Miss e Mister Ticino da quest'anno gareggeranno vestiti. Basterà la cultura del territorio a riscattare l’immagine femminile e, soprattutto, a guarire il genere maschile?
Si dà il caso che lunedì si elegga Miss Italia. Le chiedo, dottore: è normale che io provi un piacere irrefrenabile nel vedere la concorrente uscire dalla competizione in lacrime? È umano godere dell’eliminazione dell’aspirante Miss, seguita da una telecamera che impietosamente ne inquadra il sorriso forzato in mezzo a frasi di circostanza come “Facciamole un bell’applauso, in fondo tutte meritavano di vincere!”, frasi che dovrebbero farceli amare ancor di più, la Miss e il suo sogno infranto? Quale livello di crudeltà contiene questa reazione, dottore? Devo considerarmi misogino? È per caso l’invidia della vagina, ammesso che esista l’equivalente dell’invidia del pene, quel concetto teorizzato dal suo collega Freud che ancora non risulta avere un corrispettivo maschile, ma a grandi linee l’idea quella è?
Mi creda, dottore, se si parla del concorso di bellezza, allora ‘Je suis Roberto Vecchioni’: “È 50 anni che lo dico: il concorso di bellezza è di per sé una grandissima stupidata”, dichiarava il cantautore alla ‘Regione’ poche settimane fa (il sostantivo “stupidata” ne sostituisce un altro che inizia con la stessa doppia, perché è noto, il Professore è uno che non gira tanto intorno alle cose. A mio parere, dottore, è anche un po’ più diretto di lei, che certe volte mi dà ragione tanto per fare un favore alla mia autostima). Comunque sia, io la penso come il Professore: il concorso di bellezza di per sé non è diverso, quanto a portata culturale, dalla Fiera del bovino da latte, quando nella Bassa Padana il bestiame sfila in pubblica piazza e se ne apprezzano le forme in funzione della grigliata altrui.
Talento e cultura (vestiti)
Arrivo al punto, dottore. Al prossimo concorso di bellezza di Miss Ticino saranno aboliti i bikini. Come Miss America (anzi, un anno prima), le Miss e i Mister Ticino quest’anno sfileranno vestiti “per dare un messaggio contro le molestie sessuali nei confronti delle donne”, si legge nel comunicato stampa assai glamour. Pertanto, per vincere varranno soltanto “il talento, l’intelligenza e la cultura del territorio”. Citando altrettanto testualmente, i criteri di valutazione includeranno anche “domande sulla storia del Ticino”. A turbarmi, dottore, non è la demonizzazione del bikini di per sé, e nemmeno i cali d’ascolto della Miss interrogata sulla storia del Ticino. A turbarmi è il concetto di concorso di per sé. Perché se si ritiene che il concorso di bellezza in bikini sia profondamente lesivo della dignità femminile, se si sta dalla parte del Professore, allora si abolisca l’idea di concorso di bellezza di per sé, tanto, con il bikini o senza, la dignità lesa rimane. Se poi, all’abolizione del concorso di bellezza, dessero una mano anche le aspiranti Miss cimentandosi in altro, come – cito a caso – gare di motocross, giocoleria, tiro con l’arco, suonare il pianoforte (le donne che suonano il pianoforte hanno fascino, meno di quelle che suonano la batteria, però hanno fascino, caspita se ne hanno...), sono certo che darebbero un messaggio “contro le molestie sessuali nei confronti delle donne” più potente di un due pezzi negato e di alcune paladine del #metoo poco credibili.
‘Vorrei la pace nel mondo’
Se davvero si vuole rinnovare il concorso di bellezza, allora lo si abolisca. E se proprio non riesce, a noi umani, di cancellare le risposte arcaiche contenute nei nostri cervelli, quelle che ci porteranno all’autodistruzione (tutto quest’ottimismo viene dall’Università di Pisa, che vede la nostra materia grigia in ritardo sui tempi moderni), se proprio dell’idea di concorso non si riesce a fare a meno, allora lo si chiami pure in altro modo, tipo ‘Concorso d’intelligenza’, o ‘Campionato federale dei luoghi comuni”, nel quale tutte le aspiranti Miss Luoghi Comuni possano sognare la pace nel mondo senza necessariamente mostrare il davanti e il didietro. Perché se davvero nella candidata Miss si vogliono stabilire qualità che non siano il davanti e il didietro, allora esistono già gli esami universitari, i colloqui di lavoro di persona o in videoconferenza, i curricola su carta e quelli in pdf; per chi vuole farsi strada nel mondo dello spettacolo ci sono già le audizioni, i selfie e i videoselfie; ci sono il primo piano, il piano americano, la panoramica; c’è chi si fotografa in bagno, in cima a un grattacielo e pure chi si riprende fuori dal finestrino dell’auto in corsa per lasciare un ricordo di sé nel momento esatto in cui la segnaletica stradale dimostra inconfutabilmente la legge per la quale un palo della luce investito da un corpo umano in corsa non si sposta di un millimetro (detta appunto “Legge dell’immobilità dei pali della luce”).
Vede dottore, in mezzo a cotanta ansia di esposizione mediatica mi rincuora sapere che lo scorso luglio il concorso ‘Miss Lato B’ (è inutile che le dia spiegazioni) previsto nell’area dei navigli di Padova è stato cancellato per questioni meteo, rivelatesi poi una nobile scusa (“Una vera schifezza” per gli assessori padovani di genere femminile). Meno rincuora chi, nel 2018, promuove nella stessa città ‘Miss maglietta bagnata’, poco ecumenica mostra di seni annaffiati dall’acqua fresca (con quel che ne consegue) andato regolarmente in scena per la gioia di molti maschi italiani definiti da Francesca Visentin del ‘Corriere della Sera’ “uomini in branco sghignazzanti e urlanti che armati di fucili e pistole ad acqua le bersagliano di schizzi fino a inzupparle completamente”.
‘Gli uomini non cambiano’
Ecco, fatta eccezione per quanto sopra e una volta accettata l’idea di concorso di bellezza, non vedo perché demonizzare il bikini in Ticino, dottore. Viene da pensare che presto si censureranno le infradito e il tacco 12 non andrà più in alto del 6, per paura dei feticisti del piede. Che ne sarà di conquiste epocali come l’ombelico nudo di Raffaella Carrà? In fondo, non mi pare che un bikini abbia limitato la carriera di Christa Rigozzi, che ammiriamo nei selfie in prima classe e della quale tutti abbiamo grande stima per essersi affrancata da Miss Svizzera. Io non so cosa ne pensi lei, dottore, ma se anche Miss Ticino sfilerà vestita, se anche sui social gli americani continueranno ad oscurare le donne che allattano e la Venere del Botticelli per via di quel capezzolo del 1450 o giù di lì, io non sono così sicuro che gli uomini smetteranno di sotterrare le amanti nei pressi dei cascinali di famiglia. Perché, con il bikini o senza, chieda pure all’Università di Pisa dottore, alcuni uomini non cambiano. Proprio come nella canzone di Mia Martini, se la ricorda?