L'Ufficio federale di statistica stima il peso economico del settore culturale: 63mila imprese, 300mila operatori e un valore aggiunto pari al 2% del PIL
Nel 2019 in Svizzera erano attivi 312'000 operatori culturali, ciò che corrisponde al 6,3% di tutti gli occupati. Il loro livello di istruzione era superiore alla media e più della metà di loro erano donne, secondo i dati pubblicati oggi dall'Ufficio federale di statistica (UST).
Le 63'639 imprese del settore culturale rappresentavano il 2,1% del PIL svizzero nel 2018. Il valore aggiunto di questo ramo dell'economia ammontava a 15,2 miliardi di franchi. Il dato è inferiore a quello del 2011, con un calo medio dell'1,3% annuo.
Secondo l'UST, nel 2018 il settore culturale rappresentava circa il 10,5% delle imprese e il 9,6% degli stabilimenti (filiali e siti di produzione) dell'economia totale. I settori più importanti erano le arti visive (30% delle imprese culturali), l'architettura (21%) e le arti performative (16%).
Le imprese nel settore occupavano 234'494 addetti, corrispondenti a 161'433 equivalenti a tempo pieno. Rispetto alla quota degli addetti nell'intera economia (5,2 milioni), quella degli addetti del settore della cultura (4,5%) era nettamente inferiore.
Nel 2019 il 30% degli operatori culturali era membro della direzione dell'impresa in cui lavorava o vi occupava una funzione di superiore, contro il 33% nell'economia nel suo insieme. Si riscontrano le medesime differenze di genere presenti nell'economia intera. Il 36% degli uomini attivi come operatori culturali occupavano una posizione dirigenziale o di quadro, contro il 24% delle operatrici.
Mentre nel 2018 nell'economia complessiva il salario mediano lordo si attestava a 6857 franchi per gli uomini e a 6067 franchi per le donne, nel settore della cultura quello degli uomini era di 7356 franchi, contro i 6088 franchi del salario mediano lordo delle donne. Si tratta di circa il 17,2% in meno, a fronte di uno scarto dell'11,5% rilevato nell'economia nel suo insieme.