Scienze

Toh chi si vede, è il pirene

Individuato nello spazio un idrocarburo che potrebbe essere stato la fonte di gran parte del carbonio nel nostro Sistema solare

Guardando all’insù
(Keystone)
25 ottobre 2024
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Scoperta la terza più grande molecola mai trovata nello spazio: è il pirene, un idrocarburo policiclico aromatico composto da 16 atomi di carbonio e 10 atomi di idrogeno uniti a formare quattro anelli.

La sua presenza è stata rilevata in una lontana nube interstellare di gas e polvere e dimostra che molecole organiche complesse esistevano probabilmente già nella fredda e scura nube di gas che ha dato origine al nostro Sistema solare. Il risultato, ottenuto grazie al radiotelescopio di Green Bank negli Stati Uniti, è pubblicato su Science dai ricercatori del Massachusetts Institute of Technology e dell’Università della British Columbia.

Il pirene era da tempo sotto la lente dei ricercatori, specialmente dopo il suo ritrovamento in grandi quantità nei campioni dell'asteroide Ryugu, portati sulla Terra dalla missione giapponese Hayabusa-2 nel 2020. La scoperta aveva fatto ipotizzare che una buona quantità di pirene potrebbe provenire dalla fredda nube interstellare da cui si è formato il nostro Sistema solare.

Per verificare questa teoria, i ricercatori hanno provato a cercare tracce dell'idrocarburo in una lontana nube interstellare denominata Tmc-1, che si trova nella costellazione del Toro. Siccome il pirene ha una simmetria che lo rende invisibile ai radiotelescopi, gli studiosi hanno provato a cercarlo in modo indiretto misurando le quantità di un suo derivato, l’1-cianopirene, che si forma per interazione del pirene con il cianuro (piuttosto comune nello spazio interstellare).

Grazie al Green Bank Telescope è stato così possibile rilevare la presenza di questa molecola ‘tracciante’ e stimare la notevole quantità di pirene contenuta nella nube interstellare. Resta ancora da capire se l'idrocarburo si sia formato all'interno della nube fredda o se sia arrivato da qualche altra parte dell'universo, magari dai processi di combustione ad alta energia che circondano le stelle morenti.

Secondo gli autori dello studio, i risultati ottenuti rappresentano una solida prova del fatto che il pirene potrebbe essere stato la fonte di gran parte del carbonio nel nostro Sistema solare.

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