‘Bio-ibridi’, integrano componenti artificiali con cellule e tessuti naturali. L'appello arriva da un articolo pubblicato sulla rivista Pnas
I cosiddetti ‘robot viventi’, che integrano componenti artificiali con cellule e tessuti naturali, hanno bisogno di una regolamentazione specifica e di maggiore dibattito pubblico: l'appello del mondo della ricerca arriva da un articolo pubblicato sulla rivista Pnas dell'Accademia Nazionale delle Scienze americana, guidato dall'Università britannica di Southampton e dall'Università spagnola dei Paesi Baschi, che vede la firma anche di molti altri atenei statunitensi e spagnoli.
Secondo i ricercatori, la tecnologia dei robot bio-ibridi sembra ancora fantascienza ma è in rapidissimo sviluppo, e pone nuove sfide etiche che la società deve affrontare. I ricercatori coordinati da Rafael Mestre dell'Università di Southampton e Aníbal Astobiza di quella dei Paesi Baschi hanno identificato tre aree chiave in cui i bio-robot pongono questioni etiche uniche nel loro genere: quella dell'interattività, cioè come questi robot interagiscono con gli esseri umani e con l'ambiente, quella dell'integrabilità, vale a dire il loro possibile utilizzo per organi o arti bio-robotici, e infine la posizione dal punto di vista della moralità.