I ricercatori della Sapienza di Roma hanno valutato l'impatto delle attività umane sull'estinzione dei mammiferi negli ultimi 50 anni
Solo poche specie di mammiferi sono riuscite a trarre vantaggio dalla convivenza con l'uomo, colonizzando nuove aree. Molti di questi animali stanno scomparendo dalle zone in cui vivevano fino a meno di 50 anni fa, tanto che oggi una specie su 5 ha visto dimezzarsi la superficie a disposizione. Lo indica sulla rivista Nature Communications uno studio dell'università Sapienza di Roma, coordinato da Michela Pacifici. I ricercatori hanno valutato l'impatto delle attività umane sull'estinzione dei mammiferi negli ultimi 50 anni, rilevando la progressiva scomparsa di alcune specie autoctone. I mammiferi in particolare sono calati parecchio, con il 25% delle specie a rischio di estinzione. Confrontando la distribuzione dei mammiferi terrestri e l'areale (la superficie normalmente abitata dalla specie) negli anni '70 e oggi, si sono rilevati cambiamenti nel 75% dei casi. "Una specie su 5 - spiega Pacifici - ha visto ridursi l'areale di oltre il 50%. Le principali cause sono l'aumento della temperatura globale, la perdita di aree naturali e l'aumento della densità umana, che influiscono soprattutto su specie di grandi dimensioni come il rinoceronte bianco, l'elefante asiatico e l'antilope Addax". Le uniche specie, aggiunge Carlo Rondinini, coautore dello studio, "in grado di spostarsi abbastanza velocemente per seguire il clima che cambia sono i grandi mammiferi. Ma proprio questi sono quelli che più hanno sofferto dell'azione diretta dell'uomo. Per evitare la loro scomparsa servono misure per consentire il loro spostamento naturale alla ricerca di ambienti adatti". Poche invece le specie (dai tassi riproduttivi veloci, dieta generalista e massa corporea inferiore) che sono riuscite ad adattarsi e approfittare del cambiamento globale, espandendo l'areale. (ANSA)