Lo annuncia un comunicato dell'università di Ginevra. Il metodo di predizione degli attacchi epilettici tramite un dispositivo impiantato nel cervello
L'imprevedibilità delle crisi epilettiche è un grosso handicap per chi ne è affetto; ma ora scienziati svizzeri e americani hanno sviluppato una sorta di "stazione meteorologica" in grado di prevedere con uno o più giorni di anticipo i periodi di attacchi. Lo annuncia un comunicato odierno dell'Università di Ginevra (UNIGE).
Un terzo delle persone affette da epilessia è resistente al trattamento di questa malattia neurologica, che colpisce l'1% della popolazione mondiale. Le crisi non sembrano essere precedute da evidenti segnali di avvertimento. E la loro frequenza, a seconda dell'individuo, varia da una volta all'anno a una volta al giorno.
Le previsioni sul verificarsi di attacchi sono stato oggetto di ricerche infruttuose fin dagli anni Settanta. Gli esperti mondiali hanno cercato di predirli con qualche minuto di anticipo, ma con un successo limitato, dice Timothée Proix, ricercatore del Dipartimento di Neuroscienze Fondamentali dell'UNIGE, citato nel comunicato stampa.
I malati sono quindi costretti ad assumere farmaci o ad adeguare il loro stile di vita. I trattamenti esistenti sono spesso pesanti, con farmaci dai molti potenziali effetti collaterali, e talvolta con ricorso alla neurochirurgia per rimuovere il focus epilettico.
I neuroscienziati dell'Università di Ginevra e dell'Ospedale Universitario di Berna, in collaborazione con l'Università della California di San Francisco e la Brown University di Providence, sono però riusciti a sviluppare un metodo di predizione promettente con un dispositivo impiantato direttamente nel cervello che registra l'attività neuronale per un periodo di almeno sei mesi. In tal modo è possibile individuare i singoli cicli di attività epilettica e fornire informazioni sulla probabilità dell'arrivo di convulsioni con uno o più giorni di anticipo, indica un comunicato odierno di UNIGE.
I dati dell'attività neuronale raccolti dagli scienziati sull'arco di diversi anni ha consentito loro di individuare un fenomeno noto come stato "pro-ictale", ossia che favorisce uno stato in cui la probabilità che si verifichi un attacco epilettico è alta.
"Un po' come per le perturbazioni meteorologiche, ci sono vari livelli di attività cerebrale epilettica", spiega Maxime Baud, neurologo all'Inselspital di Berna. "Il tempo è influenzato dal ciclo delle stagioni o da quello giorno-notte. E quando arriva una depressione atmosferica, la probabilità di pioggia aumenta per diversi giorni ed è quindi più prevedibile. Per l'epilessia esistono queste tre scale di regolazione ciclica", aggiunge lo specialista.
Analogamente alla meteorologia, dei modelli matematici sono stati adattati alle scariche epilettiche per vedere se annunciavano o inibivano un attacco. Con questo approccio è stato possibile determinare fronti ad alta probabilità per la maggior parte dei pazienti, consentendo in alcuni casi di prevedere le crisi con addirittura diversi giorni di anticipo.
Questo sistema analitico è abbastanza "leggero" da consentire la trasmissione dei dati in tempo reale ad un server o direttamente ad un microprocessore con un dispositivo sufficientemente piccolo da essere impiantato nel cranio. Ora i ricercatori svilupperanno un dispositivo minimamente invasivo con l'aiuto del Wyss Center for Bio and Neuroengineering con sede presso il Biotech Campus di Ginevra. Il lavoro è pubblicato sulla rivista Lancet Neurology.