianmaria era stato accettato. Ho consegnato loro 4 casse di materiale, 17 classificatori e 36 diari».

Un’associazione per dare valore al sommerso

Assieme a un gruppo di persone e associazioni – Pro Infirmis, Atgabbes, Fondazione San Gottardo, Avventuno – lo scorso anno Graziano ha fondato l’Associazione Archivio diversità cognitiva. Si tratta di una prima nazionale che promuove la raccolta di documenti rappresentativi della produzione di persone con disabilità cognitiva (scritti, disegni e opere grafiche su carta, testimonianze orali o fotografiche) e incentiva lo studio e la valorizzazione di materiali altrimenti destinati a rimanere sommersi. 

«Adesso stiamo cercando altri fondi perché non vogliamo che sia qualcosa ad personam, ma un archivio collettivo, una strada per la memoria di protagonisti e protagoniste con diversità cognitiva. Ne abbiamo già individuati un paio e siamo in contatto con altre persone che potrebbero venir coinvolte». Man mano che entreranno altri fondi, verranno inventariati e archiviati per poi essere messi a disposizione di tutti. Entro la fine dell’anno quello di Gianmaria dovrebbe almeno in parte già essere consultabile. 

Coltivare il terreno su cui far fiorire le individualità

«Lo scopo è anche lanciare messaggi positivi ai parenti, agli educatori, agli studenti nel campo del sociale e della comunicazione. Far capire che si tratta di persone che hanno una loro peculiarità, una loro storia, delle grandi possibilità. L'importante è che possano essere loro stesse sempre, che non vengano pilotate o costrette a fare cose che non rientrano nelle loro corde. Se si riescono a capire le loro passioni e le si stimola a portarle avanti, oltre a dare grandissime gioie e soddisfazioni insegnano anche molto». 

Una delle lezioni più grandi che Graziano ha tratto da Gianmaria è come atteggiarsi di fronte alle asperità della vita grazie alla capacità di suo figlio di rovesciare delle situazioni delicate con il suo pensare semplice, in cui prevalgono i sentimenti. «Diverse volte viaggiando capitavano momenti in cui non si individuava l’albergo giusto o si aveva fame e non si trovava un posto dove mangiare. Gianmaria ascoltava me e Gabriella discutere e poi interveniva con grande essenzialità, ma sempre con pertinenza. C’è tempo per tutto – diceva ad esempio –, iniziamo a trovare la strada».

“(...) Eh, avere / la leggerezza dell’avena / che si muove nel vento, muovere l’ala / tra roveti e detriti come la gazza / che dai rami sfrasca ghignando, / vincere il dolore, / aprire lo sguardo su un altrove...” (‘Un filo d’erba’, Alberto Nessi).