I ricercatori hanno individuato frequenti disturbi del ritmo cardiaco potenzialmente mortali come conseguenze dello stress sul lavoro prolungato e continuativo
Dimostrata per la prima volta l'associazione tra burnout, la sindrome dello stress da lavoro, e patologie cardiache, in particolare un aumento del 20% del rischio di fibrillazione atriale.
L'argomento è al centro dello studio americano, pubblicato dall'European Society of Cardiology (Esc), condotto su 11 mila soggetti a rischio per 25 anni.
I ricercatori hanno individuato frequenti disturbi del ritmo cardiaco potenzialmente mortali, come aritmie, ictus e infarto come conseguenze dello stress sul lavoro prolungato e continuativo. Lo stress quindi può avere serie conseguenze non solo di natura psichica ma anche fisica.
Turni massacranti, eccessivo carico di lavoro, carenza di personale sono tra i fattori principali del burnout, che in alcuni casi ha condotto ad alcolismo, depressione e anche al suicidio. La sindrome colpisce più spesso le persone che lavorano nelle professioni di aiuto, come i medici e gli operatori sanitari (ma anche insegnanti, avvocati o poliziotti).
I primi segnali della sindrome sono depersonalizzazione, stanchezza cronica, ridotta produttività, cinismo e sensazione di perdita di significato della propria attività.